• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00759 RAMPI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: secondo quanto riportato da organi di stampa, il 6 febbraio 2019 un uomo, di cui non sono state...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00759 presentata da ROBERTO RAMPI
mercoledì 3 aprile 2019, seduta n.106

RAMPI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

secondo quanto riportato da organi di stampa, il 6 febbraio 2019 un uomo, di cui non sono state riportate le generalità, affetto da tossicodipendenza da cocaina sarebbe stato arrestato per spaccio di droga e portato nel carcere di Civitavecchia;

grazie a una chiamata anonima effettuata dal carcere, l'avvocato Davide Vigna, legale dell'uomo, si sarebbe recato allarmato in carcere l'11 febbraio e avrebbe trovato il suo assistito con un collare ortopedico, plurime ecchimosi, escoriazioni in tutto il corpo, una ferita alla testa, visibilmente provato psicologicamente;

dopo una segnalazione all'ex deputata Rita Bernardini da parte dell'avvocato sarebbe emerso che l'uomo sarebbe stato picchiato selvaggiamente da un compagno di cella di cui aveva segnalato più volte, invano, segni evidenti di squilibrio (testate al muro e urla);

secondo quanto riportato da organi di stampa, appena era rientrato dal passeggio, il compagno di cella gli avrebbe lanciato contro uno sgabello di legno, poi gli sarebbe saltato addosso, mentre era caduto a terra per il colpo subito, e avrebbe continuato a riempirlo di calci, pugni e graffi fino all'intervento di un agente di Polizia penitenziaria, a sua volta aggredito del detenuto;

dopo il brutale pestaggio, le autorità penitenziarie non avrebbero rilasciato alcuna comunicazione ufficiale. L'avvocato Vigna avrebbe appreso la notizia solo grazie ad una chiamata anonima;

l'avvocato Vigna ha dichiarato l'intenzione di intentare una causa civile per violazione dell'obbligo di protezione dei detenuti a tutela dei diritti inviolabili della persona anche in regime di detenzione;

premesso inoltre che, a quanto risulta all'interrogante:

per giorni l'autorità penitenziaria non avrebbe dato alla sorella del detenuto l'autorizzazione a visitare l'uomo, nonostante nell'ordinanza non fossero state disposte limitazioni alle visite;

grazie alla sollecitazione dell'avvocato, la cancelleria del giudice per le indagini preliminari aveva inoltrato al carcere l'autorizzazione esplicita alla possibilità per l'uomo di fare i colloqui. Nonostante il nulla osta, l'autorità penitenziaria il giorno seguente avrebbe negato alla sorella la possibilità del colloquio. Solo successivamente, una volta appreso che la cancelleria del giudice per le indagini preliminari aveva sostenuto di aver mandato da tempo la comunicazione in PEC con il nulla osta, gli agenti avrebbero dato alla sorella del detenuto il permesso di visita;

considerato che:

come riferito dall'avvocato Vigna, l'uomo non aveva mai subito una custodia cautelare;

i fatti che gli vengono contestati sono precedenti a una condanna, sempre per spaccio, risalente al 2017, con la sospensione condizionale della pena;

come ha spiegato il suo avvocato, l'uomo era già stato arrestato in flagranza nel 2017 e il giudice gli aveva concesso gli arresti domiciliari (poi sostituiti con l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) poiché aveva un quantitativo non elevato di droga ed era lui stesso un consumatore. L'uomo aveva ammesso il fatto che gli veniva contestato e così, scelto il rito abbreviato, il giudice lo aveva condannato a 2 anni con la concessione della sospensione condizionale della pena;

nel febbraio 2019, l'uomo è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare per fatti avvenuti prima di quelli per i quali cui l'uomo era stato già condannato che, secondo l'avvocato, sarebbero in continuazione con i precedenti;

nonostante questo e il fatto che l'uomo non abbia più commesso alcun reato dal 2017, nel febbraio scorso non gli sono stati concessi gli arresti domiciliari,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e se non ritenga opportuno e doveroso promuovere con urgenza un'ispezione presso il carcere di Civitavecchia per far luce sui fatti avvenuti e stabilire le responsabilità dell'amministrazione penitenziaria, al fine di evitare il ripetersi dei suddetti fatti;

quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire e tutelare l'incolumità e la sicurezza personale delle persone detenute nelle strutture penitenziarie del nostro Paese, presidi ineludibili di un Paese civile;

se risulti noto per quali motivi all'uomo non siano stati concessi gli arresti domiciliari.

(3-00759)