• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00070    premesso che:     la legge di contabilità nazionale (legge n. 196/2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00070presentato daGELMINI Mariastellatesto diGiovedì 18 aprile 2019, seduta n. 166

   La Camera,
   premesso che:
    la legge di contabilità nazionale (legge n. 196/2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del principale strumento di programmazione economica e finanziaria nazionale, ovverosia il Documento di Economia e Finanza (DEF), al cui interno è contenuto il Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma (PNR);
    la presentazione del DEF nella prima metà del mese di aprile è volta a consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per rinvio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di Stabilità e del PNR, che potrà, in questo modo, tener conto delle indicazioni fornite nell'Analisi annuale della crescita, predisposta all'inizio di ciascun anno dalla Commissione europea;
    nella tarda serata di mercoledì 10 aprile 2019 il Ministero dell'economia e delle Finanze ha pubblicato sul proprio sito internet il Documento di Economia e Finanza 2019, approvato dal Consiglio dei ministri il 9 aprile, dopo una riunione di appena mezz'ora, senza conferenza stampa e con poche righe prodotte dallo staff di comunicazione della Presidenza del Consiglio dei ministri;
    il DEF 2019 nel suo complesso, tracciando le linee guida della politica di bilancio e di riforma per il prossimo triennio, certifica in modo cristallino il fallimento di un'alleanza di Governo, di un contratto di Governo e, quindi, degli effetti della legge di bilancio approvata lo scorso dicembre e il mancato effetto positivo sull'economia delle due misure cardine dell'attuale maggioranza di Governo: il reddito di cittadinanza e quota cento;
    la previsione di crescita tendenziale è stata ridotta allo 0,1 per cento per l'anno in corso, in un contesto di debolezza economica internazionale che il Governo pretende di fronteggiare mettendo in campo due pacchetti di misure di sostegno agli investimenti (il decreto-legge crescita e il decreto-legge sblocca cantieri) che attualmente non esistono, non essendo stati ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale, ma che dalle bozze circolanti nell'ambiente dovrebbero prevedere per lo più interventi di carattere procedurale o correttivo degli errori contenuti nella legge di bilancio 2019. Del decreto crescita, in particolare, si sa ancora molto poco, essendo stato approvato con la formula «salvo intese», quindi senza accordo definitivo sui contenuti delle norme e del relativo impatto economico sul bilancio dello Stato. Ad ogni modo questi due provvedimenti dovrebbero contribuire al raggiungimento di un livello di Pil programmatico dello 0,2 per cento, che salirebbe allo 0,8 per cento nei tre anni successivi;
    il deficit di quest'anno si attesta al 2,4 per cento del PIL, sia nel quadro programmatico che in quello tendenziale. Il deficit strutturale si attesterebbe all'1,5 per cento del PIL. È prevista una salita del rapporto debito/PIL, già aumentato lo scorso anno, anche nei 2019;
    una crescita del PIL pari allo 0,2 per cento nel 2019, invece dell'1 per cento annunciato dai balconi e barconi di Roma neanche sei mesi fa, apre scenari pessimi per il Paese;
    per far fronte al rallentamento dell'economia e agli impegni eccessivi assunti da questa maggioranza, incombe sulla testa degli italiani il rischio di una patrimoniale e di un aumento dell'Iva dal 22 per cento al 25,2 per cento a partire dal prossimo gennaio;
    in questo momento nel bilancio dello Stato mancano più di 50 miliardi di euro di clausole di salvaguardia da coprire, ovvero tasse nel prossimo biennio 2020 e 2021. Dove il Governo intenda recuperare queste risorse non risulta dal DEF 2019, il che lascia presumere che il peggio debba ancora arrivare con l'innalzamento dell'IVA. Questa sì una tassa piatta, altro che flat tax, che impatterà sui consumi di ciascuno senza guardare in faccia a nessuno;
    il DEF 2019 appare, dunque, il principale documento programmatico di un Governo che, di fatto, si boccia da solo, visto che i numeri sbandierati dall'Esecutivo sono stati smentiti sonoramente dai fatti;
    il timore è che le coperture utilizzate da questo Governo con la prossima manovra di finanza pubblica siano rappresentate, nonostante le rassicurazioni del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Professor Giovanni Tria, dall'introduzione di una nuova patrimoniale, aumento dell'IVA e nuove imposte sulla casa,
   considerato che
    con riferimento alla situazione economica italiana, la Commissione europea ha previsto che nel 2019 il Pil italiano «scenderà a +0,2 per cento, considerevolmente meno di quanto anticipato» nelle previsioni autunnali (+1,2 per cento) e meno anche di quanto stimato dal Governo in dicembre (+1 per cento);
    nell'Outlook di aprile sull'economia globale, l'Fmi vede per l'Italia una crescita dello 0,1 per cento, contro lo 0,6 per cento calcolato a gennaio e l'1 per cento di ottobre 2018. Per l'Fmi il deficit/Pil nell'anno in corso dovrebbe attestarsi al 2,7 per cento e non più all'1,7 per cento calcolato in autunno mentre il debito salirà al 133,4 per cento del Pil;
    il 1o aprile 2019 l'OCSE nel Rapporto economico sull'Italia prevede il Pil italiano in contrazione dello 0,2 per cento nel 2019 e un aumento dello 0,5 per cento nel 2020. Detto rapporto boccia in particolare le riforme dell'attuale Governo;
    in termini occupazionali, nei primi mesi del 2019 i dati hanno confermato una sostanziale stazionarietà del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto sugli stessi livelli del trimestre precedente del 2018, segnando comunque un ulteriore lieve peggioramento nel mese di febbraio (10,7 per cento, cioè lo 0,1 per cento in più rispetto a gennaio). Come conferma l'ISTAT, i segnali per i prossimi mesi assumono un'intonazione negativa;
    il DEF 2019 reca anche gli effetti macroeconomici del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza prevedendo un sostanziale dopaggio delle dinamiche di consumo attraverso l'obbligo di spendere quasi totalmente l'importo del beneficio Rdc goduto. Ciononostante tale incremento previsionale appare di fatto sterilizzato dal comportamento dei soggetti non beneficiari del reddito di cittadinanza che manterrebbero la forte e tradizionale propensione al risparmio, anche e soprattutto a causa della costante incertezza e instabilità del quadro economico complessivo del Paese;
    la stessa occupazione si prevede in calo nel 2019 e nel 2020 del –0,2 per cento, almeno. Stante ai dati dichiarati da INPS i risultati del reddito di cittadinanza appaiono già scarsi e molto più limitati di quanto il Ministro del lavoro e delle politiche sociali abbia promosso finora: poco meno di 490 mila richieste lavorate e accolte dopo circa tre mesi dall'adozione del decreto-legge n. 4 del 2019, senza considerare le discutibili scelte operate da INPS e Governo volte a sollecitare e favorire i percorsi di uscita e liquidazione di pensione «quota 100» e la lavorazione delle domande di beneficio Rdc, a discapito degli altri servizi e delle altre richieste da parte di cittadini, famiglie e lavoratori che pur non rientrando nelle platee delle due misure devono comunque vedersi riconosciuto, tutelato e promosso il diritto all'accesso dei servizi erogati da INPS,

impegna il Governo

   a disattivare le clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA e delle accise sulla benzina e sui tabacchi previsto a legislazione vigente a partire dal 2020, senza fare ricorso a fonti di finanziamento fantasiose e pericolose, quali per esempio una imposta patrimoniale che andrebbe a incidere negativamente sul valore dei beni mobili e immobili degli italiani;
   a prevedere misure volte a ridurre l'impatto del cuneo fiscale e di quello contributivo al fine di alleggerire il costo del lavoro in capo ai datori e alle imprese e al tempo stesso garantire una maggiore disponibilità economica e finanziaria da parte dei lavoratori e delle famiglie, così da rilanciare con efficacia e immediatezza i consumi. Più soldi in tasca ai lavoratori, meno costi per le imprese che assumono. Solo così si può ottenere un mercato del lavoro più dinamico e inclusivo, garantire un processo di mobilità sociale necessario per aumentare le opportunità dei giovani e delle donne. In questa prospettiva, introdurre disposizioni volte a favorire l'occupazione e l'imprenditorialità femminile, combinate a misure volte a promuovere e garantire la parità retributiva di genere e una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata;
   a ridurre la pressione fiscale per famiglie e imprese attraverso l'eliminazione di accise «anacronistiche» sui carburanti e l'introduzione di una «vera» Flat Tax con un'aliquota unica per tutti al 23 per cento integralmente coperta attraverso la definizione di tutto il contenzioso e delle pendenze tributarie nel segno di una pace fiscale, la revisione delle tax expenditures e la riduzione della spesa pubblica improduttiva, a partire dal reddito di cittadinanza. Una rivoluzione fiscale, dunque, accompagnata dall'adozione di misure puntuali finalizzate alla riduzione dei costi della burocrazia e i tempi della giustizia;
   a tutelare il risparmio degli italiani come fonte di eventuale finanziamento di manovre economiche in caso di pretesa «emergenza nazionale», escludendo categoricamente il rischio di introduzione di un'imposta «patrimoniale»;
   a indennizzare con la massima sollecitudine i risparmiatori truffati assicurando la disponibilità delle risorse già previste dalla legge di bilancio 2019, ovvero un miliardo e 500 milioni di euro nell'arco del triennio 2019, 2020 e 2021, nella considerazione che il DEF prevede che la cifra che verrà erogata nel triennio fino al 2021 è la metà, ossia 750 milioni euro, con soli 50 milioni di euro in arrivo entro dicembre;
   a rafforzare le misure volte a contrastare la delocalizzazione e la «cannibalizzazione» delle imprese italiane, con l'adozione di nuovi strumenti che coinvolgano sia gli investitori, anche istituzionali, sia le parti sociali, e in tale quadro semplificare le norme che consentono agli enti territoriali il riuso delle aree e dei siti industriali dismessi sul proprio territorio a fini di insediamento di attività produttive con l'obiettivo di avviare proprie strategie di rilancio economico. A rafforzare, inoltre, le politiche che consentano il rimpatrio delle imprese italiane che hanno precedentemente delocalizzato, sul modello delle analoghe politiche adottate da altri Paesi europei (Francia, GB) e dagli Stati Uniti d'America;
   ad attuare un poderoso piano di investimenti in ricerca e sviluppo nei settori dei servizi collettivi ad alto contenuto tecnologico e innovativo, nell'ideazione di nuovi prodotti che realizzano un significativo miglioramento della protezione dell'ambiente per la salvaguardia dell'assetto idrogeologico e della prevenzione del rischio sismico, dello sviluppo di soluzioni per la gestione del ciclo dei rifiuti e per l'economia circolare, della progettazione di nuovi sistemi di mobilità ecologici e sostenibili;
   ad incrementare gli stanziamenti della cosiddetta Nuova Sabatini, misura di sostegno volta alla concessione alle micro, piccole e medie imprese di finanziamenti agevolati per investimenti in nuovi macchinari impianti e attrezzature, di cui all'articolo 2 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 (legge n. 98 del 2013), semplificandone la possibilità di accesso. A rifinanziare il piano «Industria 4.0» per le imprese italiane;
   a rivedere il Codice degli appalti per rilanciare gli investimenti – con priorità per quelli immediatamente cantierabili – e l'occupazione, prevedendo misure volte a favorire la partecipazione alle gare delle micro e piccole imprese (che costituiscono il 99,4 per cento del tessuto produttivo italiano) e la semplificazione degli adempimenti a carico degli amministratori;
   a confermare senza esitazione la realizzazione delle grandi opere in corso quali la Gronda autostradale di Genova, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico dei Giovi, il collegamento tra Brescia e Padova, la tratta Torino-Lione, anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti dell'Unione europea;
   a contrastare l'emergenza demografica dell'Italia e il calo della natalità con un sistema di misure che favoriscano la famiglia come nucleo fiscale, incentivino il continuo passaggio lavoro-famiglia delle donne, sostengano il mantenimento dei bambini nei primi anni di età, incrementando le risorse destinate a rafforzare la rete dei servizi educativi per l'infanzia (0-3 anni) e delle scuole dell'infanzia (3-6 anni), in particolare nelle regioni meridionali, laddove questa rete appare più debole;
   a ridurre strutturalmente il debito pubblico attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso di minori tasse, più investimenti e consumi, più crescita e minore deficit, e a rafforzare tale processo con introiti derivanti da piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico, ferma restando una valutazione di convenienza nel medio periodo. Le soluzioni basate sull'utilizzo di imposte patrimoniali risultano illusorie e pericolose, perché impoveriscono il Paese, rendendolo facile preda dei fondi «avvoltoio». Al contrario, occorre al più presto un cambio di indirizzo nei confronti del settore dell'edilizia abitativa, definendo un piano d'azione volto ad affrontare la crisi di uno dei settori chiave per l'occupazione e la crescita del Paese e a ridurre il carico fiscale sul settore immobiliare, nonché un grande piano di manutenzione dell'edilizia scolastica;
   ad attuare un grande Piano strategico per il Sud, che abbandoni le vecchie e fallimentari logiche assistenzialiste, e guidi il Meridione nel processo di riallineamento ai migliori standard nazionali ed europei, fondati sull'iniziativa e sul merito. In questo quadro appare quanto mai fondamentale adottare apposite iniziative per realizzare un vero shock fiscale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso la sterilizzazione dell'aliquota IRES favorendo le imprese estere, ma anche italiane che oggi delocalizzano, ad investire nel Mezzogiorno.
(6-00070) «Gelmini, Occhiuto, Mandelli, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, D'Ettore, Pella, Paolo Russo, Brunetta».