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Atto a cui si riferisce:
C.5/00465 (5-00465)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 settembre 2018
nell'allegato al bollettino in Commissione IV (Difesa)
5-00465

  Innanzitutto il mio «grazie» agli interroganti per aver dato al Dicastero che rappresento l'opportunità di esporre anche in questa sede, dopo averlo fatto nelle Aule di Camera e Senato lo scorso luglio, la posizione del Governo sull'iniziativa in questione. Sono infatti convinto che un tema così attuale e rilevante – sia pure noto a tutti voi nella gran parte dei suoi aspetti – non possa prescindere da un sereno dibattito anche nelle sedi naturali a ciò deputate, le Commissioni parlamentari di riferimento.
  L'Iniziativa d'intervento Europeo – per citarla in italiano – è stata promossa dalla Francia con l'obiettivo di sviluppare, attraverso la condivisione di informazioni, una cultura strategica comune ai Paesi che vi aderiscono, al fine di facilitare, se necessario, la rapida attivazione di operazioni per la salvaguardia di interessi strategici condivisi, in maniera svincolata dalle dinamiche decisionali dell'Unione Europea e della NATO.
  Nello specifico, l'iniziativa mira a sviluppare i legami tra le Forze Armate di alcune nazioni europee selezionate in base ai criteri della disponibilità di capacità militari e della volontà politica di agire, coinvolgendole in settori chiave quali la situational awareness, l'analisi degli scenari, il supporto operativo e lo sviluppo della dottrina e delle lezioni apprese. Il progetto, quindi, non promuove la costituzione di una Forza, né tende a formare le cosiddette «Forze armate dell'UE», né comandi, né assetti per interventi militari.
  Quest'iniziativa, dopo un periodo di negoziazione seguito dal precedente Governo, è stata ufficializzata con una Lettera d'intenti che i Ministri della difesa di Francia, Germania, Belgio, Regno Unito, Danimarca, Olanda, Estonia, Spagna e Portogallo hanno firmato lo scorso 25 giugno in Lussemburgo.
  Il progetto è ancora nella sua fase embrionale e molto è ancora da definire; ciò nonostante, ne stiamo monitorando attentamente, e da tempo, gli sviluppi, che sono oggi lieto di poter condividere con voi, in questa sede.
  Onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto sgombrare il campo da equivoci: noi non abbiamo detto «no», sic et simpliciter, all'adesione a questa Iniziativa, di cui condividiamo senz'altro la finalità principale, ossia quella di creare una comune cultura strategica europea.
  Non siamo infatti contrari, in linea di principio, ad una proposta che sia inclusiva e che non impatti sugli importanti progetti comuni già consolidati o in fase di avvio in ambito europeo nel settore della sicurezza e della difesa. Come Dicastero e come Paese fortemente impegnato per un'Europa unita, abbiamo sempre profuso ogni sforzo sia per evitare la frammentazione in un'Unione a due velocità, nella quale ad essere tutelati siano i soli interessi strategici di taluni Stati, sia per eliminare ogni possibile rischio di sovrapposizioni, duplicazioni e dispersioni di risorse.
  Per questo motivo, onorevoli colleghi, ci siamo sempre impegnati per la tanto agognata Difesa Europea, che vede finalmente una possibilità di concreta realizzazione grazie alla recente attivazione della Cooperazione Strutturata Permanente, la PeSCo – un successo importante e senza precedenti in ambito UE – il cui obiettivo è proprio lo sviluppo e l'impiego di capacità operative a livello comunitario, capacità che, peraltro, l'Italia sta contribuendo da protagonista a sviluppare con molteplici progetti già in itinere.
  Ebbene, noi riteniamo che, con la PeSCo, il contenuto della European Intervention Initiative non possa e non debba essere in distonia.
  Ora, le nostre perplessità riguardo all'adesione o meno all'Iniziativa in questione sono state eminentemente legate al suo contenuto iniziale, fortemente permeato dalla tematica dell'intervento.
  A seguito di un'azione di temperamento, la finalità e la missione dell'Iniziativa sono state rese maggiormente aderenti alla missione e alle finalità della PeSCo, che tutti abbiamo firmato; a rimanere immutato rispetto al pregresso è tuttavia il titolo della European Intervention Initiative, il cui riferimento all’Intervention, divenuto ovviamente fuorviante, ci ha indotto a cautela e a chiederne una modifica in senso più coerente con il documento.
  Permettetemi, infine, di rispondere in merito all'opportunità di cooperazione con il Regno Unito, che l'iniziativa in questione garantirebbe a differenza della PeSCo: al riguardo, mi preme rassicurarvi sul fatto che il Dicastero ha ben chiara l'importanza delle relazioni con Londra, tanto da aver firmato, il 16 luglio scorso a Farnborough, in Gran Bretagna, uno Statement of Intent per la collaborazione bilaterale nel settore della Difesa, documento che siamo stati – è il caso di sottolinearlo – il terzo Paese in assoluto a sottoscrivere.
  Onorevoli colleghi, concludo ribadendo, se ce ne fosse bisogno, che questo Governo non si oppone alle finalità perseguite dalla European Intervention Initiative, se orientate allo sviluppo di una cultura strategica integralmente europea e se a salvaguardia di interessi strategici realmente comuni. In questo senso, siamo attenti a coglierne ogni concreto sviluppo, sfruttando le occasioni di dialogo già programmate nel breve termine per valutare contenuti e orientamenti, al fine di maturare in tempi rapidi una decisione finale.