• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00077    premesso che:     il Consiglio europeo del 20-21 giugno 2019, svolgerà i seguenti temi all'ordine del giorno: prossimo ciclo istituzionale, nomine in scadenza, agenda...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00077presentato daGELMINI Mariastellatesto diMercoledì 19 giugno 2019, seduta n. 192

   La Camera,
   premesso che:
    il Consiglio europeo del 20-21 giugno 2019, svolgerà i seguenti temi all'ordine del giorno: prossimo ciclo istituzionale, nomine in scadenza, agenda strategica per l'Unione 2019-2024, Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, cambiamenti climatici, conclusioni del Semestre europeo 2019, relazioni esterne Ue, tra cui rileva il tema dell'allargamento con la ripresa dei negoziati per l'adesione di alcuni paesi dei Balcani;
    il Consiglio europeo di giugno, il primo dopo le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (23-26 maggio 2019) darà seguito al processo di designazione dei nuovi vertici delle istituzioni dell'Unione europea, avviato informalmente nelle scorse settimane dal Presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk;
    il prossimo Consiglio dovrà gettare le basi per l'Europa del futuro, in un mondo sempre più multipolare e incerto, stabilendo rinnovati orientamenti politici e nuove priorità, tenendo conto del voto dei cittadini, occasione per ripensare la costruzione della casa europea. Dalla formazione della nuova maggioranza in Parlamento, che si rifletterà sulla composizione della nuova Commissione, dipenderà il progetto per un rilancio dell'Unione;
    l'Europa è chiamata a rispondere a nuove sfide nell'ambito di mutamenti del quadro geopolitico: sviluppo di tecnologie avanzate, intelligenza artificiale, cyber security, concorrenza sui mercati internazionali; un'Unione stretta da colossi globali che si contendono la leadership, da una parte gli Usa, che temono di non avere più l'egemonia incontrastata a livello internazionale, di fronte alla sempre più penetrante influenza economica della Cina in aree particolarmente strategiche, alla quale Trump risponde con la politica di dazi, chiedendo anche agli alleati occidentali di fare blocco; scatenando in tal modo una guerra commerciale che vanifica la ripresa, facendo riemergere i rischi di una stagnazione globale; dall'altra, la Russia, decisa a esercitare in modo assertivo il ruolo di attore globale, anche sul piano militare nell'ambito dei maggiori conflitti;
    in tale contesto l'Europa ha difficoltà a competere sui mercati internazionali, presentandosi frammentata nelle dimensioni produttive, anche a causa di regole economiche e fiscali obsolete, divisa nelle decisioni politiche e alle prese con l'avanzare di spinte nazionaliste ed euroscettiche, che finiscono per approfondire le divisioni e indebolire la forza del continente, sempre più schiacciato da interessi contrapposti e la potenza di big globali;
    i risultati elettorali hanno registrato un'affluenza alle urne media del 51 per cento, in aumento rispetto alla tornata elettorale del 2014, con un dato differenziato fra i diversi Stati membri, in cui solo l'Italia è apparsa in contro-tendenza (meno 2,6 per cento rispetto al 2014);
    va registrato un indubbio calo di consensi per gli schieramenti tradizionali, popolari e socialisti, un calo compensato dall'avanzata significativa di partiti emergenti ed europeisti, liberali dell'Aide e Verdi; le varie formazioni nazionaliste, sovraniste e euroscettiche non hanno sfondato nei consensi e sembrano destinate a rimanere confinate nel perimetro di una minoranza in Parlamento;
    sarebbe comunque un errore sottovalutare il consenso, sia pure relativo e circoscritto, ottenuto dalle forze apertamente euroscettiche (con alte percentuali di voto in alcuni paesi membri), che segnalano comunque la diffusione di un sentimento di sfiducia verso l'Europa e il processo di integrazione;
    per tali ragioni diventa improcrastinabile ripensare il programma di riforme in grado di riconquistare il sostegno e la partecipazione attiva dei cittadini europei al progetto dell'Unione;
    la maggiore frammentazione del Parlamento europeo se da un lato richiama la necessità di ottenere maggioranze più ampie, dall'altro, può rendere più difficile la composizione politica su temi cruciali come la riforma dell'Eurozona, le politiche migratorie, la governance economico-finanziaria e la definizione del prossimo QFP;
    il Consiglio è chiamato a svolgere un ruolo decisivo nelle nomine relative a incarichi di alto profilo a livello di UE, dovendo eleggere il suo presidente, proporre un candidato alla carica di presidente della Commissione europea, nominare l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nominare ufficialmente l'intero collegio dei commissari, il comitato esecutivo e Presidente della Banca centrale europea (BCE);
    l'articolo 17 del Trattato sull'Unione europea (TUE) stabilisce la procedura per l'elezione del presidente della Commissione europea: tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo, il Consiglio europeo propone un candidato alla carica di presidente della Commissione europea, il PE deve approvare il candidato proposto a maggioranza dei suoi membri e, in caso contrario, il Consiglio propone all'assemblea un nuovo candidato entro un mese da tale votazione. Ne consegue che il futuro presidente della Commissione debba, dunque, godere del sostegno di una maggioranza qualificata al Consiglio europeo e di una maggioranza dei deputati del Parlamento europeo; anche la nomina dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza richiede la maggioranza qualificata;
    il Consiglio europeo, ai sensi dell'articolo 283 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), nomina i sei membri del comitato esecutivo della BCE, che comprende sia il presidente che il vicepresidente, più altri 4 membri. Il Consiglio europeo decide sulla base di una raccomandazione del Consiglio, consulta anche il Parlamento europeo e il consiglio direttivo della BCE, decidendo tramite voto a maggioranza qualificata;
    di fronte a nuove nomine e rilevanti indirizzi da imprimere ai futuri assetti della Ue, occorrerebbe che il nostro Paese si presentasse con un Governo forte, coeso ed autorevole, in grado di dialogare e agire nel contesto europeo in modo coordinato, decisivo e convincente, per evitare che l'affermazione meramente conflittuale dei legittimi interessi nazionali, o peggio dei meri interessi dei singoli partiti, finisca per determinare una condizione di debolezza e di isolamento in sede europea;
    un'Italia isolata non potrà mai cambiare le regole europee; la proiezione in Europa delle due componenti di governo che, per la prima volta nella storia, sono schierate con famiglie e gruppi parlamentari in minoranza nel PE, e dunque ininfluenti su scelte e accordi che si stanno profilando tra i partner europei, comporta evidenti complicazioni nelle trattative in corso;
    l'isolamento italiano deriva anche dall'incapacità di imprimere un chiaro posizionamento in ambito europeo e internazionale (con particolare riguardo a scelte di politica estera circa alleanze e inimicizie) che rende ancor più in salita l'esito dei negoziati in nostro favore; inoltre, non agevola la mancata rappresentanza italiana ai numerosi vertici Ue tenutisi nel corso dell'anno (fra i Ministri dell'Interno dei 28 paesi sulla riforma della direttiva sui rimpatri, i fondi europei per gli affari interni, le misure antiterrorismo, immigrazione e asilo) o agli incontri informali in vista del prossimo vertice UE (assenza italiana al recente mini-summit a 6 sui negoziati per il nuovo presidente della Commissione);
    occorre scongiurare il rischio di emarginazione del nostro Paese dagli incarichi di alto profilo in seno all'Unione, alla cui definizione è connesso anche nome e ruolo del prossimo Commissario italiano nella Commissione europea il quale, per essere adeguato alle prossime e difficili sfide, dovrà essere in grado di stabilire proficue alleanze, con capacità di dialogo e influenza, per ambire a cambiare regole e assetti europei;
    è indubbio che la posizione contrattuale del nostro Paese possa essere notevolmente indebolita dall'avvio della procedura d'infrazione per debito eccessivo, tenendo conto che l'Italia rimarrebbe l'unica vera sorvegliata speciale, con l'apertura di una procedura molto più severa rispetto a quella per deficit;
    la procedura d'infrazione per violazione delle regole sul debito, di cui all'articolo 126 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e ulteriormente specificata dal regolamento (CE) n. 146/97 del Consiglio, sulla procedura per disavanzi eccessivi, prevede che tutti i Paesi membri debbano soddisfare due requisiti; 1. il disavanzo di bilancio non deve superare il 3 per cento del prodotto interno lordo (PIL); 2. il debito pubblico non deve superare il 60 per cento del PIL. Le conseguenze di tale violazione sono severissime:
     a) multe fino a 9 miliardi di euro (fino ad un importo massimo pari allo 0,5 per cento del PIL);
     b) congelamento dei fondi strutturali (fino al 2020 l'Italia dovrebbe ricevere ben 73 miliardi di euro da 5 fondi strutturali: il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale, per la coesione, per lo sviluppo regionale, per la pesca e il Fondo sociale, in favore soprattutto delle regioni del sud;
     c) stop dei prestiti concessi dalla Banca europea degli investimenti, con l'uscita dal programma di acquisto di titoli di Stato della BCE; lo strumento OMT (acquisto diretto di titoli di Stato a breve termine) è riservato ai soli Paesi in regola;
    la procedura d'infrazione per deficit eccessivo potrebbe dunque avere effetti devastanti per la nostra economia;
    il 5 giugno la Commissione ha pubblicato una relazione circa la conformità dell'Italia al criterio del debito stabilito dal Trattato, che costituisce la prima fase della procedura per disavanzi eccessivi; contestualmente, ha pubblicato le raccomandazioni specifiche per paese, nell'ambito del ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio dell'Unione europea, il c.d. Semestre europeo, laddove per l'Italia si segnalano squilibri eccessivi: un peggioramento dovuto al previsto deterioramento di bilancio e all'impasse del programma di riforme e la mancata crescita; secondo le recenti «previsioni economiche di primavera» la Commissione registra per il nostro Paese un disavanzo pubblico sceso nel 2018 al 2,1 per cento del PIL, ma con una crescita del debito (salito nel 2018 al 132,2 per cento del PIL, prevedendo, a politiche invariate, nel 2019 un +133,7 per cento e +135,2 per cento nel 2020);
    il Governo ha risposto con lettera del 31 maggio allegando un Rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito pubblico italiano, con relative prospettive per il 2019 e i programmi di bilancio 2020-2022; decisivo in tal senso sarà l'esito dell'incontro Ecofin del prossimo 9 luglio;
    per quanto riguarda l'adozione dell'agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e la definizione del prossimo ciclo istituzionale, si tratta di definire le priorità generali che guideranno i lavori dell'Unione europea nei prossimi cinque anni, in grado di affrontare le sfide e cogliere le opportunità che attendono l'Europa;
    in tal senso, il 9 maggio scorso si è tenuto un vertice informale tra i leader degli Stati membri dell'Unione europea a Sibiu, in Romania dove è stata riaffermata la convinzione secondo cui l'unione tra gli Stati rende l'Europa più forte e dunque in grado di garantire un futuro migliore, in un mondo progressivamente sempre più instabile e complesso;
    l'agenda strategica dell'Unione europea 2019-2024 definisce nuovi traguardi per il prossimo ciclo politico. La discussione partirà dallo schema presentato dal Presidente del Consiglio Ue Tusk durante il Consiglio informale di Sibiu, ed articolato in quattro tematiche principali:
    proteggere i cittadini e le libertà – sicurezza della Ue, a partire dalle frontiere e dalla lotta al terrorismo e alle minacce ibride e informatiche, sfide connesse alla migrazione illegale e alla riforma del diritto d'asilo, salvaguardia della democrazia, protezione dei valori della Ue, ossia democrazia, stato di diritto e diritti umani, con un maggiore coinvolgimento dei cittadini e società civile;
    sviluppare la base economica: il modello europeo per il futuro – rafforzamento del mercato unico, degli investimenti e dell'innovazione e ricerca europei, garantendo condizioni di parità fra gli operatori economici e accogliendo la transizione digitale;
    costruire un futuro più verde, più equo, più inclusivo – in favore di un modello di energia e sviluppo sostenibile, per la salvaguardia dell'ambiente, il clima e la biodiversità, con politiche di protezione dei consumatori e della salute;
    promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo – difesa degli interessi della Ue nello scacchiere globale, in campo politico ed economico, a garanzia della pace e della stabilità del vicinato, investendo nella cooperazione della difesa, promuovendo regole globali per mantenere e sviluppare l'ordine multilaterale, per una politica commerciale solida, ambiziosa ed equilibrata;
    tale schema tiene conto anche delle cinque dimensioni individuate dalla Commissione Ue per l'azione futura: 1) un'Europa che protegge (Unione della sicurezza, della difesa e gestione della migrazione); 2) un'Europa competitiva (potenziamento e completamento del mercato unico e dell'unione economica e monetaria, promozione della crescita e prosperità sostenibile); 3) un'Europa giusta (Pilastro europeo dei diritti sociali, superare le disparità regionali e promuovere i valori comuni fondanti della Ue); 4) un'Europa sostenibile (modelli sostenibili di consumo e di produzione); 5) un'Europa influente (con ruolo guida nel mondo, in favore di un ordine mondiale multilaterale);
    per quanto concerne l'adozione del quadro finanziario pluriennale (QFP 2021-2027) la proposta sul prossimo QFP è stata presentata dalla Commissione nel maggio 2018, ma non ancora discussa dagli Stati membri;
    la maggiore frammentazione del nuovo Parlamento Ue potrà rendere più difficile i negoziati sul QFP, anche se la vera partita si giocherà all'interno del Consiglio dell'Unione europea: il Parlamento approva, infatti, la proposta a maggioranza assoluta dei propri membri, ma è poi il Consiglio dell'Unione europea a dover deliberare all'unanimità affinché il QFP possa considerarsi approvata;
    nella proposta attualmente in discussione i Paesi dell'Est Europa vedrebbero ridursi in maniera considerevole le risorse delle politiche di coesione a loro destinate, e certamente incontrerà forti loro resistenze;
    la proposta di regolamento sul QFP 2020-2027, stabilisce l'ammontare complessivo di risorse pari a 1.279 miliardi di euro, ossia 1'1,11 per cento del PIL della Ue a 27; si prevedono significative decurtazioni per la PAC (da 276 a 235 miliardi), con tagli lineari stabiliti in modo arbitrario dalla Commissione per quanto riguarda i pagamenti diretti allo sviluppo rurale. Per l'Italia la proposta assegna circa 32 miliardi (con una riduzione del 17 per cento) anche se la penalizzazione maggiore riguarda il sistema di calcolo, che avviene sulla base del processo di «convergenza esterna» (secondo una progressiva uniformazione dei contributi unitari per ettaro in tutti gli Stati membri). Per altri capitoli di spesa, il QFP individua positivamente «nuove priorità», per le quali si incrementano le risorse, in favore di beni pubblici europei, quali ricerca e innovazione, occupazione e mobilità giovanile, sicurezza, gestione migrazione, difesa, per un'Europa più intelligente e più verde;
    per quanto riguarda i mutamenti climatici – sulla base della comunicazione (COM(2018)773) «Un pianeta pulito per tutti. Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra» – la strategia dell'Unione mira ad implementare azioni di contenimento della temperatura del pianeta al di sotto dei 2o e ad attuare politiche improntate allo sviluppo sostenibile, elemento chiave per la modernizzazione dell'industria, verso un'economia a zero emissioni, secondo gli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici;
    sulla base di tali impegni il 22 marzo 2018 il Consiglio europeo aveva invitato la Commissione europea «a presentare, entro il primo trimestre del 2019, una proposta di strategia a lungo termine della Ue per la riduzione di gas ad effetto serra, conformemente all'accordo di Parigi, tenendo conto dei piani nazionali»;
    alla luce dei più recenti dati scientifici, la relazione speciale dell'IPCC (Intergovernmental panel on climate change) segnala l'urgenza di fronteggiare gli impatti del riscaldamento globale;
    il 23 settembre si terrà a New York il summit sul clima (Climate Home News (CHN) convocato dal Segretario generale dell'ONU, durante il quale i leader saranno chiamati a presentare contributi nazionali aggiornati e più ambiziosi entro il 2020, in linea con l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 45 per cento nel prossimo decennio, per un loro azzeramento netto entro il 2025;
    il segretario generale dell'Onu Guterres, con una lettera ai capi di Stato e di governo, ha chiesto di portare a termine piani concreti per migliorare i Nationally determined contributions (Ndc) entro il 2020, per colmare l'enorme divario tra gli obiettivi dell'Accordo di Parigi – limitare il riscaldamento a 1,5o C o al di sotto di 2o C – e gli impegni assunti dai Paesi fino ad ora. La nota inviata dal Climate Summit Team presenta i criteri che verranno utilizzati per valutare le proposte dei Paesi in occasione di un meeting preparatorio che si terrà ad Abu Dhabi a fine giugno. Se tali piani non risulteranno adeguati, questi non potranno essere presentati al Climate Action Summit. L'impegno richiesto riguarderà soprattutto i Paesi del G20 (Italia compresa) che emettono circa i tre quarti dei gas serra globali;
    in tema di relazioni esterne e di politica estera Ue, la discussione riguarderà in particolare il tema dell'allargamento, con la ripresa dei negoziati di adesione per alcuni paesi balcanici, il cui stato di avanzamento più prossimo riguarda in particolare Albania, Montenegro e Macedonia del Nord;
    per tali paesi la Commissione Ue ha raccomandato al Consiglio dell'Unione europea di avviare i negoziati di adesione; il team Juncker già lo scorso anno aveva chiesto al Consiglio di aprire i capitoli negoziali per i due Paesi candidati su citati, in seguito all'evento storico che ha permesso di chiudere una controversia che si protraeva da ben 27 anni tra Skopie ed Atene; infatti, con il recente voto del Parlamento di Atene dello scorso gennaio, che ha risolto la questione del nome della Macedonia del Nord, si rende ora possibile l'entrata nell'Alleanza Atlantica per la Macedonia del Nord, dopo il riconoscimento di status di Paese aspirante membro dell'Unione europea nel 2015. L'Albania si è vista riconoscere lo status di candidato a giugno 2014 e la recente relazione annuale sui progressi della Commissione ha riconosciuto i passi avanti richiesti da Bruxelles al fine di democratizzare e modernizzare le istituzioni in aderenza agli standard Ue;
    il prossimo Consiglio, che deve decidere all'unanimità, dovrà esprimersi sull'opportunità di far progredire il processo di adesione dei Paesi suddetti, ai fini della strategia di integrazione dei Balcani occidentali nell'Unione europea, tenendo conto delle crisi politiche in atto, come le recenti manifestazioni di protesta in Albania o le tensioni tra Serbia e Kosovo, che rischiano di arrestare la ripresa dei negoziati di adesione; non tutti gli Stati membri si sono espressi in favore di un avvio dei negoziati nei prossimi giorni e alcuni dubbi (in particolare da parte di Germania e Francia) possono frenare le decisioni politiche promesse;
    nonostante il momento di difficoltà, alcuni importanti segnali positivi arrivano dal recente Vertice dell’Ince dove i Ministri degli Esteri di 17 Paesi (compresi alcuni Paesi del c.d. Gruppo di Visegrad) hanno sottoscritto la «Dichiarazione di Trieste», confermando l'appoggio all'allargamento dell'Unione europea per i Balcani occidentali, al fine di implementare tutte le azioni necessarie alla costruzione di un'area più stabile e per rilanciare un'azione comune in dieci punti basata su: stato di diritto, coesione, protezione sociale, sviluppo sostenibile, salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio culturale, rafforzamento della collaborazione su infrastrutture, ricerca scientifica e tecnologica, sicurezza, cooperazione tra le polizie per la lotta al terrorismo, al crimine organizzato e alla corruzione;
    procrastinare sine die o frenare il processo di inclusione può deludere le aspettative dei cittadini di paesi decisivi per la stabilità della regione balcanica, con una particolare valenza strategica per l'intera Europa e in special modo per l'Italia, il cui processo di integrazione e stabilizzazione rileva sul versante della sicurezza, al fine di contenere importanti flussi migratori e traffici di migranti, evitare il riemergere di pulsioni nazionalistiche con il propagarsi di conflitti interetnici e fronteggiare fenomeni legati a criminalità, radicalizzazione e terrorismo,

impegna il Governo:

   1. con riferimento alla definizione del prossimo ciclo istituzionale, relativamente a nomine apicali:
   a) a convergere, con riguardo all'indicazione del Commissario italiano da proporre in sede europea, su figure e profili ampiamente condivisi e trasversali, in modo da scongiurare un rifiuto aprioristico di un candidato italiano espressione di una maggioranza di governo diversa dalla probabile maggioranza del Parlamento europeo;
   b) ad evitare il rischio di un'emarginazione italiana circa la rappresentanza delle più alte cariche europee, tenendo conto della perdita di ben tre alte cariche attuali da parte del nostro Paese, nonché a vigilare affinché ogni decisione relativa alle cariche istituzionali di competenza del Consiglio europeo rispecchi le diversità dell'Unione in termini di ripartizione geografica, dimensione dei paesi, genere e appartenenza politica;
   c) a tenere alta l'attenzione in particolare sulla nomina del successore di Mario Draghi alla Banca centrale europea, considerando che per la prima volta dalla sua istituzione, vi è il rischio che nessuno dei sei membri del Comitato esecutivo della Banca sia un nostro rappresentante;
   2. per quanto riguarda Agenda strategica per l'Unione 2019-2024 e il futuro dell'Unione:
   a) a sostenere la costruzione di un'Europa competitiva, che promuova l'efficienza, l'intelligenza, la solidarietà, lo sviluppo, l'occupazione e il merito, in favore della ricerca e dell'innovazione, del mercato unico digitale, con particolare attenzione all'economia digitale, per far competere l'Unione nelle difficili sfide a livello globale;
   b) a mettere in campo i diversi strumenti economici, atti a realizzare gli investimenti strategici a livello europeo, con particolare riguardo alla manifattura e al mondo delle piccole e medie imprese, per il loro determinante ruolo nella creazione di posti di lavoro;
   c) a porre al centro dell'Agenda europea la materia della fiscalità, dell'unione doganale e dell'approfondimento dell'Unione economica e monetaria, al fine di salvaguardare la stabilità dell'euro, in favore di una riforma della BCE sul modello della Federal Reserve americana, per far fronte non solo a fenomeni inflazionistici ma anche a quelli relativi alla crescita e alla disoccupazione;
   d) a promuovere il completamento dell'Unione Bancaria, in favore della condivisione e riduzione dei rischi, comprendente sia il sistema europeo di assicurazione dei depositi, sia la creazione di un meccanismo di garanzia comune per il Fondo di risoluzione unico delle crisi bancarie;
   e) a rassicurare che le scelte che l'Esecutivo intende adottare in tema di politiche economico-finanziarie nazionali non prefigurano, in alcun modo, la volontà dell'Italia di mettere in discussione l'appartenenza all'Unione né di aprirsi una strada verso l'uscita dall'euro;
   f) ad adottare iniziative per completare il mercato unico con una maggiore armonizzazione fiscale, in favore di regole eque ed efficaci per contrastare le evasioni ed elusioni fiscali, e mettere fine ai paradisi fiscali, anche all'interno della stessa Ue, o di benefici nei livelli di tassazione, come quelli di cui godono alcuni giganti del web;
   g) ad attivarsi, anche con alleanze con altri paesi membri, affinché sia avviato un processo di riforme per il cambiamento di alcune regole europee ormai obsolete, come quelle relative alla governance economica e al patto di stabilità, per creare uno spazio adeguato per gli investimenti pubblici, scorporare tali risorse dal computo delle spese ai fini del rispetto della disciplina dei bilanci nazionali;
   h) a sostenere le riforme atte a rendere l'Europa più solidale e più attenta alle esigenze dei singoli stati membri, anche nell'ambito di una revisione dei Trattati, compresa quella volta ad attribuire la piena potestà di iniziativa legislativa al Parlamento europeo, in quanto unica istituzione Ue eletta direttamente dai cittadini, affinché abbia gli stessi poteri delle altre Assemblee elettive, diventando autorità di bilancio su un reale piano di parità con il Consiglio, con pieni poteri non solo sulle scelte di spesa ma anche su quelle di entrata;
   i) ad attivarsi per una riforma urgente delle politiche migratorie, scongiurando la possibilità che il rafforzamento del fronte dei gruppi euroscettici nei diversi Paesi membri abbia come unica conseguenza l'accantonamento di dossier divisivi, a cominciare dalla necessaria riforma del Regolamento di Dublino e dalla revisione dell'operazione l'EUNAVFOR Med-Operation Sophia, perseguendo un'azione improntata a un approccio di condivisione, responsabilità e solidarietà tra Stati membri, in applicazione di quanto previsto dai trattati;
   3. con riferimento al quadro finanziario pluriennale (QFP 2021-2027);
   a) ad attivarsi affinché non vengano sottratte le risorse, atte a proteggere e a integrare le componenti più deboli della società e destinate alla crescita di regioni e territori del nostro Paese, che necessitano di politiche di sviluppo e convergenza;
   b) a scongiurare il rischio di una riduzione degli stanziamenti per le politiche di coesione, avanzando la necessità di un cambiamento dei meccanismi di assegnazione delle risorse dei fondi strutturali che penalizzino il nostro Paese;
   c) a contrastare con determinazione le proposte di riduzione dei finanziamenti per la PAC, che colpiscono in particolar modo l'agricoltura italiana e di qualità;
   d) ad adottare iniziative per rafforzare il ruolo del settore agricolo, agro-alimentare e ittico attraverso più efficaci misure di tutela della qualità, di lotta al fenomeno delle contraffazioni e di «sburocratizzazione» degli adempimenti che ostacolano lo sviluppo del settore, in difesa del made in Italy;
   e) a promuovere azioni a livello europeo indirizzate agli investimenti in infrastrutture, tecnologia, formazione, ricerca e innovazione, in favore delle industrie creative, per il digitale, per la crescita, con destinazione di maggiori risorse per il rilancio di una strategia industriale europea;
   f) a sostenere la proposta di regolamento che istituisce «Orizzonte Europa», che finanzia importanti stanziamenti per la ricerca e l'innovazione nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027;
   4. per quanto riguarda i cambiamenti climatici:
   a) ad attivarsi, in vista della Conferenza globale sul clima dell'ONU per il 23 settembre, ai fini dei richiesti Piani nazionali, in favore di misure improntate a buone pratiche, per incentivare lo sviluppo dell'economia circolare, individuare criteri per definire la cessazione della qualifica di rifiuto per incoraggiare lo sviluppo di filiere legate al recupero e al riciclo, incrementare l'efficienza e il risparmio energetico, favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), sollecitare le attività imprenditoriali improntate al raggiungimento di tali obiettivi;
   b) ad adottare un Piano di investimenti pubblici finalizzato a:
   1) favorire il mondo delle startup e aziende che innovano sui prodotti e sulle modalità di produzione improntate a modelli ecologici;
   2) promuovere un nuovo modello energetico-ambientale fondato sull'efficienza energetica nell'edilizia, nell'industria e nei trasporti, attraverso la digitalizzazione delle reti, la diffusione della mobilità elettrica, lo sviluppo di tecnologie elettro-efficienti in ambito residenziale, l'impulso per le fonti rinnovabili e la realizzazione di un Programma Nazionale per la mobilità urbana ecosostenibile, mediante l'introduzione di incentivi fiscali per cittadini e imprese, garantendo, altresì, il completamento del capacity market, finalizzato ad una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetiche;
   c) a farsi carico tra i Paesi partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima, dell'adozione di un codice che esiga un livello elevato di trasparenza, con solide norme vincolanti per tutte le Parti al fine di misurare accuratamente i progressi e consolidare la fiducia tra le Parti che partecipano al processo internazionale;
   d) a favorire l'adozione di più efficaci misure volte a fronteggiare i cambiamenti climatici e le catastrofi naturali, attraverso politiche adattive al cambiamento climatico, mediante misure efficaci e misurabili atte a contenere l'aumento della temperatura e a ridurre le emissioni di CO2, in applicazione degli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima;
   e) a proporsi come paese in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici, anche mediante la promozione della candidatura l'Italia in vista della prossima conferenza sul clima, COP 26 del 2020, lavorando alle alleanze in sede Ue, utili al raggiungimento di tale obiettivo;
   5. con riferimento alle relazioni estere e il tema dell'allargamento ad alcuni paesi dei Balcani:
   a) ad attivarsi durante i prossimi vertici Ue per favorire il proseguimento dei negoziati di adesione all'Unione europea, scongiurando il pericolo di un arresto del processo di integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali, esercitando il tradizionale ruolo di ponte del nostro Paese e di facilitatore rispetto alla loro integrazione euroatlantica, tenendo conto che tale percorso ha rilevanza strategica per tutte le parti coinvolte, soprattutto nell'ottica di scongiurare il ritorno di conflitti e guerre interetniche nella regione, potenzialmente rischiose per la stabilità e la sicurezza dell'intero continente europeo – in aderenza alla recente «Dichiarazione di Trieste» concordata dai Paesi dell'Ince.
(6-00077) «Gelmini, Occhiuto, Valentini, Rossello, Bergamini, Orsini, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Lupi, Colucci, Tondo, Sangregorio».