• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00069 premesso che, nel prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2019, i capi di Stato e di Governo esamineranno importanti questioni inerenti il futuro dell'Unione europea, e in particolare...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00069 presentata da ANDREA MARCUCCI
mercoledì 19 giugno 2019, seduta n.123

Il Senato,
premesso che,
nel prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 giugno 2019, i capi di Stato e di Governo esamineranno importanti questioni inerenti il futuro dell'Unione europea, e in particolare la nuova Agenda strategica per l'Unione europea 2019-2024, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, i cambiamenti climatici, le raccomandazioni specifiche ai Paesi membri, la disinformazione e le minacce ibride. Il 21 giugno i leader dell'UE si riuniranno, inoltre, per il Vertice euro, nel suo formato esteso a 27 Stati membri, per discutere della riforma dell'Unione economica e monetaria. Tali riunioni coincidono con il momento storico della definizione del nuovo assetto istituzionale dell'Unione europea. Esse si svolgono, infatti, a pochi giorni dalle elezioni del mese di maggio 2019, dall'insediamento dei nuovi eletti e dalla formazione della nuova maggioranza al Parlamento europeo, e durante le trattative per la definizione della nuova compagine della Commissione europea e per l'individuazione dei futuri presidenti del Parlamento, del Consiglio e della BCE;
a tutti questi appuntamenti il Governo italiano arriva, per la prima volta, totalmente impreparato, diviso al proprio interno e in una posizione di preoccupante isolamento politico. Il Ministro competente per gli affari europei, che dovrebbe curare le trattative, i rapporti con le istituzioni europee e gli analoghi ministri degli altri Stati membri, a quattro mesi di distanza dalle dimissioni di Paolo Savona, non è stato ancora designato. Gli altri ministri in carica disertano sistematicamente i tavoli europei a cui dovrebbero partecipare attivamente, danneggiando in modo irreparabile gli interessi del nostro Paese. Sulle fondamentali questioni all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo, il Governo arriva con proposte ancora in fase di preparazione e in una situazione di estrema debolezza in ragione della pendente proposta di apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo;
contrariamente all'atteggiamento dell'Italia, gli altri governi stanno curando i singoli passaggi che portano alla formazione del nuovo assetto istituzionale dell'Unione europea e alla definizione delle linee strategiche e programmatiche che riguardano il futuro dell'Europa. Sul fronte istituzionale, l'asse franco-tedesco, il blocco socialdemocratico ispanico-portoghese e quello dei Paesi rigoristi sono parte attiva nella cruciale partita della nuova composizione della Commissione europea. Il Governo italiano, abbandonato anche dai principali partner di riferimento del blocco sovranista, non è in grado di incidere minimamente, o peggio non è interpellato o preso a riferimento, sulle possibili candidature alla Presidenza del Commissione europea, alla BCE ed al Parlamento europeo, e sulla ripartizione degli incarichi commissariali. A differenza di quanto avvenuto in passato, inoltre, non sono state ancora avanzate nostre candidature commissariali credibili sulle quali far convergere l'assenso degli altri Paesi. L'Italia, che lascia la stagione che si sta concludendo con 3 italiani ai vertici delle istituzioni europee, avrà un solo commissario e sicuramente non di particolare rilevanza;
nel nuovo Parlamento europeo, i rappresentanti italiani eletti dallo schieramento politico che sostiene il Governo in carica si accingono ad avere un ruolo del tutto marginale nella legislatura che sta per prendere avvio, come certificato dalla composizione dei nuovi gruppi parlamentari a Strasburgo. I 28 eletti della Lega hanno aderito al gruppo "Identity e Democracy", nel quale sono confluiti soltanto una parte degli eletti del blocco sovranista e formato da 73 membri, che nel Parlamento europeo sarà destinato all'opposizione. Ad oggi i 14 eletti del Movimento 5 Stelle non hanno trovato sponde per la formazione di un gruppo parlamentare e anch'essi sono destinati a restare fuori dalla maggioranza parlamentare UE. Pertanto, per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, il Governo italiano non avrà interlocutori nella maggioranza parlamentare e posizioni di influenza nella Commissione europea. In sintesi, il Governo italiano è destinato nei prossimi mesi, per rinunce proprie e inutili tensioni, a svolgere un ruolo di totale insignificanza politica e decisionale nelle sedi istituzionali europee;
a tale situazione si è arrivati nel breve volgere di un anno, con una grave perdita di prestigio internazionale e di posizioni coerenti con il nostro status di Paese fondatore dell'Unione europea e di seconda potenza manifatturiera europea. Fino ad un anno fa, l'Italia è stata in prima fila nella battaglia per la tutela e la promozione dello stato di diritto e delle libertà fondamentali all'interno dell'Unione, la democratizzazione della governance e delle procedure dell'Unione europea e per la modifica sostanziale delle politiche di austerità, riuscendo a ottenere una significativa flessibilità in favore degli investimenti e delle riforme e a invertire il ciclo recessivo della nostra economia. Un patrimonio prezioso di credibilità politica, internazionale ed europea, faticosamente costruito, che è stato rapidamente dilapidato dal Governo con inutili tensioni ed iniziative scoordinate perseguite con costanza, a partire dallo scontro sul tema dei migranti della scorsa estate, cui hanno fatto seguito il duro confronto sulla legge di bilancio, le posizioni espresse sul Venezuela, in dissenso con la maggioranza dei Paesi europei, il contrasto continuo con i commissari e con alcuni Paesi membri e, da ultimo, con l'acceso e irresponsabile scontro sull'apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo;
considerato che,
lo scenario economico nel quale si svolge il prossimo Consiglio europeo risulta condizionato da nuove incertezze e rischi. Lo slancio espansivo dell'economia mondiale, successivo al periodo di crisi economica e finanziaria del 2007, ha recentemente subito un deciso rallentamento, in gran parte determinato dalla brusca frenata del commercio internazionale nel 2018 e nei primi mesi del corrente anno. L'indebolimento della crescita globale è diffuso ed interessa aree che rappresentano oltre il 70 per cento dell'economia globale, con particolare riguardo alle economie emergenti. Tuttavia, le proiezioni più recenti prefigurano una ripresa dalla seconda metà dell'anno, sostenuta da politiche economiche espansive nei principali Paesi;
il rallentamento della crescita globale si riflette sull'area dell'euro, nonostante la maggiore apertura agli scambi commerciali internazionali rispetto agli Stati Uniti e al Giappone. I dati più recenti indicano un'evoluzione più debole del PIL rispetto alle attese per via del rallentamento della domanda estera, che si riflette sulla crescita dei Paesi europei maggiormente integrati nelle catene globali del valore (Germania, Francia, Italia e Spagna), cui si aggiungono alcuni fattori specifici a livello di Paese e di settore. Sebbene ci si attenda miglioramenti, la dinamica espansiva del prodotto è stimata pari a poco più del 1 per cento nel 2019 e del 1,5 per cento nel 2020. Tale situazione conferma che è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario. Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso, infatti, di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso finché necessario per assicurare stabilità nell'area euro;
in questo quadro, il nostro Paese si trova ad affrontare un clima di crescente instabilità i cui riflessi sono evidenziati dall'andamento del PIL, diminuito dello 0,2 per cento nel terzo trimestre e dello 0,1 per cento nel quarto trimestre del 2018. Considerando l'intero anno la crescita nel 2018 è stata dello 0,9 per cento, poco più della metà di quella del 2017. Anche se nel primo trimestre del 2019 il Pil ha segnato un lieve aumento, vi è un diffuso consenso intorno a previsioni di crescita per il corrente anno molto inferiori a quella, già modesta, del 2018, che oscillano tra lo 0,1 e lo 0,2 per cento;
la stagnazione dell'economia italiana è accompagnata da un grave peggioramento dei principali indicatori di finanza pubblica, a partire dal debito pubblico che è tornato a crescere superando nuovamente la soglia del 132 per cento, nonché dall'andamento dello spread, stabilmente al di sopra dei 250 punti base, e della spesa per interessi sui titoli del debito pubblico. Forte preoccupazione destano, poi, i dati sulla produzione industriale e sul fatturato, che nel corso dei primi mesi del 2019 hanno registrato un andamento altalenante, con un live incremento nei primi due mesi dell'anno cui hanno fatto seguito due mesi consecutivi di flessione. Da molti osservatori, l'Italia è vista attualmente come l'anello debole dell'area euro;
rilevato che,
al centro del dibattito del prossimo Consiglio europeo vi saranno importanti questioni che riguardano il futuro del nostro Paese. Il 21 giugno prossimo, senza il sostegno aperto di altri Stati membri e in un clima di forte tensione alimentato dalle ripetute dichiarazioni di autorevoli ministri ed esponenti della maggioranza, il Governo italiano dovrà raggiungere un difficile accordo con le istituzioni e i partners europei volto ad evitare l'apertura della procedura d'infrazione per debito eccessivo, a seguito della proposta della Commissione europea formulata ai sensi dell'articolo 126, comma 3, del TFUE. Una procedura, finora, mai aperta verso uno Stato membro UE, a dimostrazione della grave situazione in cui è stato portato il Paese;
dopo numerosi richiami ad una maggiore attenzione ai conti pubblici, sistematicamente disattesi dal governo Conte, in particolare con la legge di bilancio 2019, finanziata in gran parte con il ricorso al deficit, lo scorso 5 giugno, la Commissione europea, nel "Rapporto sull'osservanza delle regole di bilancio" ha rilevato che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, pari allo 0,3 per cento del PIL. Inoltre, nel 2019, sulla base dei dati disponibili, è in atto una forte deviazione dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, mentre per il 2020-2022 è atteso un sensibile aumento del livello del debito programmato. Si tratta di tre gravi situazioni che hanno indotto la Commissione a proporre nei confronti dell'Italia l'avvio della procedura d'infrazione;
tale proposta è stata approvata in data 12 giugno dal Comitato economico e finanziario dell'Unione europea e in data 14 giugno, l'Ecofin, riunitosi nel Lussemburgo, ha richiesto formalmente al nostro Paese di fornire, entro i successivi 7 giorni, ossia entro il 21 giugno, in concomitanza con lo svolgimento del prossimo Consiglio europeo, un piano credibile di interventi per il risanamento dei conti pubblici per un ammontare pari allo 0,5 per cento del PIL, di fatto ritenendo insufficienti e non credibili i dati forniti durante la riunione stessa dal nostro Ministro dell'economia e delle finanze;
in risposta alle richieste dell'Ecofin, il Governo italiano sta predisponendo una semplice lettera con dati dettagliati sulle previsioni di risparmio relative al reddito di cittadinanza e Quota 100 e sulle maggiori entrate tributarie in corso di anno, ritenendo tali risorse sufficienti a contenere il disavanzo al 2,1 per cento, ad evitare una manovra correttiva in corso di anno e a convincere l'UE a bloccare la procedura di infrazione. L'obiettivo dichiarato del Governo non è, pertanto, quello di predisporre nell'immediato un piano di interventi, ma al contrario di ottenere un percorso ordinario di gestione del disavanzo e del debito. Nel frattempo, autorevoli membri del Governo annunciano per ottobre prossimo una "manovra trumpiana" che prefigura la creazione di ulteriore disavanzo per finanziare misure come la flat tax, il salario d'ingresso e le misure per la famiglia, chiudendo di fatto ogni possibilità di dialogo costruttivo con l'Europa nei prossimi giorni;
la situazione, allo stato attuale, senza la piena assunzione da parte del governo Conte degli impegni richiesti dalle istituzioni europee, rischia di compromettere seriamente, nel breve volgere di pochi giorni, il futuro del nostro Paese, gettando via tutti gli sforzi compiuti nel corso di questi anni per risanare i conti pubblici e rilanciare l'economia, con conseguenti pesanti ricadute sui risparmi dei cittadini e sulla competitività delle imprese italiane per i prossimi dieci anni. Uno scenario, quello descritto, da scongiurare e che prefigura, in prospettiva, una possibile e drammatica uscita del nostro Paese dall'Unione europea, come d'altronde più volte lasciato intendere da esponenti della maggioranza che sostiene il Governo;
per quanto attiene all'Agenda strategica:
il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha presentato al vertice informale di Sibiu del 28 maggio scorso uno schema per l'Agenda strategica dell'UE per il periodo 2019-2024 articolato in quattro tematiche principali: 1) proteggere i cittadini e le libertà; 2) sviluppare la base economica: il modello europeo per il futuro; 3) costruire un futuro più verde, più equo, più inclusivo; 4) promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo;
in prospettiva, la discussione sulla prossima Agenda strategica dovrebbe essere incentrata sulla realizzazione di un mercato unico più profondo ed equo, in grado di mettere al centro lo sviluppo di una legislazione adeguata, efficace e moderna, capace di produrre norme puntuali dal punto di vista della difesa dei consumatori e della concorrenza, dello sviluppo economico, industriale e degli investimenti, dell'occupazione e della salvaguardia dei diritti dei lavoratori, della tutela dell'ambiente. È tempo, inoltre, di iniziare a pensare ad un mercato unico in una visione integrata, in cui il mercato dei beni e servizi ed il mercato digitale siano considerati come un'unica entità, che deve essere ulteriormente sviluppata, dotata di norme moderne e considerata parte integrante e fondamentale dello sviluppo economico dell'area europea;
con riferimento alla protezione dei cittadini e delle libertà, l'Agenda dovrebbe affrontare le tematiche connesse alla garanzia della sicurezza dell'UE, a partire dalle frontiere e dalla lotta al terrorismo e alle minacce ibride e informatiche; alla salvaguardia della democrazia, a partire dalla tutela dello stato di diritto e alla lotta alla disinformazione; alle sfide connesse alla migrazione, prevedendo la lotta alla migrazione illegale e la riforma del sistema di asilo, nonché alla protezione dei valori europei e delle libertà, partendo dalla protezione delle libertà individuali e da un maggiore coinvolgimento dei cittadini e della società civile;
tutti temi, questi, sui quali il Governo ha dimostrato di non agire in sintonia con i partner europei. In particolare sul tema connesso alla sfida delle migrazioni, la lotta alla migrazione illegale e la riforma del sistema di asilo, la posizione dell'attuale Esecutivo ha prodotto un progressivo isolamento del nostro Paese;
riguardo al tema della revisione della legislazione europea sull'asilo, nota è al riguardo l'indisponibilità degli eurodeputati del Movimento 5 Stelle e della Lega alla modifica del Trattato di Dublino;
per quanto concerne il tema dei migranti, la crescente campagna da parte del Ministro dell'interno contro il sistema di accoglienza e solidarietà dei migranti, che ha avuto per obiettivo il tentativo di criminalizzare l'opera delle organizzazioni non governative, addirittura chiamate dal suo collega Di Maio "Taxi del mare", la chiusura dei porti ed il vero e proprio "sequestro" per giorni di uomini donne e bambini, in precarie condizioni di salute, ai quali è stato impedito di scendere per giorni, ha creato un crescendo di tensioni a livello europeo;
com'è noto l'intera campagna elettorale del ministro Salvini, in occasione delle recenti elezioni europee, è stata quasi interamente incentrata sulla questione dei migranti, cosa che lo ha portato ad essere estremamente presente nelle piazze e sui social network, ma assente a 6 riunioni su 7 dei Ministri degli interni della UE. Anche l'ultima, tenutasi il 7 giugno scorso a Lussemburgo, è stata ancora una volta disertata dal ministro Salvini, laddove i punti all'ordine del giorno riguardavano questioni delicate ed importanti quali la riforma della direttiva sui rimpatri, il tema dei fondi europei per gli affari interni nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, e le misure antiterrorismo alle sfide future che attendono i Paesi dell'Unione europea su migrazione e asilo;
con riferimento allo sviluppo della base economica e all'individuazione di un modello europeo per il futuro, l'Agenda si propone il rafforzamento del mercato unico, una maggiore strategia industriale e l'UEM; gli investimenti nel futuro, a partire da istruzione, innovazione e ricerca, nonché investimenti infrastrutturali e promozione di un'agricoltura sostenibile; la promozione di condizioni di parità tra gli attori economici, partendo dalla lotta alla concorrenza sleale e dalla sicurezza delle catene di approvvigionamento, nonché la necessità di accogliere pienamente la transizione digitale, sviluppando l'intelligenza artificiale e garantendo connettività e accesso ai dati;
per quanto riguarda la costruzione di un futuro più verde più equo e più inclusivo, l'Agenda si propone di garantire energia sostenibile, sicura e a prezzo accessibile, favorendo, in particolare, un'accelerazione della transizione energetica, aumentando l'indipendenza energetica e investendo nella mobilità del futuro; promuovere l'inclusività, attraverso una lotta alle disuguaglianze e le disparità, anche attraverso la politica di coesione, e un'adeguata protezione sociale; salvaguardare l'ambiente e il clima, mirando alla neutralità climatica e salvaguardando la biodiversità; salvaguardare il modo di vivere europeo, attraverso il sostegno alle comunità nella gestione della transizione verde, la protezione dei consumatori e della salute e investendo nella cultura;
con riferimento alla promozione dei valori e degli interessi dell'Europa nel mondo, l'Agenda propone di difendere gli interessi dell'UE attraverso un'affermazione degli interessi europei in campo economico, la garanzia della coerenza delle politiche esterne, la promozione della pace e della stabilità del vicinato, nonché la promozione degli investimenti e della cooperazione nel settore della difesa; promuovere regole globali volte a mantenere e sviluppare l'ordine multilaterale, perseguire una politica commerciale solida, ambiziosa ed equilibrata; proiettare i valori dell'UE, al fine di promuovere l'Europa quale modello di cooperazione, adoperarsi per realizzare pace e stabilità a livello mondiale e promuovere la democrazia e i diritti umani; affrontare le sfide globali, assumendo un ruolo guida a livello mondiale nella lotta contro i cambiamenti climatici, cooperando con i Paesi partner in materia di migrazione e promuovendo lo sviluppo sostenibile;
per quanto attiene al quadro finanziario pluriennale:
nel maggio 2018, la Commissione europea ha adottato il pacchetto di proposte sul quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027, predisposto per un'Unione europea a 27 in considerazione del previsto recesso del Regno Unito, comprendente in particolare proposte sulle spese (regolamento relativo al QFP) e sulle entrate (decisione sulle risorse proprie);
il quadro delineato dal pacchetto sul QFP, integrato nei giorni successivi dalle proposte relative ai vari programmi e strumenti per la concreta messa in opera del bilancio UE, prevede stanziamenti pari a 1.135 miliardi di euro in termini di impegni, pari all'1,11 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE a 27, che si traducono in 1.105 miliardi di euro in termini di pagamenti, ovverol'1,08 per cento del RNL dell'UE a 27;
l'aumento di risorse rispetto all'attuale QFP 2014-2020 (959,9 miliardi di impegni e 908,4 miliardi di pagamenti), richiederà, anche in considerazione del recesso del Regno Unito, maggiori sforzi agli Stati membri dell'Unione a 27; tuttavia, tenendo conto dell'integrazione all'interno del bilancio UE del Fondo europeo di sviluppo, che nell'attuale QFP è collocato fuori bilancio con una dotazione di 30,5 miliardi finanziati direttamente dagli Stati membri, l'ordine di grandezza del nuovo QFP resterebbe in linea con quello dell'attuale bilancio pluriennale;
diversa invece l'architettura del nuovo QFP rispetto a quella del QFP attuale, fondata sugli obiettivi della strategia Europa 2020, ed in particolare la diversa ripartizione degli stanziamenti tra le varie rubriche e programmi. La Commissione ha proposto maggiori finanziamenti per i settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo: ricerca, innovazione e agenda digitale (+60 per cento rispetto all'attuale QFP); giovani (con un raddoppio dei fondi Erasmus e il rafforzamento del Corpo europeo di solidarietà); migrazione, gestione delle frontiere esterne e asilo (+154,7 per cento); difesa e sicurezza interna (nuovo Fondo europeo per la difesa); azione esterna (+69 per cento); clima e ambiente;
parallelamente, è stata proposta una riduzione delle risorse per la politica agricola comune (PAC) e nella spesa destinata alle politiche di coesione; in particolare, la dotazione del Fondo di coesione subirebbe una flessione, ma quella del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) salirebbe e quella del Fondo sociale europeo si attesterebbe a 101 miliardi (unendo, nel nuovo Fondo sociale europeo Plus, diversi programmi già esistenti a vario titolo connessi alle politiche sociali e di integrazione); si avrebbe un maggiore ruolo della politica di coesione nel sostenere le riforme economiche, unendo per l'assegnazione dei fondi al criterio del PIL pro capite nuovi criteri: il tasso di disoccupazione giovanile, il basso livello di istruzione, i cambiamenti climatici e il grado di integrazione dei migranti;
importante altresì l'introduzione di un nuovo meccanismo che protegga il bilancio dell'UE dai rischi finanziari e di nuovi strumenti di bilancio a sostegno della stabilità della zona euro, e il rafforzamento del legame tra i finanziamenti UE e lo Stato di diritto, con la previsione di sanzioni nei confronti degli Stati membri nei quali si siano riscontrate carenze generalizzate che incidano o rischino di incidere sul principio di sana gestione finanziaria o sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione;
per quanto riguarda le entrate, invece, la Commissione ha proposto di confermare le tre risorse proprie esistenti (risorse proprie tradizionali costituite da dazi doganali sulle importazioni da Paesi terzi e prelievi sullo zucchero, risorsa propria basata sull'IVA, risorsa complementare basata sul RNL), e di istituire altre tre nuove risorse proprie (20 per cento delle entrate provenienti dal sistema di scambio delle quote di emissioni, un'aliquota di prelievo del 3 per cento applicata alla nuova base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società e un contributo nazionale calcolato in base alla quantità di rifiuti non riciclati di imballaggi in plastica di ciascuno Stato membro);
nell'iter che porterà alla approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale, il primo a pronunciarsi è stato il Parlamento europeo, nel maggio 2018, con l'approvazione a larga maggioranza di una risoluzione nella quale tra l'altro si esprimono timori sul possibile indebolimento delle principali politiche di solidarietà dell'UE, e si avanzano una serie di richieste: mantenere i livelli attuali di finanziamento per le politiche tradizionali (PAC e Coesione); aumentare la dotazione di Erasmus +, i finanziamenti alle PMI, le risorse dotazione per la ricerca e l'innovazione e per l'ambiente; incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne; complessivamente dunque portare il nuovo QFP all'1,3 per cento del RNL dell'UE a 27;
il Parlamento ha espresso inoltre la sua volontà di definire un QFP più ambizioso a vantaggio dei cittadini, e procedere a questo fine a intensi negoziati con il Consiglio; i negoziati si sono in effetti protratti per lunghi mesi su numerosi dossier, sia sul regolamento QFP sia sui programmi di spesa settoriali in tutti i settori di intervento; anche il Consiglio "Affari generali" ha lungamente lavorato sul QFP, preparando lo schema di negoziato; il Consiglio europeo del dicembre 2018 ha tenuto il primo importante scambio di opinioni sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sulla base di tale stato dei lavori;
dopo l'insediamento del nuovo Parlamento, l'intenzione è quella di giungere ad un accordo entro l'autunno 2019; è quindi essenziale che nel corso del Consiglio europeo del 20 e 21 giugno prossimi si proceda con decisione alla definizione di un quadro comune e condiviso, garantendo al contempo il mantenimento di alti standard e l'esistenza di adeguate risorse che permettano l'investimento nelle politiche sociali, il miglioramento generale della condizione sociale ed economica dei cittadini europei in forme di concreta solidarietà europea, sull'essenziale tema dell'ambiente e del clima, sui giovani, su una politica verso le migrazioni condivisa e che comprenda il tema della prima accoglienza e dell'integrazione di lungo periodo;
si confronteranno nel prossimo Consiglio le posizioni nettamente distinte sulla dotazione complessiva del prossimo QFP, con una polarizzazione tra un gruppo di Paesi favorevoli a incrementarla e altri che insistono per un bilancio ridotto e che finanzi le nuove priorità e i settori che possono supportare maggiormente la competitività europea tramite maggiori tagli alle politiche tradizionali; essenziale dunque garantirsi una forte posizione negoziale che permetta alleanze con gli Stati membri che chiedono risorse sufficienti per finanziare non solo le nuove priorità (migrazioni, difesa, sicurezza) e i settori fondamentali per la competitività dell'UE (ricerca e innovazione, infrastrutture, spazio, digitale), ma anche le politiche tradizionali (PAC e politica di coesione), mantenendo le dotazioni di queste ultime almeno al livello dell'attuale QFP 2014-2020;
sarà importante altresì, per il nostro Paese, che sia garantito che il bilancio sia sufficientemente flessibile, così da poter essere efficacemente impiegato in situazioni di emergenza (disoccupazione giovanile, disastri naturali, crisi migratorie); in quanto alla questione della condizionalità, sarebbe fondamentale che il nostro Paese garantisse l'accordo su forme di condizionalità legata alla solidarietà europea, in particolare per quanto riguarda la distribuzione dei migranti;
per quanto attiene al tema dei cambiamenti climatici:
il pianeta si trova di fronte a profondi mutamenti climatici. In assenza di azioni concrete e rigorose decisioni di contrasto, tali fenomeni potrebbero portare, entro pochi anni, ad un punto di non ritorno; gli effetti del riscaldamento globale sono sotto l'occhio di tutti: le temperature aumentano, l'andamento delle precipitazioni sta variando, sono sempre più frequenti le inondazioni, lo scioglimento dei ghiacciai avanza rapidamente con conseguente innalzamento del livello dei mari;
gli interventi volti ad affrontare i cambiamenti climatici e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra sono da sempre una priorità dell'Unione europea, tesa a garantire la transizione del continente verso un'economia ad alta efficienza energetica e a basse emissioni di carbonio; la UE e i suoi Stati membri sono stati in effetti in prima fila negli accordi internazionali per il clima: dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), al Protocollo di Kyoto, al nuovo Accordo di Parigi del 2015;
nella Conferenza sul clima di Katowice (COP24) del dicembre 2018, nella quale pure non si è potuto segnare il raggiungimento di impegni vincolanti per l'attuazione dell'Accordo di Parigi, si è quanto meno addivenuti ad adottare un corpo di regole per l'implementazione dell'Accordo di Parigi, in materia di trasparenza, finanziamenti, mitigazione e adattamento; il Consiglio europeo tenutosi nello stesso mese di dicembre si è poi impegnato per la fissazione, entro il 2020, di una strategia a lungo termine per l'UE, in linea con l'Accordo di Parigi, per mantenere l'aumento medio della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C, proseguendo gli sforzi di limitarlo a 1,5°C; nel quadro europeo di azione, un passaggio fondamentale sarà la presentazione da parte degli Stati membri dei progetti di Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (PNEC), e l'approvazione, nella versione definitiva, entro dicembre 2019, del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNEC);
per il 2020, in virtù dell'Accordo di Parigi, gli Stati membri dell'ONU sono destinati a valutare il progresso dell'Accordo di Parigi e presentare nuovi impegni tesi a realizzare gli obiettivi che hanno concordato; a tali fini, il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, ha convocato il 23 settembre prossimo il nuovo Vertice sul clima, che dovrà rilanciare gli impegni di tutti gli stakeholder - governi, istituzioni internazionali, settore privato e società civile - sulla questione del cambiamento climatico, che abbia maggiori ambizioni su temi come la mitigazione, l'adattamento, l'innovazione e le finanze per far fronte al cambio climatico; al Vertice sul clima seguirà una riunione dei Capi di Stato e di Governo nel primo forum politico d'alto livello sullo sviluppo sostenibile dall'adozione dell'Agenda 2030;
il vertice di settembre riveste una importanza cruciale: si è ad un momento decisivo per tentare di fermare un cambio climatico senza controllo; da anni le autorità scientifiche a livello mondiale, non sufficientemente ascoltate, evidenziano con studi e report accurati la gravità della situazione e le possibili conseguenze del cambiamento climatico sulla vita della popolazione mondiale; in particolare, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) ha ripetutamente lanciato l'allarme sugli effetti irreversibili dei cambiamenti climatici, invitando gli Stati ad assumere decisioni urgenti, considerando la stretta relazione tra l'attività umana e il cambiamento climatico;
è necessario portare avanti, a livello europeo e internazionale, una strategia che indichi la centralità della crisi climatica ed ecologica quale occasione per la trasformazione dei processi produttivi basata sulla green economy, passando da modelli di produzione e consumo lineari al modello circolare che veda coinvolti il sistema dei trasporti, la rigenerazione delle città, la produzione alimentare, la qualità dei prodotti e dei processi industriali, e realizzando innovazione ecologica in tutti i settori industriali, nei servizi, nell'agricoltura, con l'uso efficiente dell'energia e delle materie prime, e una corretta gestione del ciclo dei rifiuti; bisogna fare di più senza ulteriori rinvii e tentennamenti e l'azione deve essere rapida, decisiva e congiunta; vi è l'obbligo collettivo e morale nei confronti delle generazioni future di fare tutto ciò che è possibile per fermare i cambiamenti climatici e per rispondere ai loro perniciosi effetti; in tale processo, l'Italia deve assumere a livello europeo un ruolo guida;
per quanto attiene alla Brexit:
a seguito delle elezioni del Parlamento europeo e delle dimissioni di Theresa May da Primo Ministro inglese, si mantiene quel quadro confuso e problematico dei rapporti tra l'Unione europea e la Gran Bretagna che non riesce a segnare alcun passo avanti, con cui l'attuale Governo deve confrontarsi, con proposte adeguate, a differenza di quanto fatto fino ad oggi;
anche l'esito delle elezioni europee non fornisce una chiave univoca di interpretazione né chiarisce la posizione della Gran Bretagna: il Brexit Party di Farage, nato poco prima del voto per sfruttare la fallimentare gestione parlamentare della questione Brexit, ha ottenuto in effetti oltre il 31 per cento dei voti, ma complessivamente il voto ha garantito la tenuta dei partiti pro-remain, facendo avanzare LibDem e Verdi; la Gran Bretagna alle urne sembra dunque mantenere una forte divisione sulla questione Brexit;
resta assolutamente incerto il futuro delle relazioni tra l'UE e la Gran Bretagna; anche l'eventuale insediamento di un governo guidato da Boris Johnson, il più veemente sostenitore del no deal, non modificherà i rapporti entro il Parlamento britannico e la situazione di impasse rischia di verificarsi ancora ed ancora; in effetti, sembra difficile immaginare a breve un altro voto del Parlamento su Brexit, e il successo elettorale del Brexit party, insieme alle dimissioni del primo ministro May, rendono difficile prevedere un voto favorevole all'accordo;
in vista della nuova proroga al 31 ottobre 2019 del termine per chiudere il processo di recesso, il nuovo Primo Ministro britannico potrebbe tentare di negoziare un nuovo accordo con l'Unione europea, al fine di ottenerne l'approvazione da parte del Parlamento, anche se il timing non sembra favorevole, in particolare a causa dei tempi tecnici necessari per l'insediamento della nuova Commissione europea; resta sullo sfondo la possibilità seppure remota di un nuovo referendum,
impegna il Governo:
ad attivarsi nelle sedi istituzionali europee, a partire dal prossimo Consiglio europeo, al fine di ottenere, nell'interesse dell'Italia e degli altri Paesi membri, riforme e impegni concreti da realizzare nel corso dell'attuale legislatura per ridurre le disuguaglianze esistenti tra economie e tra cittadini europei e per ridare un senso di marcia all'Unione europea più incentrato sugli aspetti sociali. A tal fine, ad ottenere da subito impegni concreti per superare le questioni divisive che negli scorsi anni hanno rappresentato un ostacolo alla crescita dell'Europa e in particolare: per la revisione degli strumenti della governance economica; per il varo di un bilancio quinquennale che punti al rilancio degli investimenti da scomputare dal deficit al fine del rispetto dei parametri; per la realizzazione degli obiettivi dello sviluppo sostenibile e il rispetto degli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico; per l'adozione di un social compact che crei le condizioni per migliorare l'accesso al lavoro, in particolare dei giovani; per la revisione del Regolamento di Dublino sulle migrazioni e l'asilo, con programmi di ricollocazione vincolanti, pena la perdita di fondi europei per gli inadempienti;
a promuovere l'adozione, da parte dell'UE, di misure volte a garantire maggiori standard democratici all'interno degli Stati membri con particolare riferimento alla tutela dei diritti civili, alla libertà di stampa e alla formazione delle classi dirigenti e rappresentative, sia nelle formazioni politiche che parlamentari;
sul fronte dell'economia e della governance:
ad adottare, con urgenza, tutte le iniziative e gli interventi necessari ad evitare l'apertura da parte dell'Unione europea della procedura di infrazione per debito eccessivo nei confronti del nostro Paese;
a promuovere in sede europea una nuova governance economica dell'Unione, anche attraverso una revisione delle regole di bilancio volta a conferire una maggiore centralità alla crescita economica, agli investimenti pubblici, all'occupazione, alle riforme e all'inclusione sociale in un percorso sostenibile di riduzione del debito pubblico e a promuovere la nascita di una vera e propria fiscal stance europea, in grado di incidere sulla subottimalità di politiche fiscali esclusivamente nazionali - ad esempio favorendo maggiori investimenti da parte di Paesi in strutturale ed ampio surplus delle partite correnti -, al fine anche di favorire le politiche di convergenza macroeconomica;
a sollecitare l'istituzione di un vero e proprio Ministro delle finanze incardinato nella Commissione europea, e sottoposto al controllo democratico del PE;
a proseguire nel sostenere il rafforzamento del mercato unico e il completamento dell'Unione dei mercati dei capitali, orientando le discussioni e le decisioni all'equilibrio tra stabilità e crescita, tra rischi di mercato e rischi di credito e tra mutualizzazione e riduzione dei rischi nei mercati finanziari, in particolare per accelerare il contestuale completamento dell'Unione bancaria, condizione imprescindibile per il rafforzamento dell'UEM;
a sostenere la revisione del trattato del Meccanismo europeo di stabilità (MES) con l'obiettivo di migliorare l'efficacia degli strumenti esistenti, evitando di attribuire al MES i compiti di sorveglianza macroeconomica già esercitati dalla Commissione europea;
al fine di tutelare il risparmio e la stabilità finanziaria, a rilanciare il negoziato per il sistema europeo di garanzia dei depositi, che può essere introdotto con la necessaria gradualità, ma che va incardinato e deve svilupparsi sia sul piano del sostegno alla liquidità sia su quello dell'assorbimento delle perdite e a migliorare la proposta della Commissione europea che introduce una funzione di stabilizzazione macroeconomica per l'area euro;
ad adoperarsi affinché si prosegua nel lavoro per la costruzione di un mercato unico europeo pienamente efficiente, anche in considerazione delle conseguenze del recesso del Regno Unito dall'UE, rafforzando la cooperazione tra gli Stati membri, procedendo sulla strada della costruzione di norme omogenee superando l'attuale frammentazione normativa nel mercato dei beni e servizi; a sostenere l'adozione di norme moderne ed efficaci capaci di considerare il mercato unico in tutte le sue forme, ricomprendendo anche quelle sviluppate sulle piattaforme digitali, ferma restando la difesa dei diritti dei lavoratori e dei consumatori;
a sostenere l'implementazione di una politica industriale comune orientata alla crescita e allo sviluppo del mercato unico europeo in particolare nei settori in cui si rilevano degli svantaggi competitivi, favorendo le sinergie fra gli apparati industriali dei paesi dell'Unione al fine di potenziare l'integrazione di filiere e catene di valore, nell'ambito delle sfide industriali, energetiche, ambientali che hanno un impatto non solo sulle imprese, ma anche sulla vita dei cittadini, e tutelando l'interesse nazionale in un'ottica costruttiva e di collaborazione attiva fra gli Stati membri;
in materia di bilancio europeo:
a sostenere l'esigenza di implementare ulteriormente le risorse a favore della politica agricola comune con risorse finanziare almeno pari a quelle stanziate nel QFP in corso chiedendo, pertanto, di mantenere i livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'UE a 27 "almeno al livello del bilancio 2014-2020 in termini reali"; di triplicare l'attuale dotazione del programma Erasmus +; di raddoppiare i finanziamenti destinati alle PMI; di incrementare almeno del 50 per cento l'attuale dotazione per la ricerca e l'innovazione, portandola a 120 miliardi di euro; di raddoppiare la dotazione del programma LIFE, incrementare in modo sostanziale gli investimenti attraverso il Meccanismo per collegare l'Europa e garantire finanziamenti supplementari per sicurezza, migrazione e relazioni esterne, portando il nuovo QFP all'1,3 per cento del RNL dell'UE a 27;
a garantire che nel nuovo QFP sia affermato il principio della condizionalità in particolare legata alle politiche di solidarietà europea e al rispetto dei valori e dei principi democratici fondanti l'Unione;
per quanto concerne le nomine delle principali cariche dell'UE:
ad adoperarsi al fine di garantire una adeguata e autorevole rappresentanza dell'Italia nelle posizioni apicali delle maggiori istituzioni europee;
ad indicare un candidato donna ed un candidato uomo per ogni posto da Commissario, affinché la composizione della prossima Commissione europea assicuri l'equa rappresentanza di genere;
a garantire l'equilibrio di genere nel processo di rinnovo delle cariche istituzionali, al fine di assicurare la rappresentanza delle donne ai vertici delle istituzioni dell'Unione europea;
a contribuire alla istituzione di un Consiglio dei ministri per l'eguaglianza di genere la cui missione sia quella di garantire i diritti delle donne e le pari opportunità tra donne e uomini in Europa; nonché quella di assicurare l'applicazione dell'approccio gender mainstream a tutte le politiche dell'UE, fornendo indicatori intersezionali e valutazioni d'impatto ex-ante ed ex-post;
relativamente ai cambiamenti climatici:
a favorire il raggiungimento da parte dell'Unione, con ogni necessaria azione a livello europeo ed internazionale, di un ruolo di leadership a livello globale affinché, nelle prossime riunioni internazionali in materia di cambiamenti climatici ed in particolare nel vertice sul clima del 23 settembre 2019, sia raggiunto il traguardo dell'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso per l'attuazione dell'Accordo di Parigi, anche attraverso la dichiarazione dello "stato di emergenza ambientale e climatica" che permetta con un'azione globale di giungere ad un reale cambio di direzione in tutti i settori dell'economia, tale da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche entro un accordo internazionale, la transizione energetica verso la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia;
ad agire in sede di Consiglio al fine di garantire la fissazione di orientamenti sulla direzione generale e sulle priorità politiche in materia di cambiamenti climatici, per permettere la compiuta realizzazione entro il 2020 di quella strategia politica in materia di cambiamenti climatici a lungo termine, equa sul piano sociale ed efficiente dal punto di vista dei costi, che sia perfettamente in linea con l'Accordo di Parigi e con gli eventuali nuovi impegni internazionali;
ad adoperarsi affinché gli obiettivi fissati a livello europeo in materia di politiche per il contrasto dei cambiamenti climatici siano poi concretamente e puntualmente portati avanti da ciascuno Stato membro e nelle relazioni commerciali dell'Unione, favorendo, da un lato, l'incremento delle risorse del bilancio europeo per clima e ambiente, dall'altro prevedendo meccanismi che impegnino, salvo l'eventuale applicazione di misure sanzionatorie, gli Stati membri all'immediato abbandono dei combustibili fossili più inquinanti;
in materia di disinformazione e minacce ibride:
a sostenere l'adozione di norme comuni in materia di disinformazione e minacce ibride, in sintonia con quanto stabilito dal Piano d'azione della Commissione europea, al fine di favorire la libera informazione e la difesa del diritto dei cittadini a disporre di notizie certe e non inquinate da ingerenze esterne capaci di manipolare l'orientamento dell'opinione pubblica e il regolare svolgimento delle consultazioni elettorali. In particolare, ad assicurare l'appoggio ad ogni opportuna misura di carattere europeo relativa alla resistenza dei sistemi democratici dell'Unione contro gli attacchi informatici e le attività illegali nel cyberspazio, garantendo, anche attraverso la sua azione in sede europea, che sia raggiunto il giusto equilibrio tra una efficace azione di contrasto alla disinformazione e alle attività illegali nel cyberspazio e la tutela dei diritti fondamentali quali la libertà di espressione, il rispetto della vita privata dei cittadini e la tutela dei dati personali, con una attenzione particolare a social network e piattaforme digitali;
per quanto attiene alla Brexit:
ad assumere ogni iniziativa politica per il raggiungimento di una posizione unitaria in sede di Consiglio europeo affinché si lavori alacremente a scongiurare l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea senza alcun accordo, pur non cedendo ad eventuali pretese ulteriori, ed anzi a verificare la praticabilità della permanenza della Gran Bretagna nell'UE, garantendo per questa via le priorità del nostro Paese, in particolare a tutela del folto numero di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, al mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto comunitario vigente a favore dei nostri connazionali e dei cittadini europei tutti, alla tutela delle imprese italiane che si troverebbero esposte in caso di Brexit e di no deal a pesanti ricadute economiche;
per quanto attiene alle relazioni esterne:
ad attivarsi a promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo, con particolare attenzione alla tutela e alla promozione dei valori della democrazia, dello stato di diritto nonché alla protezione dei valori europei nelle relazioni con i Paesi terzi .
(6-00069)
Marcucci, Pittella, Alfieri, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Valente, Ferrari, Collina, Bini, Cirinnà, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Bonifazi, Cerno, Comincini, Cucca, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Rossomando, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda.