• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00218 (7-00218) «Sportiello, Menga, Sarli, Massimo Enrico Baroni, Leda Volpi, Mammì».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00218presentato daSPORTIELLO Gildatesto diGiovedì 28 marzo 2019, seduta n. 151

   La XII Commissione,

   premesso che:

    è stato siglato dalla Conferenza unificata, nel dicembre 2010 l'accordo concernente «Linee d'indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo»;

    tale accordo menziona, nell'allegato 4:

     le prime linee guida sul taglio cesareo del 2010 (aggiornate poi nel 2014) finalizzate al miglioramento nella comunicazione tra le donne e gli operatori sanitari sulle modalità del parto;

     le raccomandazioni rivolte ai professionisti della salute coinvolti nel percorso di assistenza alla nascita e alle donne, per i quali è stata predisposta una versione a loro rivolta dal titolo «Taglio cesareo solo quando serve»;

    la linea guida 19 del Ministero della salute (aggiornata nel 2014) contengono un elenco di raccomandazioni per gli operatori sanitari che devono fornire alle donne le conoscenze adeguate a sostegno di scelte consapevoli sul parto;

    in particolare, le raccomandazioni indicano che tutte le donne in gravidanze devono ricevere informazioni, basate su prove scientifiche, in merito al taglio cesareo che includono tra l'altro:

     le indicazioni assolute e relative al taglio cesareo;

     i potenziali benefici e danni associati al taglio cesareo per la salute della donna e del neonato;

     le modalità di espletamento dell'intervento chirurgico;

     le implicazioni per future gravidanze e nascite dopo il taglio cesareo;

    il rapporto annuale sull'evento nascita in Italia – CeDAP 2015, ultimo rapporto disponibile, illustra le analisi dei dati rilevati per l'anno 2015 dal flusso informativo del certificato di assistenza al parto (CeDAP);

    il rapporto, tra l'altro, descrive la seguente situazione:

     si riporta la tendenza degli anni precedenti, nell'anno 2015 il 34,2 per cento dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali, che evidenziano un ricorso eccessivo all'espletamento del parto per via chirurgica;

     rispetto al luogo del parto si registra un'elevata propensione all'uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate, in cui si registra tale procedura in circa il 52,5 per cento dei parti contro il 31,9 per cento negli ospedali pubblici;

     il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere: si ricorre al taglio cesareo nel 27,7 per cento dei parti di madri straniere e nel 36 per cento dei parti di madri italiane;

     per i parti vaginali dopo un precedente taglio cesareo (Vbac), si registra nel 2015, a livello nazionale, una percentuale pari al 12,6 per cento; tale fenomeno si verifica quasi esclusivamente nei punti nascita pubblici dove circa il 13,7 per cento dei parti con precedente cesareo avviene in modo spontaneo contro il 7,3 per cento nelle case di cura private accreditate e l'1,9 per cento delle case di cura private non accreditate;

     le regioni del Nord presentano generalmente percentuali di parti cesarei inferiori alla media nazionale, mentre tra le regioni del Sud si registrano anche valori superiori al 20 per cento;

    secondo le schede di dimissioni ospedaliere (Sdo) del 2016 i parti cesarei sono pressoché stabili da un anno all'altro, ma non hanno subìto riduzioni evidenti negli ultimi 10 anni (sono il 34,9 per cento nel 2016, erano il 35,4 per cento nel 2015, il 38,2 per cento nel 2010 e il 38,4 per cento nel 2007); le regioni, come sempre, presentano dati non omogenei con la media nazionale;

    il Sud, nonostante i cali di alcune regioni, resta al 42,3 per cento di media, 7,4 punti percentuali in più della media italiana;

    sono state pubblicate nel mese di febbraio 2018 le nuove linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità sulle nascite, che contengono raccomandazioni riguardanti non solo gli aspetti clinici della gestione e dell'assistenza durante il travaglio e il parto, ma anche indicazioni per i bisogni psichici ed emozionali delle donne. Il documento contiene 56 indicazioni e pone tra gli obbiettivi degli Stati la riduzione della mortalità materna e neonatale globale e la riduzione degli interventi ostetrici e dei parti cesarei, nel rispetto dei diritti umani e delle scelte di ciascuna donna;

    a Roma nel 2018 è partito un progetto di «ostetrica di famiglia e di comunità» grazie alla convenzione sottoscritta dalla Federazione nazionale collegi ostetriche (Fnco) con il Centro di pastorale della famiglia del Vicariato e con alcune associazioni;

    l'ostetrica di comunità è un modello validato dall'Organizzazione mondiale della sanità per i Paesi sia a basso reddito sia ad alto reddito: non a caso è sviluppato da decenni nel Nord Europa e in Gran Bretagna. L'obiettivo di questo modello sanitario è quello di assistere in particolare le donne in stato di disagio sociale,

impegna il Governo:

   a promuovere, di concerto con le regioni e le provincie autonome, tutte le iniziative per favorire il parto naturale su tutto il territorio del Paese, secondo le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   a sviluppare strumenti/audit con le regioni che permettano di identificare le variabili alla base delle cause dell'elevato ricorso al taglio cesareo (richieste di tagli cesarei da parte delle donne, numero e percentuali di tagli cesarei elettivi, dati epidemiologici);

   a valutare l'opportunità di promuovere un'indagine a livello nazionale per esaminare le cause che favoriscono un'elevata propensione all'uso del taglio cesareo nelle case di cura private accreditate con il sistema sanitario nazionale;

   a promuovere iniziative finalizzate a contrastare l'eccessivo ricorso al taglio cesareo e a verificare i dati della mortalità materna e neonatale legata ai parti cesarei;

   ad adottare tutte le iniziative per contrastare le disparità territoriali e sociali e per favorire il pieno accesso ai servizi sanitari per la tutela materno-infantile, migliorando la fruibilità dei servizi da parte della popolazione socialmente più debole e prevedendo misure per disciplinare il modello sanitario, così come validato dall'Organizzazione mondiale della sanità;

   ad intraprendere le iniziative di competenza per reinvestire eventuali risorse finanziarie liberate dalla riduzione dei cesarei per migliorare la preparazione al travaglio e al parto, per implementare strategie di riduzione del dolore, per assicurare il tirocinio professionale di ginecologi e ostetriche e per implementare il personale nei reparti di ostetricia ginecologia;

   a promuovere, dove ci siano le indicazioni cliniche, il parto fisiologico dopo un pregresso taglio cesareo attraverso una dettagliata informazione alla donna sulle procedure e sui controlli che si metteranno in atto durante il travaglio e la formazione adeguata a tale proposito delle ostetriche e dei medici.
(7-00218) «Sportiello, Menga, Sarli, Massimo Enrico Baroni, Leda Volpi, Mammì».