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Atto a cui si riferisce:
C.5/01579 (5-01579)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 28 marzo 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-01579

  La questione del disarmo nucleare è seguita con grande attenzione dal Governo nel contesto degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese e del complesso quadro di sicurezza attuale. Nei consessi internazionali di riferimento, l'Italia intende continuare a promuovere l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, da raggiungere attraverso un «approccio progressivo» e inclusivo al disarmo.
  Tale approccio è associato al riconoscimento della centralità del Trattato di Non Proliferazione nucleare, alla sua universalizzazione e all'interdipendenza dei suoi tre pilastri (disarmo, non-proliferazione e uso pacifico delle tecnologie nucleari), ed in particolare dell'Articolo VI del Trattato, il quale impegna gli Stati Parte ad intraprendere in buona fede negoziati su misure relative al disarmo nucleare.
  Su queste basi, assieme ai Paesi che condividono la nostra posizione, l'Italia continua a promuovere e sostenere iniziative che costituiscono i tasselli di un percorso, graduale e realistico, atto a favorire un processo di disarmo nucleare irreversibile, trasparente e verificabile.
  Gli obiettivi di queste iniziative sono l'entrata in vigore del Trattato per la messa al bando totale dei test nucleari (CTBT); la conclusione di un Trattato sulla messa al bando del materiale fissile idoneo alla fabbricazione di armi nucleari (FMCT); l'approfondimento degli strumenti e del ruolo delle verifiche nei processi di disarmo nucleare, in un'ottica inclusiva che preveda il coinvolgimento di Paesi non militarmente nucleari; la creazione di Zone libere da armi nucleari, soprattutto in Medio Oriente (da realizzarsi con il consenso di tutti gli Stati della regione); una maggiore trasparenza degli Stati militarmente nucleari.
  L'Italia partecipa attivamente al processo preparatorio della Conferenza di riesame del Trattato di Non Proliferazione del 2020 (il terzo comitato Preparatorio si svolgerà a New York dal 29 aprile al 10 maggio prossimi) che è occasione per riaffermare la centralità del Trattato, lavorando con gli altri Stati Parte in vista di un suo rafforzamento e della sua universalizzazione. Anche in tale sede, da parte italiana si sottolinea l'importanza del disarmo nucleare e dell'approccio progressivo al medesimo, anche nelle specifiche articolazioni sopra richiamate.
  In relazione al CTBT, l'Italia ha avuto un ruolo particolarmente profilato nel 2018, con la presidenza della Commissione Preparatoria dell'Organizzazione del Trattato per la messa al bando totale dei test nucleari (CTBTO). Il nostro Paese continua, altresì, a investire sostanzialmente sul funzionamento del Sistema di monitoraggio Internazionale delle esplosioni nucleari, istituito in via provvisoria in attesa dell'entrata in vigore del Trattato.
  In occasione dei principali consessi internazionali dedicati al disarmo, in particolare la Prima Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e la Conferenza sul Disarmo, l'Italia continuerà a ribadire il proprio sostegno ai citati obiettivi dell'approccio progressivo (come avvenuto anche di recente con la mia partecipazione al Segmento di Alto Livello della Conferenza sul Disarmo, lo scorso 25 febbraio a Ginevra).
  Come rilevato dagli interroganti, a seguito della Risoluzione «Taking forward multilateral disarmament negotiations» adottata dalla 71ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stata avviata la Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente vincolante sulla proibizione delle armi nucleari. Il processo negoziale si è concluso il 7 luglio 2017 a New York, con l'adozione del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons – TPNW).
  Coerentemente con la propria posizione ispirata al cosiddetto approccio progressivo al disarmo, l'Italia non ha partecipato alla Conferenza e non ha firmato il Trattato, poiché si è ritenuto che l'iniziativa fosse suscettibile, da un lato, di portare ad una forte contrapposizione in seno alla Comunità Internazionale su una questione che richiede un impegno universale e il pieno coinvolgimento anche dei Paesi militarmente nucleari e, dall'altro, di erodere politicamente il quadro giuridico internazionale esistente in materia di disarmo e non-proliferazione nucleare, oltre che la credibilità dell'approccio progressivo.
  Alcune sue disposizioni sollevano dubbi circa la reale capacità del Trattato di porsi quale strumento di disarmo nucleare irreversibile, trasparente e verificabile.
  Vorrei fare al riguardo qualche esempio: il Trattato prefigura standard di verifiche minime inferiori rispetto a quelli che si stanno affermando nel quadro del TNP, dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica e, da ultimo, dell'accordo sul programma nucleare iraniano; esso non chiarisce a sufficienza i rapporti tra il nuovo strumento e il vigente Trattato di non proliferazione nucleare, lasciando libero uno Stato di aderirvi dopo essersi ritirato dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare stesso e di sottrarsi, così, a controlli internazionali più stringenti; il divieto di esperimenti nucleari incluso nel Trattato non contempla alcun sistema di controllo e verifiche analogo a quello previsto dal Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari, diminuendo paradossalmente le prospettive di auspicata entrata in vigore di quest'ultimo.
  La posizione del Governo sul Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari resta orientata, in continuità con la posizione dei Governi che ci hanno preceduto, sulla base delle considerazioni sopra esposte e dagli impegni internazionali assunti dal nostro Paese.