• C. 1571 EPUB Proposta di legge presentata il 5 febbraio 2019

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Atto a cui si riferisce:
C.1571 Modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, in materia di promozione di funzioni di aggregazione sociale delle medie e grandi strutture di vendita


FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1571

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa della deputata BRAMBILLA

Modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, in materia di promozione di funzioni di aggregazione sociale delle medie e grandi strutture di vendita

Presentata il 5 febbraio 2019

  Onorevoli Colleghi! — Il tema della disciplina dell'apertura degli esercizi commerciali, con i suoi risvolti di ordine economico e sociale, è di estrema attualità. È stato recentemente avviato il dibattito parlamentare su proposte di legge recanti modifiche all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248.
  Il comma 1 del citato articolo 3, novellato nel corso del 2011, nel quadro delle riforme anticrisi, dall'articolo 35, comma 6, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, e poi dall'articolo 31, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 (cosiddetto «salva-Italia»), stabilisce che «(...) le attività commerciali, come individuate dal decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e di somministrazione di alimenti e bevande sono svolte senza» i limiti e le prescrizioni individuati dallo stesso comma e, in particolare, come recita la lettera d-bis), senza «il rispetto degli orari di apertura e di chiusura, l'obbligo della chiusura domenicale e festiva, nonché quello della mezza giornata di chiusura infrasettimanale dell'esercizio». Le proposte di legge in discussione presso la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati intendono introdurre restrizioni alla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali sancita dalle norme vigenti mirando, in particolare, sia pure con diverse modalità, alla reintroduzione dell'obbligo della chiusura domenicale e festiva.
  Secondo le stime diffuse il 31 gennaio 2019 dalla Federdistribuzione, organismo di coordinamento e di rappresentanza della distribuzione moderna organizzata, le chiusure degli esercizi commerciali nelle domeniche e nei giorni festivi produrrebbero effetti estremamente negativi sul sistema economico nazionale, andando a colpire un comparto che nel 2017 ha registrato un numero di occupati pari a 221.100, di cui l'89 per cento a tempo indeterminato e il 58 per cento donne.
  Secondo l'associazione di categoria, in particolare, i livelli occupazionali diminuirebbero di 40.000 unità, i consumi calerebbero di oltre 4 miliardi di euro e le aspettative delle imprese peggiorerebbero, con conseguente riduzione degli investimenti. Inoltre, la riduzione del servizio ai consumatori, costretti, peraltro, a modificare le proprie abitudini di acquisto ormai consolidate da oltre sette anni di aperture domenicali, avrebbe una diretta incidenza sulle dinamiche del mercato, dando ulteriore impulso all’e-commerce e penalizzando il commercio fisico, che è un settore ad alta intensità occupazionale.
  Anche l'Osservatorio Confimprese 2019 indica che nel corso dell'anno si registrerà un saldo negativo del 20 per cento tra aperture e chiusure di punti vendita del commercio moderno. Si stima che verranno persi poco più di 1.900 posti di lavoro contro i circa 10.000 creati. Il rapporto sottolinea che tra i fattori che determineranno il saldo negativo, oltre al timore per la recessione e alla debolezza della domanda interna, la paventata chiusura domenicale degli esercizi commerciali risulta essere quello che più degli altri influenza i piani d'investimento delle catene perché porterebbe a un calo di 34 miliardi di euro del fatturato al dettaglio stimato intorno al 13 per cento.
  Un'indagine di mercato condotta nel giugno 2018 dall'istituto di ricerche GFK evidenzia, infatti, che 19,5 milioni di persone comprano la domenica (il 75 per cento di chi è responsabile degli acquisti in famiglia) e che per il 58 per cento dei cittadini (15 milioni) l'acquisto domenicale è ormai un'abitudine consolidata.
  Peraltro, in base a quanto riportato nel dossier 2019 del Consiglio nazionale dei centri commerciali, la paventata perdita della quota di fatturato domenicale andrebbe a danneggiare anche il piccolo commercio: dei 35.000 punti vendita presenti nei centri commerciali, il 26 per cento, che corrisponde a circa 9.000 negozi, sono attività imprenditoriali operanti su un'unica unità locale.
  La presente proposta di legge, mirando al riconoscimento e alla valorizzazione della funzione sociale che i centri commerciali da sempre svolgono, si fonda, invece, proprio sul sistema normativo vigente e, dunque, sulle disposizioni di liberalizzazione che salvaguardano le esigenze del mercato e l'occupazione e non pongono ostacoli all'attività d'impresa e alla libertà dei consumatori.
  L'affermazione della grande distribuzione e la diffusione dei centri commerciali (circa 1.000 in Italia) hanno avuto un forte impatto sulla società e sulle abitudini degli italiani: un impatto positivo, in termini di aggregazione, socializzazione, innovazione, correttezza fiscale e riqualificazione urbana. I centri commerciali sorti in zone periferiche hanno svolto la funzione di recuperare e riconvertire aree degradate delle città e hanno contribuito alla realizzazione di opere di urbanizzazione di sobborghi isolati e spesso abbandonati, trasformandoli in organismi viventi. Costituiscono per i giovani un punto di ritrovo sicuro, alternativo alla strada, rappresentano per gli anziani un luogo di aggregazione, sono grandi spazi in cui le famiglie amano trascorrere il loro tempo libero grazie anche alla disponibilità dei numerosi servizi offerti gratuitamente per i bambini, di attività ludiche e di intrattenimento di vario genere adatte a ogni età e offrono spazi per attività di volontariato.
  Proprio in ragione del riconoscimento e della necessaria valorizzazione di questo ruolo sociale che i centri commerciali svolgono, la presente proposta di legge prevede, tra gli obiettivi della programmazione affidata alle regioni, la promozione delle funzioni sociali anche in termini di aggregazione, socializzazione e innovazione delle medie e grandi strutture di vendita e dei centri commerciali, specie di domenica e nei giorni festivi, considerata la maggiore affluenza che si registra in queste giornate, attraverso convenzioni tra i gestori delle strutture, gli enti locali e gli enti del terzo settore. A tali fini la presente proposta di legge modifica l'articolo 6 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, in materia di programmazione della rete distributiva del settore del commercio, affinché sia assicurato il sostegno di servizi integrativi con funzione sociale, quali servizi educativi, ricreativi e assistenziali, prevedendo requisiti strutturali e organizzativi agevolati e l'erogazione di contributi e finanziamenti per chi avvia tali servizi.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. Dopo la lettera b) del comma 1 dell'articolo 6 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, è inserita la seguente:

   «b-bis) promuovere le funzioni di aggregazione, socializzazione e innovazione delle medie e grandi strutture di vendita e dei centri commerciali, in particolare, la domenica e i giorni festivi, anche attraverso convenzioni tra i gestori delle strutture, gli enti locali e gli enti del terzo settore per sostenere l'offerta di servizi integrativi con funzione sociale, quali servizi educativi, ricreativi e assistenziali, prevedendo requisiti strutturali e organizzativi agevolati e l'erogazione di contributi e finanziamenti per chi offre tali servizi;».