• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/01546 TESTOR, DURNWALDER, SERAFINI, BERUTTI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-01546 presentata da ELENA TESTOR
giovedì 4 aprile 2019, seduta n.107

TESTOR, DURNWALDER, SERAFINI, BERUTTI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:

il lupo è sempre stato considerato dall'uomo come un grande nemico e perciò oggetto di uno sterminio con fucili, bocconi avvelenati e trappole. L'aumento del numero di cani randagi rinselvatichiti ha poi contribuito enormemente a creare la confusione lupo/cane e l'attribuzione dei danni da questi provocati;

in Italia, alla fine degli anni '60, il lupo era ancora considerato una specie cacciabile ed era inserita nella lista degli "animali nocivi". Le prime politiche di conservazione della specie si ebbero a partire dagli anni '70: nel 1971 venne emanato il primo divieto temporaneo di caccia al lupo, nel 1973 venne disposto il divieto di caccia per altri tre anni e nel 1976 il divieto divenne definitivo;

la legge 27 dicembre 1977, n. 968 e la successiva dell'11 febbraio 1992, n. 157 hanno quindi definitivamente dichiarato il lupo specie pienamente e particolarmente protetta. Inoltre il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, recependo la direttiva 92/43/CEE cosiddetta "Habitat" ha inserito il lupo nell'allegato D (specie d'interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa);

a livello comunitario, nel 1979, la specie venne inclusa nell'appendice II della Convenzione di Berna come specie particolarmente protetta. Nel 1992 la citata direttiva 92/43/CEE ha incluso il lupo tra le specie animali di interesse comunitario, che necessitano di misure urgenti di protezione;

il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 riconosce l'importanza della specie a livello comunitario e oltre a prevedere azioni mirate alla ricerca e al monitoraggio, ne vieta la cattura, l'uccisione, lo scambio e la commercializzazione;

a livello internazionale attualmente il lupo è incluso nella Lista rossa delle specie minacciate dell'Unione internazionale per la conservazione della natura e delle risorse naturali, come specie "Vulnerabile". Inoltre la CITES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione) include il lupo nell'allegato II;

l'Italia si è dotata nel 2002 di un Piano d'azione per la conservazione e gestione del lupo, che esclude la possibilità di attivare deroghe ai divieti di abbattimento della specie. È dunque attualmente vietata l'uccisione di esemplari della specie;

il Ministero dell'ambiente ha elaborato il nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, che sostituisce quello del 2002, dopo un processo di consultazione di Regioni, Province autonome, ISPRA e portatori di interesse. Il Piano prevede 22 azioni che mirano alla conservazione ed alla risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività antropiche;

da un'attenta valutazione del Piano non si evincono misure sufficientemente idonee a garantire una risolutiva gestione del fenomeno, considerato che il Piano, a seguito di una continua evoluzione del quadro faunistico, necessita di un continuo aggiornamento delle sue linee;

negli ultimi anni la popolazione del lupo ha visto un incremento in molte parti d'Italia, specialmente nell'arco alpino;

le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e l'Ispra, monitorano costantemente il numero e il movimento dei lupi e molti scienziati ne stanno studiando la proliferazione;

si sono moltiplicate le richieste di indennizzi da parte degli agricoltori per i danni subiti e contemporaneamente gli aiuti erogati per le varie misure di prevenzione;

la presenza di branchi di lupi sta scoraggiando, in molte aree, l'attività di allevamento con la negativa conseguenza, in termini economici ed ambientali, dell'abbandono del presidio di aree naturalisticamente importanti, mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre a essere una risorsa fondamentale per l'economia montana, rappresenta anche uno strumento di valorizzazione del territorio e delle tradizioni culturali che lo caratterizzano;

i lupi, che per anni sono stati quasi creature leggendarie e difficilissime da incontrare, sono sempre più spesso al centro delle cronache, e non solo per gli avvistamenti. Ci sono predazioni su greggi e allevamenti e nelle aziende faunistiche caprioli e cinghiali vengono sbranati. Altra cosa che preoccupa i residenti che vivono fianco a fianco con i branchi sono i comportamenti anomali per la specie, come gli attacchi subiti dai cani durante le battute di caccia e non solo, e ancora di più i casi di lupi che si sono avvicinati alle abitazioni;

un'eccessiva e non gestita presenza di lupi rende impossibile, infatti, l'allevamento allo stato brado, che rappresenta un'attività agricola fortemente orientata alla valorizzazione ed alla tutela della biodiversità. I sistemi di prevenzione normalmente adottati, ad esempio con recinti o cani addestrati, per evitare i danni agli armenti si rivelano, se pur costosi e con molte controindicazioni, spesso inefficaci, specie per le ampie aree destinate al pascolo brado estivo,

si chiede di sapere:

quali iniziative si intendano adottare ai fini della tutela degli allevamenti;

quali iniziative si intendano adottare per la protezione del bestiame e per la dissuasione dei predatori;

quali iniziative si intendano adottare per prevenire situazioni di pericolo per l'incolumità delle persone in prossimità dei centri abitati;

se non si ritenga opportuno che la gestione dei grandi carnivori venga affidata ai territori attraverso lo stanziamento di risorse e di maggiori deleghe per il controllo del territorio.

(4-01546)