• Testo della risposta

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/02076 (5-02076)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 9 maggio 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione XIV (Unione europea)
5-02076

  Signor presidente, colleghi deputati,
  in riferimento alla richiesta formulata dai colleghi interroganti, preciso, sulla base delle informazioni ricevute dai competenti Uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che uno degli aspetti sociali che questo Governo ha preso immediatamente in considerazione è quello delle tutele del mercato del lavoro.
  La realtà quotidiana testimonia che ancora oggi migliaia di lavoratori sono senza tutele e con limitati diritti. Negli ultimi anni in Italia si è arrivati al paradosso per cui pur di lavorare si rinuncia anche ad una paga dignitosa e questo genera ansia sulle prospettive future di vita e di lavoro.
  Questo è un sistema al quale occorre mettere la parola «fine» in un Paese che ha l'ambizione di porsi tra le nazioni più avanzate dal punto di vista economico.
  Per aumentare il sistema di tutele dei lavoratori occorre credibilità e la credibilità è data dai provvedimenti normativi che, concretamente, una forza politica è capace di realizzare.
  È in questa prospettiva che voglio ricordare il nostro primo provvedimento, il «decreto dignità», con il quale abbiamo dichiarato guerra al precariato disincentivando il ricorso ai contratti a tempo determinato, attraverso la riduzione del numero delle proroghe.
  Dopo il «decreto dignità» è stata la volta del Reddito di cittadinanza grazie al quale si facilita l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro per aumentare l'occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze.
  Il sistema di misure fin ora messe in atto sta generando i risultati sperati e ce lo conferma l'Istat, i cui dati certificano una crescita dei contratti a tempo indeterminato.
  Adesso è la volta del salario minimo orario, il cui disegno di legge sta svolgendo il suo iter in Senato per approdare a breve alla Camera.
  L'Italia è uno tra i pochi Paesi europei privi di questo strumento e questo spiega come mai nel nostro Paese ci siano migliaia di lavoratori che pur avendo un lavoro non riescono ad arrivare alla fine del mese.
  Secondo il rapporto Eurostat In-work poverty in the EU (marzo 2018), quasi il 12 per cento dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali contro una media Ue del 9,6 per cento. Ci sono province dove il reddito medio mensile di un lavoratore dipendente è di 520 euro, al di sotto della soglia di povertà.
  La legge sul salario minimo sarà la nostra risposta a questo fenomeno, quella stessa risposta che vogliamo dare all'Europa, affinché si possa arrivare all'istituzione di un salario minimo europeo capace di scoraggiare quegli episodi di delocalizzazione, da parte di certe imprese, che decidono di spostare i loro stabilimenti verso quei Paesi dove i salari sono più bassi ed il sistema di tutele meno efficace, provocando, altresì, fenomeni di concorrenza sleale a quelle imprese che, con coraggio e tenacia, continuano a mantenere la loro produzione sul territorio.
  Su quest'ultimo aspetto voglio ricordare come già questo Governo è intervenuto, in occasione del «decreto dignità», prevedendo un dettagliato quadro di divieti e sanzioni per arginare il fenomeno della delocalizzazione delle imprese che abbiano avuto dallo Stato aiuti per costituire, ampliare e sostenere le proprie attività economiche.
  Per questo motivo la legge sul salario minimo garantito produrrà effetti positivi sui nostri imprenditori, sui lavoratori che potranno beneficiare dell'aumento del proprio potere d'acquisto e, soprattutto, sull'economia reale dei Paesi in quanto aumenteranno i consumi da parte delle famiglie.
  Quello del salario minimo è un tema complesso ed articolato ma non per questo possiamo permetterci di ignorarlo.
  Occorre invertire la tendenza del lavoro sottopagato per restituire alle lavoratrici ed ai lavoratori la possibilità di percepire una retribuzione dignitosa in ossequio ai princìpi della nostra Costituzione.
  Tuttavia, per attuare anche il principio della retribuzione sufficiente è necessario fissare ex lege un importo minimo orario tabellare sotto al quale la contrattazione non può scendere, e che rappresenta il punto di partenza per ulteriori incrementi.
  Il nostro obiettivo non è quello di comprimere la libertà sindacale, così come sostenuto dai detrattori del disegno di legge, bensì di incentivarla e di indirizzarla verso una contrattazione al rialzo in sede di rinnovo dei contratti collettivi nazionali.
  Per questi motivi il disegno di legge in oggetto assume carattere prioritario per l'agenda di Governo: il nostro obiettivo è quello di portare questo dibattito in Europa affinché possa aumentare la sensibilità dei Paesi membri su questo tema.
  Per farlo è, tuttavia, necessario che sia in primo luogo l'Italia a dare il giusto esempio in modo da recuperare il gap che ci separa dalle altre democrazie europee.
  Per questo confido in un dialogo costruttivo con l'opposizione, al fine di arrivare in tempi quanto più celeri all'approvazione di una legge italiana che riconosca un salario minimo garantito.