• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/01704 DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che: la puntata del programma di Rai3 "Report" di lunedì 20 maggio 2019, ha mandato in...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-01704 presentata da SAVERIO DE BONIS
martedì 28 maggio 2019, seduta n.114

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:

la puntata del programma di Rai3 "Report" di lunedì 20 maggio 2019, ha mandato in onda un'inchiesta volta a svelare che cosa c'è dietro alcune eccellenze DOP del nostro Paese, che generano ogni anno un volume d'affari di circa un miliardo di euro e rappresentano la gastronomia italiana in tutto il mondo;

l'inchiesta di Emanuele Bellano con Alessia Cerantola e Greta Orsi, che Sigfrido Ranucci ha presentato, parlava dei migliori prosciutti italiani, il Parma ed il San Daniele fatti, però, con la carne di maiali allevati sì in Italia ma per le inseminazioni delle scrofe sarebbe stato utilizzato seme di verri di razza duroc, più magro e molto richiesto, ma non ammesso dal disciplinare di produzione che consente di fregiarsi del marchio DOP (denominazione d'origine protetta);

le telecamere Rai sono entrate in un allevamento di maiali allevati per produrre prosciutto DOP ed hanno filmato le condizioni igieniche delle stalle, tra topi, sovraffollamento e episodi di cannibalismo fra animali. Inoltre, secondo i giornalisti, la frode che prevede l'utilizzo di carne di maiale danese per realizzare il prosciutto di Parma e il prosciutto San Daniele è, in realtà, ancora in essere;

gli ispettori del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo ed i Carabinieri del nucleo antisofisticazione (NAS) hanno condotto delle indagini, coordinate dalle Procure di Torino e Udine, in seguito alle quali sono state sequestrate un milione (810.000 solo a fine 2018) di cosce di prosciutto per un valore di quasi 100 milioni di euro, e i prosciutti a cui è stato revocato il marchio DOP sono circa il 20 per cento della produzione annua di Parma e San Daniele, una quota di mercato certamente significativa;

circa 300 sono le persone indagate, con 16 società rinviate a giudizio dalle Procure di Torino e Pordenone, accusate di vari reati come associazione per delinquere e frode in commercio nella forma aggravata;

i dati sul sequestro e smarchiature dei falsi di prosciutto sarebbero quelli contenuti nel rapporto 2018 dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministero,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga gravissimo l'accaduto e, conseguentemente, se non sia del parere di infittire i controlli su tutte le produzioni alimentari italiane che costituiscono le eccellenze del made in Italy;

pur nella consapevolezza che non rientra nelle competenze del Ministero, se non ritenga di doversi adoperare nelle sedi opportune affinché venga modificata la norma del codice doganale comunitario di cui al regolamento (CEE) n. 2454/93 circa i criteri per l'individuazione del made in Italy, in particolare, l'articolo 24, il quale stabilisce che una merce lavorata o trasformata in più Paesi è da considerarsi originaria di quel Paese in cui ha subito l'ultima trasformazione;

se gli aiuti disposti alla filiera suinicola, previsti all'articolo 11-bis del decreto-legge n. 27 del 2019, di rilancio settori agricoli in crisi, approvato definitivamente dal Senato della Repubblica il 15 maggio, non ancora pubblicato, siano diretti anche agli operatori coinvolti nella vicenda descritta. In caso affermativo, quanti degli allevamenti coinvolti agiscano su libero mercato o siano in soccida.

(4-01704)