• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00062    premesso che:     il prossimo Consiglio europeo previsto per il 21-22 marzo 2019, svolgerà i seguenti temi all'ordine del giorno: Brexit, occupazione, crescita e...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00062presentato daGELMINI Mariastellatesto diMartedì 19 marzo 2019, seduta n. 144

   La Camera,
   premesso che:
    il prossimo Consiglio europeo previsto per il 21-22 marzo 2019, svolgerà i seguenti temi all'ordine del giorno: Brexit, occupazione, crescita e competitività, cambiamenti climatici e relazioni esterne;
    tra i temi urgenti nell'ambito delle relazioni estere, particolarmente rilevante è il vertice Unione europea-Cina che si terrà il 9 aprile 2019, insieme alla verifica dei progressi compiuti nella lotta alla disinformazione, in considerazione della necessità di proteggere l'integrità democratica delle elezioni europee e nazionali in tutta l'Unione europea;
    per quanto attiene ai rapporti con la Cina, in un contesto globale che vede gli Usa allo scontro sui dazi con il gigante asiatico, occorre che l'Unione europea adotti un approccio e un indirizzo comune, al fine di frenare le tendenze protezionistiche in atto, in favore di un mercato multilaterale e del libero commercio, e, al contempo, rappresentando adeguatamente le preoccupazioni degli Stati membri;
    occorre, infatti, tener presente le diverse posizioni all'interno dell'Unione: mentre i Paesi dell'est guardano con interesse al nuovo progetto cinese della «Nuova via della seta», altri Paesi (in primis Francia e Germania) sono più scettici, preoccupati per la politica estera aggressiva da parte della Cina che potrebbe danneggiare non solo il commercio europeo, ma anche il know-how e gli standard continentali in altri ambiti, quali lo sviluppo sostenibile e le regolamentazioni sul lavoro;
    la Cina è attualmente il secondo partner commerciale dell'Unione europea, ed entro il 2020 potrebbe addirittura superare gli Stati Uniti; è auspicabile, dunque, rinnovare la cooperazione con un partner considerato strategico, basando, tuttavia, la relazione con Pechino sul rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto e sul contrasto alla concorrenza sleale (come ribadito nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo nel settembre 2018);
    una delle sfide è quella relativa al web e alla sicurezza informatica, tenuto conto che otto dei 25 siti internet più popolari al mondo sono bloccati nel Paese asiatico, a cui si aggiunge il blocco dei siti web delle principali aziende tecnologiche dell'informazione; l'Unione europea dovrebbe attivarsi per la rimozione dei limiti alla libertà sulla rete e l'introduzione di un regolamento sui diritti di tutela della privacy;
    gli investimenti cinesi in infrastrutture strategiche europee non dovrebbero ostacolare il libero commercio e occorre scongiurare il rischio che questi garantiscano vantaggi alle sole imprese cinesi; rilanciare una partnership unione europea-Cina significa anche favorire una maggiore concorrenza e trasparenza, affinché sia data piena adesione agli standard ambientali e sociali, ampiamente consolidati in ambito Ue;
    sulla base di tali fondate preoccupazioni, il 5 marzo 2019 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato un regolamento che istituisce un quadro per il controllo degli investimenti esteri diretti nell'Unione europea; per la prima volta l'Unione si dota di uno strumento volto a rafforzare la protezione dei propri settori strategici, mentre i suoi principali partner commerciali hanno già messo a punto norme di questo tipo. Tali norme assicureranno che l'apertura del mercato europeo vada di pari passo con la protezione adeguata delle attività strategiche, a che le relazioni siano improntate a un regime di reciprocità, in particolare nel campo dei servizi finanziari e del trasferimento di tecnologia;
    inoltre, le sfide connesse ai rapporti con il colosso asiatico potrebbero ingigantirsi con la Brexit e il ritiro della Gran Bretagna dall'Unione europea, laddove Londra potrebbe concordare un'intesa bilaterale con Pechino; la Cina ha acquisito influenza in Europa proprio grazie agli investimenti diretti, frutto di accordi bilaterali con i singoli Stati membri o del cosiddetto formato «16+uno» nei Balcani, diventando un serio concorrente nei mercati esteri;
    la cancelliera Angela Merkel ha annunciato di voler organizzare per la prima volta un vertice Unione europea-Cina con tutti gli Stati membri, sotto la presidenza tedesca del Consigli dell'UE nel 2020, un vertice che, secondo le intenzioni, non dovrà configurarsi come un'alternativa geostrategica al partenariato con gli Stati Uniti, ma come un proseguimento di un dialogo strategico con Pechino esteso anche a livello europeo;
    la stessa esigenza di raggiungere e mantenere la «piena unità» da parte della Ue nelle relazioni con la Cina, sia in termini di sfide che di opportunità, è stata di recente espressa sia dal Parlamento europeo che dalla Commissione europea;
    il Parlamento europeo, con l'approvazione di una recente risoluzione, esprime preoccupazione per la crescente presenza tecnologica della Cina nell'Unione europea e le vulnerabilità informatiche nell'acquisto dei materiali per il 5G, proponendo di diversificare gli acquisti con diversi fornitori, di introdurre procedure di appalto in più fasi, di stabilire una strategia per ridurre la dipendenza dell'Europa dalla tecnologia di sicurezza informatica straniera e di creare un sistema di certificazione di cyber-sicurezza per l'introduzione del 5G;
    la Commissione europea, contemporaneamente, ha avvertito circa il pericolo di una «pervasività della penetrazione cinese in alcune economie, anche europee, che in assenza del rispetto delle norme di base del diritto internazionale, mette a rischio non solo il mercato unico ma gli stessi valori economici e sociali dell'Unione», affermando, infine, che: «nel cooperare con la Cina, tutti gli stati membri, individualmente o all'interno di quadri di cooperazione sub regionali, hanno una responsabilità di assicurare coerenza con il diritto, le regole e le politiche della Ue»;
    per quanto riguarda la posizione dell'Italia nelle relazioni con il colosso asiatico, da segnalare che il nostro Paese esporta in Cina beni e servizi per oltre 450 miliardi di euro all'anno, con un particolare interesse, dunque, a mantenere i mercati, aperti; rileva il prossimo incontro del 22, e 23 marzo, con la visita del Presidente della Repubblica Cinese Xi Jinping a Roma, e suscita preoccupazione la paventata firma da parte del nostro esecutivo del documento di intesa per appoggiare la cosiddetta «Nuova Via della Seta» («Belt and Road Iniziative», BRI), con cui l'Italia potrebbe essere il primo Paese del G7 ad appoggiare la BRI; la sola notizia ha già creato allarme da parte dei nostri storici alleati, tra cui gli Usa, e tale decisione potrebbe danneggiare significativamente l'immagine internazionale del nostro Paese;
    la cosiddetta «Nuova via della seta» cinese trova l'opposizione di numerosi Paesi europei e degli Stati Uniti a causa della preferenza accordata alle imprese cinesi, con investimenti che tendono a trasformarsi nelle cosiddette «trappole del debito», rafforzando l'influenza del Governo della Repubblica popolare nel controllo di asset strategici, come quello militare;
    il dialogo economico e la cooperazione con Pechino è importante che si rafforzi e, in particolare con riguardo all'Italia, dovrà tener conto della tutela degli interessi nazionali e della collocazione geopolitica italiana nell'Unione europea e nello scacchiere internazionale; l'importanza della Cina, ma, più in generale di tutto il Sud-est asiatico, è fondamentale per la nostra economia e per quella mondiale nel suo complesso. L'Asia svolgerà, sempre più un ruolo di primo piano nel XXI secolo, diventando un attore fondamentale nella globalizzazione. Anche per questo, l'Unione europea di fronte a sfide importanti, ma è evidente che solo con l'unità dell'Unione, e non con azioni che indeboliscono la costruzione europea, tali sfide si possono vincere;
    il 15 ottobre 2018 il Consiglio affari esteri dell'unione europea ha approvato la «strategia dell'UE in materia di connessione tra l'Europa e l'Asia» (presentata a Bruxelles il 18 e 19 ottobre all'Asia-Europe Meeting Asem, forum dedicato al dialogo e alla cooperazione interregionale a cui partecipano 51 Stati compresi Cina, India e Russia). Tale strategia mira alla realizzazione di investimenti infrastrutturali nei prossimi anni in tutto il continente asiatico, un'iniziativa strutturata non in contrapposizione al piano cinese BRI, ma per dotare l'Europa di un approccio sistematico e all'avanguardia rispetto ai rapporti con il continente asiatico,

impegna il Governo

   1) in considerazione degli sviluppi evolutivi della politica commerciale dell'Unione europea con la Cina, dirimente per il futuro stesso dell'Europa e determinante per l'impatto degli investimenti esteri sugli interessi nazionali, a sostenere le azioni concordate, con un approccio comune dell'Unione, al fine di: combattere la concorrenza sleale, sostenere le misure antidumping europee, contrastare le pratiche che permettono lo sviluppo di una concorrenza sleale con prodotti venduti sottocosto, che riducono illegalmente i costi operativi legati alla manodopera, che danno luogo a violazioni dei diritti dei lavoratori, difendere e proteggere le imprese e gli asset strategici e i relativi posti di lavoro, favorendo solo accordi commerciali che, producendo ricchezza e occupazione, non intacchino la tutela dei prodotti di qualità, delle nostre imprese e dei consumatori, con il rispetto di standard sanitari, sociali e ambientali; preservare tutti gli strumenti di controllo sugli investimenti stranieri a tutela dei nostri brevetti, tecnologie e creatività, in quanto difendere le produzioni e l'ingegno italiano, e quelli a livello europeo è una nostra priorità, in coerenza con le politiche e le norme del diritto dell'Unione europea;
   2) a riconsiderare, in vista dell'imminente incontro tra il presidente del Consiglio Conte e il premier cinese Xi Jinping in Italia, la sottoscrizione di documenti impegnativi, come quello relativo all'adesione di Roma al Memorandum d'intesa sulla collaborazione italiana al progetto economico cinese cosiddetto BRI – Via della seta, il quale pur non configurandosi come un trattato internazionale, impegna a una collaborazione ad ampio spettro per 5 anni, ulteriormente rinnovabili, prevedendo un pronunciamento e un indirizzo univoco e condiviso anche a livello parlamentare;
   3) a lavorare affinché rilevanti progetti economici con Pechino, come quello della nuova via della Seta, non siano concordati al di fuori dall'Unione europea e al di fuori dal consesso dei paesi del G7, affinché l'Italia possa confrontarsi e accordarsi con la Cina da una posizione di forza;
   4) ad assumere iniziative affinché, pur nell'ambito di un auspicato sviluppo dei rapporti commerciali con Pechino, siano scongiurati i rischi di una penetrazione della nuova tecnologia per le reti di comunicazione mobile 5G, per preservare e tutelare gli interessi e le infrastrutture strategiche nazionali, incluse quelle delle telecomunicazioni, evitare investimenti predatori e trasferimenti di know how e di tecnologie di punta, mantenendo una posizione coerente con la collocazione euroatlantica dell'Italia, dove l'Alleanza atlantica è il pilastro fondamentale della nostra politica estera;
   5) a sostenere l'azione europea atta a identificare, entro la fine del 2019, i gap nella normativa europea da colmare, per affrontare con efficacia gli effetti distorsivi sul mercato interno della proprietà statale e dei finanziamenti statali alle imprese straniere; nonché a garantire una efficace salvaguardia contro le implicazioni in termini di sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, definendo un approccio comune europeo alla sicurezza delle reti 5G.
(6-00062) «Gelmini, Occhiuto, Valentini, Rossello, Bergamini, Orsini, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Sibilia, Vietina, D'Attis, Baratto, Lupi, Tondo, Colucci, Sangregorio».