• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/02277 (5-02277)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-02277presentato daPERCONTI Filippo Giuseppetesto diMercoledì 12 giugno 2019, seduta n. 189

   PERCONTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-00462 del 18 settembre 2018 i deputati del Movimento 5 Stelle sono già intervenuti sulla questione che tocca l'imprenditore bivonese Ignazio Cutrò e altri testimoni di giustizia, che da anni chiedono maggiore protezione e tutela con fatti concreti su sicurezza e lavoro;

   i testimoni di giustizia sono identificati come coloro che «assumono rispetto al fatto o ai fatti delittuosi in ordine ai quali rendono le dichiarazioni esclusivamente la qualità di persona offesa dal reato, ovvero di persona informata sui fatti o di testimone», a condizione che non siano oggetto di misure di prevenzione;

   il 22 aprile 2019 il TG3 trasmetteva un'intervista rilasciata dallo stesso Cutrò che con delusione e stanchezza dichiarava: «Siamo stanchi non ce la facciamo più, non vogliamo essere considerati una spesa o un peso. Se ci toglieranno ancora quel poco di dignità che ci resta noi siamo pronti a tutto. (...) Noi abbiamo vinto contro la mafia perché i nostri aguzzini sono stati tutti arrestati ma la mia azienda ha chiuso e lo Stato ha perso, perché nel momento in cui chiude un'azienda di un testimone di giustizia lo Stato perde»;

   si è di fronte a una vittoria amara, se si pensa a chi ha rinunciato a tutto per seguire i principi della legalità, denunciando i propri estorsori, ma senza riconoscimento da parte dello Stato. Fino al 2008, infatti, l'azienda di Cutrò presentava una situazione economica solida. A seguito degli arresti e della successiva sentenza di condanna confermata in Cassazione in data 4 luglio 2013, la situazione è precipitata: la mancanza di commesse, infatti, ha determinato un tracollo finanziario che non ha più permesso alla famiglia Cutrò di mantenere uno standard economico utile per il rilascio di Durc e Soa, richiesti dalle pubbliche amministrazioni, per il conferimento di appalti pubblici, e, in un circolo divenuto vizioso, la mancanza di lavoro ha determinato l'impossibilità di adempiere agli obblighi fiscali naturalmente connessi all'esercizio dell'impresa e di ottemperare alle obbligazioni contratte con gli istituti di credito;

   con la decisione di testimoniare Cutrò ha offerto, insieme agli altri testimoni di giustizia, un contributo determinante nella lotta al crimine organizzato ed esposto se stesso e la sua famiglia a rischi per la sicurezza personale e a disagi profondi che hanno segnato la loro esistenza;

   Cutrò ha deciso di non lasciare la sua terra e non cambiare identità, continuando a vivere nei luoghi dove sono avvenuti i fatti che ha denunciato;

   le misure fin qui adottate, come nel caso Cutrò, rappresentano spesso un elemento «tampone» non dimostrandosi sufficienti;

   è compito dello Stato intervenire in aiuto di chi rimane isolato da una comunità e impossibilitato a reinserirsi nell'ambito lavorativo a pieno titolo, soprattutto per chi sceglie di stare dalla parte della legalità denunciando e testimoniando contro la criminalità organizzata;

   chi rimane nel luogo di origine è soggetto quasi inevitabilmente a danni economici rilevanti rispetto ai quali i benefici economici previsti dalla normativa vigente non sono una forma di compensazione adeguata –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per meglio tutelare i testimoni di giustizia e le loro famiglie, in particolar luogo del programma speciale in località protetta;

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno porre in essere iniziative di carattere normativo, volte a individuare nuove modalità di sostegno e agevolazioni di tipo fiscale, a favore degli imprenditori che, al pari del signor Cutrò, decidano di rimanere nella località di origine dopo le denunce.
(5-02277)