• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/01659 (5-01659)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01659presentato daMURONI Rossellatesto diMartedì 12 marzo 2019, seduta n. 140

   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   Priverno è un comune in provincia di Latina caratterizzato dalla presenza di numerosi siti estrattivi. Purtroppo, negli anni, l'assenza di organiche politiche di gestione hanno fatto sì che le attività di estrazione di sabbie silicee e pietra calcarea si sviluppassero senza tener conto del grande impatto ambientale e senza un vero recupero delle aree scavate;

   molti sono i siti dismessi che, abbandonati al loro destino, non hanno possibilità di essere ripopolati dalla vegetazione autoctona senza un progetto di ripristino. Tra questi, il sito minerario di «Conchetella» rappresenta un esempio in negativo: un buco di circa 20 ettari, sfruttato per anni e mai ripristinato, ove la falda acquifera sottostante è affiorata a causa della eccessiva profondità degli scavi;

   la concessione mineraria in località «Conchetella» risale al 1990 e, dopo varie proroghe, vede il suo termine nel 2012, anno in cui il comune di Priverno, dopo aver constatato, a quanto risulta all'interrogante, il mancato rispetto del termini concessori – relativamente al ripristino dell'area con la piantumazione di specie arboree della macchia mediterranea e all'assestamento delle scarpate altrimenti soggette a fenomeni di dilavamento e crolli per erosione – decide di escutere la fideiussione posta a garanzia del ripristino mai avvenuto;

   da allora nulla è cambiato: i fondi della fideiussione bancaria introitati dall'ente avrebbero dovuto essere usati per il ripristino, ma l'area si presenta tuttora in condizioni di estremo degrado ambientale. La mancanza di un presidio la espone ad abbandono di rifiuti, anche pericolosi i quali, venendo in contatto con la falda affiorante, potrebbero inquinarla irrimediabilmente;

   da anni si è in attesa di un segnale da parte degli enti preposti, in primis la regione Lazio, ad oggi nulla è avvenuto;

   è importante sottolineare come, questo modus operandi, sia di fatto comune ai numerosi siti minerari presenti nella zona ricompresa tra il comune Lepino e la prospiciente Pianura pontina, territorio caratterizzato da altissimo valore ambientale per la presenza, ad esempio, del cosiddetto «bosco del Polverino» protetto da vincoli imposti da direttive europee e caratterizzato da un alto coefficiente di biodiversità, anche per la presenza del fiume Amaseno, cantato da Virgilio nell'Eneide;

   a fine agosto 2018, attraverso la pubblicazione delle relative determinazioni, il comune di Priverno ha rivelato quanto ha incassato come contributo di ripristino ambientale per il danno fatto al territorio, attraverso l'attività di escavazione, dai gestori di tre cave;

   si sottolinea che la legge della regione Lazio, n. 17 del 2004, «Disciplina organica in materia di cave e torbiere», impone che entro il 30 settembre di ogni anno i comuni versino alla regione Lazio, il 20 per cento delle somme derivanti dalla riscossione del contributo dovuto per il materiale associato indicando nella causale: «Contributo per il recupero ambientale per il materiale associato»;

   la stessa legge prevede che il comune utilizzi il restante 80 per cento per specifiche attività, quali ad esempio il risanamento ambientale-:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza e in sinergia con la regione Lazio, per affrontare la questione del danno ambientale derivante dai numerosi siti estrattivi dismessi e abbandonati al loro destino, presenti nel comune di Priverno, iniziando dal sito minerario di «Conchetella», che, per le condizioni in cui si trova, non ha la possibilità di essere ripopolato dalla vegetazione autoctona rappresentando un esempio in negativo, in quanto, sfruttato per anni e mai ripristinato, si caratterizza per la presenza di una falda acquifera sottostante che è affiorata a causa della eccessiva profondità degli scavi, con grave pericolo di frane e smottamenti.
(5-01659)