• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00063 premesso che: nella Nota di aggiornamento al DEF del 27 settembre 2018 il Governo aveva stimato per il 2019 una crescita del PIL pari all'1,5 per cento, mentre l'allora ministro per gli...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00063 presentata da ANNA MARIA BERNINI
giovedì 18 aprile 2019, seduta n.110

Il Senato,
premesso che:
nella Nota di aggiornamento al DEF del 27 settembre 2018 il Governo aveva stimato per il 2019 una crescita del PIL pari all'1,5 per cento, mentre l'allora ministro per gli affari europei, Paolo Savona, aveva detto che grazie alle misure contenute nella legge di bilancio e ai futuri investimenti che sarebbero stati realizzati, si sarebbe potuto arrivare fino al 2 per cento di crescita;
l'economia italiana nel 2018 ha avuto un andamento inferiore alle attese, registrando una crescita del PIL reale dello 0,9 per cento, in discesa dall'1,7 per cento del 2017;
l'ISTAT ha certificato che gli ultimi due trimestri del 2018 si sono conclusi con una recessione tecnica che rischia di pesare su tutto il 2019;
il Fondo monetario internazionale stima una crescita del PIL per il 2019 dello 0,1 per cento;
secondo l'OCSE, nel 2019 l'economia del nostro Paese sarà addirittura in calo, con una decrescita dello 0,2 per cento;
l'UPB nella lettera di validazione del quadro tendenziale pubblicata il 25 marzo ultimo scorso ritiene che "lo scenario macroeconomico di medio termine dell'economia italiana sia soggetto a forti rischi prevalentemente orientati al ribasso sia di natura internazionale e finanziaria, sia di matrice interna. Tali rischi sono riconducibili principalmente a un ulteriore peggioramento del contesto internazionale con effetti sulla domanda estera, a un indebolimento da parte dell'offerta, a eventuali shock finanziari negativi, tali da indurre un rapido aumento dell'avversione al rischio degli operatori di mercato destinato a incidere sul livello dei tassi d'interesse in particolare per Paesi a basso rating come l'Italia";
il rapporto tra debito pubblico e PIL, il principale indicatore per determinare la stabilità finanziaria di un Paese, che quindi ha un'influenza diretta sul tasso di interesse dei titoli di Stato, è destinato a peggiorare significativamente rispetto alle iniziali previsioni del Governo;
le previsioni contenute nel quadro macroeconomico sembrano essere ancora una volta eccessivamente positive: tanto le stime di crescita su PIL, inflazione e tasso disoccupazione, quanto quelle sui saldi di finanza pubblica e sulla componente interessi sembrano, infatti, troppo ottimistiche rispetto allo stato attuale dell'economia italiana;
in particolare, secondo quanto riportato nel PNR, sembrano essere troppo fiduciosi i dati relativi all'impatto positivo che avranno sul PIL misure ancora non esistenti, come il cosiddetto decreto sblocca cantieri e il cosiddetto decreto crescita;
alcune leggi approvate sono da considerarsi recessive e pericolose per la stabilità dei conti pubblici, in primis il reddito di cittadinanza, una misura per la quale la legge di bilancio 2019, all'articolo 1, comma 255, ha costituito un apposito Fondo con una dotazione pari a 7.100 milioni di euro per l'anno 2019, a 8.055 milioni di euro per l'anno 2020 e a 8.317 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2021;
la strategia politica dell'Esecutivo si dimostra ancora una volta irresponsabile in quanto orientata a creare deficit "elettorale" nel breve periodo, pur nella consapevolezza che questo implicherà un aumento del debito pubblico e richiederà manovre correttive di bilancio;
il peso del debito pubblico è già stato ritoccato per il 2018 al 132,2 per cento del PIL dal 131,7 per cento calcolato a fine anno nel quadro macroeconomico e di finanza pubblica e tale quadro pare in peggioramento come conferma il DEF che stima per il 2019 un rapporto pari al 132,6 per cento, pur includendo proventi da privatizzazioni pari all'1 per cento del PIL, cifra assai ottimistica;
l'indebitamento netto tendenziale del 2019 è previsto pari al 2,4 per cento del PIL in peggioramento rispetto all'aggiornamento di dicembre dove era proiettato al 2,04 per cento del PIL, e coincidente con l'ipotesi a suo tempo bocciata dalla Commissione europea;
in questo quadro, l'attività di bilancio del Governo dovrebbe porsi l'obiettivo di coniugare una sana gestione delle finanze pubbliche, soprattutto in questa particolare fase congiunturale, con l'adozione di politiche di sostegno reale alla ripresa economica e, nel medio termine, alle prospettive di crescita del nostro Paese;
un sistema economico solido e competitivo è infatti presupposto essenziale per finanze pubbliche sane e per un sentiero di riduzione sostenibile del debito;
per uscire dalla procedura per deficit eccessivo, l'Italia dovrà realizzare o una riduzione dello stock del debito o un aumento del PIL più consistente; ma le misure fino ad oggi adottate dal Governo non sembrano andare in questa direzione, anzi, fanno aumentare la spesa corrente, non sbloccano gli investimenti e non attivano altri investimenti pubblici, né quelli privati;
lo scorso anno, nella Nota di aggiornamento al DEF, il Governo stimò e assunse l'impegno con i Commissari UE di alienare parte del patrimonio pubblico al fine di ricavare 18 miliardi di euro in tre anni con l'obiettivo di "ridurre il rapporto debito-PIL e preservarlo dal rischio di eventuali shock macroeconomici";
ad oggi, l'attività di alienazione attuata dal Governo, come si evince dalla Tavola I.2, contenuta nel Programma nazionale di riforma - PNR, ha comportato ricavi marginali rispetto alle stime inizialmente previste;
la lettera del 13 novembre 2018 inviata dal ministro Tria al vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e al commissario per gli affari economici e finanziari Pierre Moscovici, seppur animata da buone intenzioni nell'obbiettivo di rassicurare l'UE e i mercati finanziari sul fatto che attraverso le misure attuate dal Governo non ci sarebbero stati sconvolgimenti del quadro macroeconomico e soprattutto dei conti pubblici, è stata totalmente disattesa, in particolare per ciò che riguarda l'impegno che "la manovra consentirà di conseguire un tasso di crescita superiore a quello tendenziale e di recuperare parzialmente il divario rispetto agli altri Paesi europei", in quanto l'Italia è tornata tecnicamente in recessione registrando il peggiore risultato da cinque anni a questa parte: per ritrovare un calo simile si deve risalire al quarto trimestre 2013; il PIL dell'Eurozona nel quarto trimestre è invece cresciuto dello 0,2 per cento, come nel terzo;
indagando le cause della contrazione, l'Istat ha rilevato che la stima, "che ha natura provvisoria, riflette dal lato dell'offerta un netto peggioramento della congiuntura del settore industriale a cui si aggiunge un contributo negativo del settore agricolo, a fronte di un andamento stagnante delle attività terziarie";
nella nota n. 3 del 2019, l'Istituto di statistica ha posto in evidenza un'evoluzione congiunturale ancora negativa che descrive complessivamente una fase di debolezza dell'economia italiana rilevando che "a marzo è proseguito il deterioramento di fiducia dei consumatori che ha interessato tutte le componenti. Il clima economico e le prospettive future hanno registrato il calo più marcato, mentre le attese sulla disoccupazione sono in peggioramento dopo il segnale positivo del mese precedente";
considerando quindi le componenti della domanda aggregata, secondo la Nota Istat, la minor crescita registrata nei primi mesi dell'anno è dovuta ad un andamento inferiore alle attese dei consumi delle famiglie, segno che iniziative economiche a pioggia, attraverso sussidi e spesa pubblica di parte corrente, non risolvono il problema della fiducia dei risparmiatori bensì, non intravedendosi riforme strutturali di lungo respiro per il rilancio dell'economia, fanno sì che vi sia un sostanziale clima di attesa e congelamento dei risparmi e degli investimenti;
nella giornata del 5 aprile ultimo scorso, si è svolto un confronto nella città di Bucarest fra il ministro dell'economia Giovanni Tria e i commissari UE Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis in cui non si è esclusa l'attivazione della clausola sulla spesa pubblica al fine di tamponare;
lo stesso Dombrovskis, sabato 6 aprile ultimo scorso, in merito all'allarme sulla congiuntura italiana, ha dichiarato che "la crescita di quest'anno potrebbe essere più bassa dello 0,2 per cento calcolato da Bruxelles a febbraio";
le stime contenute nel PNR purtroppo confermano tutte le perplessità dei Commissari europei in quanto si legge al paragrafo 1 del capitolo 2 che "la previsione di crescita media del PIL in termini reali scende per il 2019 allo 0,1 per cento, dall'1,0 per cento indicato nel quadro macroeconomico e di finanza pubblica nel mese di dicembre 2018. Per quanto riguarda il PIL nominale, la stima tendenziale prevista per il 2019 si attesta all'1,2 per cento. Il profilo di crescita del PIL viene rivisto al ribasso anche per il biennio 2020-2021, sia pure in misura assai meno accentuata che per l'anno in corso";
è particolarmente grave che il Documento di economia e finanza in esame contempli l'attivazione della cosiddetta "clausola di salvaguardia" che comporterebbe nell'anno 2020 l'aumento dell'aliquota IVA ordinaria, dal 22 per cento al 25,2 per cento, e al 26,5 per cento nel 2021, nonché di quella ridotta, dal 10 per cento al 13 per cento, con un costo a carico dello Stato di oltre 23 miliardi di euro nel 2020 e di 28,7 miliardi nel 2021, nonché l'aumento delle accise da carburante, riducendo la capacità di spesa delle famiglie con un forte impatto negativo sulla crescita dovuto al calo di consumi; inoltre, secondo il centro studi di Confindustria, l'attività economica sarà penalizzata, con un effetto negativo sulla crescita di 0,3 punti percentuali;
a tale quadro economico si devono aggiungere le ulteriori inevitabili spese che nell'anno corrente dovranno essere affrontate per il rinnovo dei contratti pubblici, missioni internazionali ed altre eventuali esigenze indifferibili;
considerato che:
secondo il centro studi di Rete Imprese Italia che ha elaborato dati frutto di un'indagine dell'Università di Trento, il costo che le imprese sostengono per la burocrazia ammonterebbe a circa 33 miliardi di euro l'anno riducendo in media il profitto lordo delle aziende del 39 per cento;
in base ai dati della Banca mondiale (Doing Business 2018) la Cgia di Mestre segnala che tra i 19 Paesi dell'area euro analizzati, l'Italia si posiziona al 14° posto sulla facilità di fare impresa; in particolare, il nostro Paese risulta all'ultimo posto sia per quanto riguarda il costo per avviare un'impresa, sia per l'entità dei costi necessari per recuperare i crediti nel caso di un fallimento (22 per cento del valore della garanzia del debitore), al terzultimo posto sia per quanto riguarda il numero di ore annue necessarie per pagare le imposte (238) sia per il numero di giorni indispensabili per ottenere una sentenza commerciale (1.120 giorni);
in questa prospettiva, la digitalizzazione e la semplificazione anche legislativa degli adempimenti burocratici e fiscali e per l'avvio di iniziative economico-imprenditoriali potrebbero rappresentare una risposta concreta, posto che nell'ultimo anno si è registrata una riduzione del numero dei lavoratori autonomi e delle imprese;
sarebbe anche opportuno il superamento del cosiddetto decreto dignità, che ha portato una diminuzione dei posti di lavoro, e del reddito di cittadinanza, i cui effetti assistenzialistici rappresenteranno un ulteriore deterrente al reinserimento nel mondo del lavoro;
la crescita della produttività è essenziale per migliorare il tenore di vita e compensare il forte effetto negativo derivante dall'invecchiamento demografico e dalla riduzione della popolazione attiva;
nel 2018 secondo dati Eurostat la pressione fiscale è stata pari al 42,2 per cento; per il 2019 è previsto salga al 42,3 per cento, invertendo la tendenza di riduzione; il nostro Paese è tra le nazioni europee con la maggiore pressione fiscale; la pressione fiscale in Italia è superiore di 2,1 punti percentuali rispetto a quella media registrata nell'Unione europea (40,1 per cento); gli italiani versano dunque nelle casse dello Stato mediamente circa 599 euro in più rispetto agli altri abitanti dell'Unione europea: una situazione nel lungo periodo insostenibile che rischia di mettere a repentaglio quel che di buono e produttivo è rimasto nel nostro Paese;
dopo la Polonia (105 miliardi), l'Italia - che però a differenza della Polonia è contributore netto - è il secondo maggiore beneficiario dei cinque fondi strutturali europei: il Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr), quello sociale (Fse), quello di coesione, il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) e quello per il mare e la pesca (Feamp), a cui si aggiunge l'Iniziativa europea per l'occupazione giovanile; per il periodo 2014-2020, al nostro Paese sono destinati complessivamente 44,65 miliardi di euro dal bilancio comunitario distribuiti in 75 programmi, tra nazionali e regionali a cui si aggiungono cofinanziamenti italiani per 31,45 miliardi, per un totale complessivo di 76,1 miliardi;
la maggior parte dei fondi UE destinati all'Italia rientra nella politica di coesione, circa 31,76 miliardi di euro, due terzi attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'ultimo terzo attraverso quello sociale;
ai due fondi strutturali europei che alimentano in Italia la politica di coesione si aggiungono i cofinanziamenti nazionali: complessivamente, il Fondo europeo di sviluppo regionale mobilita nel periodo 2014-2020 in Italia risorse per 12,5 miliardi, mentre il Fondo sociale muove 7,5 miliardi;
l'Italia è storicamente conosciuta come un Paese che non brilla per efficienza nell'assorbimento dei fondi comunitari; l'inefficienza della pubblica amministrazione, la lentezza delle decisioni politiche e anche casi di frodi accertati dalla magistratura sono stati spesso la causa della cattiva gestione delle risorse stanziate; da qualche anno l'UE e l'Italia stanno cercando d'invertire la tendenza attraverso i Piani di rafforzamento amministrativo; in questo quadro sarà importante sostenere il nostro Paese sulle risorse da assegnare per il periodo 2021-2027;
pur consapevoli dei limiti insiti nel documento programmatico, le valutazioni tecniche e politiche che la Commissione europea avvierà sulla base dei contenuti e delle nuove stime contenute nel Documento, degli impegni di medio periodo del Programma nazionale di riforma e nell'aggiornamento del Programma di stabilità, continueranno purtroppo a certificare uno squilibrio del deficit strutturale e un peggioramento dei conti pubblici con ulteriori, forti ripercussioni negative sull'economia del nostro Paese;
nonostante gli impegni assunti con il "Contratto di Governo" e ribadite nelle linee programmatiche esposte dal Presidente del consiglio dei ministri e, nonostante la presenza di uno specifico dicastero, il DEF, ancora una volta, non contiene una strategia generale di intervento per il Mezzogiorno;
un Piano strategico per il Sud deve realizzarsi attraverso misure che rilancino incisivamente lo sviluppo infrastrutturale e industriale del territorio, sommino gli investimenti pubblici e privati nel Meridione, risolvano le criticità connesse alla disoccupazione dei giovani e delle donne, rendendo finalmente effettivo il circuito scuola-formazione-lavoro, che va rafforzato anche nel resto del territorio nazionale;
con riferimento alle politiche del turismo, nel Documento il Governo si propone di dedicare particolare attenzione al riordino della normativa relativa alle professioni turistiche e ai sistemi di agevolazione fiscale in essere (Tax credit ristrutturazione e Tax credit digitalizzazione), nonché alla risoluzione delle problematiche afferenti le concessioni demaniali marittime alla luce della direttiva Servizi UE (direttiva Bolkestein);
sul tema delle politiche per la famiglia è necessario adottare misure volte a contrastare la decrescita demografica e agevolare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, mediante la razionalizzazione dei diversi istituti in favore delle famiglie e lo stanziamento di risorse adeguate sul modello dei migliori esempi europei,
impegna il Governo a:
a) scongiurare, nella scrittura della manovra di bilancio per il 2020 e dei provvedimenti che incidono sui conti pubblici, l'avvio di una procedura di infrazione per deficit e per debito eccessivo da parte della Commissione europea, che avrebbe effetti devastanti sulla credibilità dell'Italia e sul suo sistema economico;
b) evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sui carburanti previsto a legislazione vigente a decorrere dal prossimo 1° gennaio 2020, adottando un criterio di riduzione della spesa pubblica di tipo selettivo e che non incida sulla corretta erogazione dei servizi essenziali alla persona e risulti orientata verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, anche attraverso un attento esame della qualità dei servizi resi e una più efficace misurazione dei risultati raggiunti dai diversi programmi;
c) tutelare il risparmio degli italiani, scongiurando l'introduzione di qualsiasi nuova forma di tassazione patrimoniale, nonché implementare la detassazione degli strumenti di risparmio da cui le imprese italiane hanno tratto maggior beneficio nel corso dell'ultimo biennio, come i PIR (Piani individuali di risparmio) che dall'anno della loro attivazione (2017) hanno registrato la raccolta di circa 17 miliardi di euro;
d) riformare il sistema tributario con la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese sul modello suggerito dal Gruppo parlamentare di Forza Italia che ha proposto una sola aliquota flat al 23 per cento e l'innalzamento della "no tax area" per i redditi fino a 13.000 euro;
e) rafforzare le politiche sociali di sostegno alla maternità e alla paternità, in primis introducendo un sistema fiscale basato sul reddito familiare e non su quello personale, quindi anche attraverso l'incremento delle strutture e dei servizi socio-educativi, garantendone l'attuazione su tutto il territorio nazionale; in particolare, istituire un fondo speciale per le coppie che scelgono di prendersi cura di un familiare anziano o disabile; aumentare in maniera significativa le misure a sostegno della natalità e per la conciliazione tra lavoro e vita familiare; reintrodurre il contributo baby sitting; agevolare l'accesso alla locazione da parte delle giovani coppie; aumentare le detrazioni per figli a carico; istituire un numero verde nazionale per gli anziani soli; istituire il registro nazionale degli assistenti familiari; incentivare le attività di sharing economy rivolte al sociale;
f) tornare a un livello sostenibile di tassazione sulla prima e sulla seconda casa, come quello vigente all'epoca del governo Berlusconi, abbattendo la parte patrimoniale e introducendo la possibilità di dedurre le tasse sulla casa dall'Irpef, procedendo a una riclassificazione degli immobili ed estendendo la cedolare secca anche agli immobili non abitativi, migliorando e rendendo permanente il sistema di incentivi per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico degli edifici;
g) prevedere iniziative volte alla riapertura dei cantieri bloccati ed all'avvio di nuovi che riguardano le infrastrutture, attraverso un vasto piano nazionale di rigenerazione urbana con l'obiettivo di agevolare la ripresa del settore delle costruzioni e dei settori economici ad esso collegati;
h) semplificare le norme per rendere più competitivo il Paese, tagliando i costi della burocrazia attraverso un nuovo piano di digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo snellimento di ogni adempimento burocratico, in particolare degli adempimenti per l'avvio di una nuova impresa;
i) procedere all'effettivo pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti di cittadini e imprese, con l'obiettivo di convergere verso la media europea, nel rispetto della cosiddetta direttiva comunitaria "Late payments", iniettando in questo modo liquidità nel sistema delle imprese fondamentale per la ripresa economica;
j) introdurre un sistema di incentivi e di decontribuzione, efficace e strutturale, a favore delle imprese che assumano giovani ovvero lavoratori over 50 momentaneamente esclusi dal mondo del lavoro, in sostituzione del reddito di cittadinanza che si sta dimostrando un deterrente alla ricerca di un lavoro, prevedendo comunque un sostegno alle famiglie più povere;
k) prevedere misure dettagliate relative alla procedura di esclusione delle concessioni demaniali dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE, considerato che la direttiva Bolkestein non è una normativa dell'Unione europea relativa ai "beni", ma riguarda i servizi nel mercato europeo comune;
l) con riferimento alla recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI del 3 dicembre 2018, n. 6853 nella quale si precisa "che il rinnovo della concessione integra gli estremi di una nuova concessione che si sostituisce alla precedente scaduta, a differenza delle proroghe che determinano il prolungamento delle concessioni - senza soluzione di continuità - della durata della concessione in essere", fornire una corretta e più chiara interpretazione giuridica del concetto di rimozione, anche in considerazione del progresso tecnologico legato a tali opere;
m) prevedere misure finalizzate a sospendere i provvedimenti sanzionatori di mancato pagamento dei canoni demaniali pertinenziali oggetto di contenzioso;
n) attuare un grande Piano strategico per il Sud, partendo dallo sblocco dei fondi comunitari e da un approccio più concreto alle politiche di coesione, che guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito;
o) istituire un importante fondo di finanziamento per ricerche scientifiche volte ad individuare misure di contrasto e di risanamento ambientale per le aree agricole colpite dal fenomeno della Xylella fastidiosa, e assumere misure più incisive che, tenendo conto delle diverse realtà territoriali, siano finalizzate a interventi di risanamento ambientale e alla implementazione di nuovi cultivar di ulivi giovani e più resistenti;
p) istituire un fondo al fine di risarcire, adeguatamente, coloro che hanno subito danni economici provocati da fauna selvatica e, contestualmente, finanziare studi atti ad individuare metodi di prevenzione e di contenimento di detti fenomeni, ivi compreso quello della nuova diffusione del lupo;
q) a valorizzare l'arte e l'artigianato definendo ambiti e procedure finalizzati ad una migliore e più agevole collaborazione pubblico-privato nelle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e musicale nonché alla salvaguardia delle associazioni bandistiche come presidio culturale territoriale;
r) definire una politica industriale che combini l'industria, declinata in tutti i suoi comparti che rappresentano il Made in Italy e il digitale, favorendo la rinascita di un soggetto europeo, che costruisca valore attorno ai "dati", sempre più centrali nell'economia reale e generi nuova ricchezza, facendo decollare un nuovo rinascimento manifatturiero, di cui possono essere protagoniste le PMI, potenziate dalle tecnologie digitali;
s) con riferimento al settore sanitario, prevedere un reale ed effettivo incremento del Fondo sanitario nazionale procedendo contestualmente allo sblocco del turnover per tutto il personale medico e sanitario favorendo, altresì l'assunzione di 26.000 medici laureati specializzati.
(6-00063)
BERNINI, MALAN, AIMI, ALDERISI, BARACHINI, BARBONI, BATTISTONI, BERARDI, BERUTTI, BIASOTTI, BINETTI, CALIENDO, CANGINI, CARBONE, CAUSIN, CESARO, CONZATTI, CRAXI, DAL MAS, DAMIANI, DE POLI, DE SIANO, FANTETTI, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GALLIANI, GALLONE, GASPARRI, GHEDINI, GIAMMANCO, GIRO, LONARDO, MASINI, MALLEGNI, MANGIALAVORI, Alfredo MESSINA, MINUTO, MODENA, MOLES, PAGANO, PAPATHEU, PAROLI, PEROSINO, PICHETTO FRATIN, QUAGLIARIELLO, RIZZOTTI, ROMANI, RONZULLI, ROSSI, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE, TESTOR, TIRABOSCHI, TOFFANIN, VITALI.