• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00297 (2-00297) «Elvira Savino».



Atto Camera

Interpellanza 2-00297presentato daSAVINO Elviratesto diGiovedì 7 marzo 2019, seduta n. 138

   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   da circa tre anni, presso le competenti istituzioni dell'Unione europea, si sta discutendo la cosiddetta «direttiva copyright», un provvedimento atteso da tutta l'industria culturale nazionale volto a promuovere l'accesso legale alle opere originali protette e, allo stesso tempo, scoraggiare la diffusione non autorizzata di dette opere sulle piattaforme on line, nonché garantire una giusta remunerazione per i creatori di opere dell'ingegno (autori e imprese) derivante dall'uso massivo di contenuti sul web;

   la direttiva intende porre termine a un vero e proprio vuoto legislativo, sfruttato da molti operatori digitali che rifiutano di ottenere una licenza equa per veicolare contenuti creativi (musica, libri, serie TV, film e altro). La questione risale all'epoca dell'introduzione della direttiva sul commercio elettronico (direttiva 2000/31/CE) che stabilì l'assenza di responsabilità (cosiddetta safe harbor) per gli intermediari neutrali e passivi (ovvero le Telecom dell'epoca) rispetto ai contenuti scambiati dagli utenti;

   sfruttando lo spazio lasciato vuoto da queste disposizioni, hanno prosperato, diventando veri e propri giganti del web, anche piattaforme cosiddette user upload content (UUC) quali YouTube, o social media come Facebook, che tutto sono tranne che operatori neutrali e passivi;

   da ciò ne è conseguito una sperequazione nello sfruttamento economico dei contenuti culturali (cosiddetti value gap) che ha generato e continua a generare danni immediati per l'industria creativa, nonché uno squilibrio di mercato ampio e strutturale: per esempio, YouTube remunera i contenuti legali diffusi sulla piattaforma 20 volte meno per utente all'anno di Spotify, sebbene – tra le altre cose – YouTube abbia 2 miliardi di utenti, mentre Spotify vanti 70 milioni di abbonati;

   i giganti del web hanno scatenato, grazie alle loro ingenti risorse economiche, una campagna di lobbying che a giudizio dell'interpellante mistifica gli effetti della emananda normativa, tacciandola di censurare il web e «mettere il bavaglio» agli utenti;

   appare necessario e urgente chiarire, come già evidenziato da numerose sentenze giurisprudenziali, come gli operatori web attivi, ossia coloro che sono in grado di selezionare, organizzare e presentare contenuti/prodotti, non possano pretendere l'esenzione di responsabilità rispetto ai contenuti caricati dagli utenti;

   appare opportuno, come sistema Paese, incoraggiare una normativa che tuteli una delle principali risorse nazionali, quali i prodotti culturali;

   il Governo italiano, da sempre, ha sostenuto i titolari dei diritti di proprietà intellettuale, in quanto la filiera dell'industria creativa e culturale rappresenta un patrimonio straordinario del nostro Paese;

   purtroppo, l'attuale «Governo del cambiamento» pare abbia abbandonato questa storica posizione nazionale, a giudizio dell'interpellante rendendo l'Italia un Paese nemico del diritto d'autore ed allineando la sua posizione a quella dei giganti del web, fautori delle libertà della rete, così non tenendo in debita considerazione la circostanza per cui, in un web libero, prevalgono solo le regole dei più forti, ovvero i cosiddetti over the top, anche a scapito di prevalenti interessi nazionali come quello di tutelare l'industria culturale e creativa italiana;

   da notizie di stampa si apprende, tra l'altro, che uno dei principali consiglieri giuridici e per l'innovazione del Vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, l'avvocato Marco Bellezza, sia anche rappresentante legale per Facebook, uno di quegli «over the top» nel web che – tra l'altro – Bellezza di recente ha difeso, perdendo, in una causa contro Mediaset in merito alla responsabilità degli intermediari per l'utilizzo di contenuti caricati abusivamente (rectius pirateria), vale a dire esattamente l'elemento del contendere principale della direttiva in itinere;

   stante quanto previsto dal contratto di Governo in cui si legge che «riteniamo che debba qualificarsi come possibile conflitto di interessi l'interferenza tra un interesse pubblico e un altro interesse, pubblico o privato, che possa influenzare l'esercizio obiettivo, indipendente o imparziale, di una funzione pubblica, non solo quando questo possa portare un vantaggio economico a chi esercita la funzione pubblica e sia in condizione di un possibile conflitto di interessi, ma anche in assenza di un vantaggio immediatamente qualificabile come monetario», la vicenda sopracitata che investe l'avvocato Bellezza, secondo l'interpellante, delinea una condizione di conflitto di interessi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali siano i suoi orientamenti, in particolare con riguardo al potenziale conflitto di interesse rispetto all'incarico ricoperto dall'avvocato Marco Bellezza;

   se il Governo non ritenga necessario e urgente adottare iniziative volte a far sì che l'Italia ritorni a sostenere una posizione di tutela delle industrie culturali e creative – e non, invece, le grandi multinazionali del web – a livello interno, ma anche e soprattutto a livello sovranazionale ed internazionale.
(2-00297) «Elvira Savino».