• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00184 (7-00184) «Spena, Pittalis, Cappellacci, Nevi, Paolo Russo, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00184presentato daSPENA Mariatesto diLunedì 18 febbraio 2019, seduta n. 128

   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il comparto ovocaprino nazionale conta 50.000 aziende nel solo settore zootecnico e oltre 7 milioni di capi. Nella regione Sardegna esiste la maggiore concentrazione di attività, con oltre 15 mila aziende, una occupazione tra diretta ed indotto superiore ai 40 mila addetti, un patrimonio di circa 3 milioni di capi e una produzione di circa 380 mila quintali di prodotti caseari, la gran parte utilizzati per la produzione pecorino romano D.o.p., il cui volume di affari è pari a 180 milioni di euro l'anno;

    secondo il piano di produzione del Consorzio di tutela del pecorino romano D.o.p. il limite di produzione è di 280 mila quintali di pecorino D.o.p., mentre nel 2018 ne sono stati prodotti 341 mila quintali. Il contratto di filiera prevede che il latte prodotto sia integralmente acquistato dalle imprese di produzione. Di conseguenza, le tensioni si sono scaricate sui prezzi di acquisto applicati non solo dalle imprese, ma anche dalle cooperative di trasformazione degli stessi allevatori. Il prezzo del latte ovino, che a inizio 2018 era pari ad 85 centesimi al litro è sceso dall'ottobre 2018 a 60 centesimi al litro, una misura che, come ha certificato Ismea, non copre i costi di produzione. Conseguentemente, il prezzo del formaggio pecorino all'ingrosso è sceso tra il 2017 e il 2018 da 7,7 euro al chilogrammo a 5,2 euro al chilogrammo;

    l'Italia, nei primi 10 mesi del 2018, ha esportato in Nord America, il principale mercato di sbocco, il 46 per cento in meno di pecorino romano. Si registra un export in caduta anche verso l'Asia (-25 per cento) e una flessione in Europa (-5 per cento); tuttavia, in questi mercati i consumi non sono diminuiti, sono cambiate le fonti di approvvigionamento. Sono infatti contestualmente aumentate le esportazioni di prodotti similari del pecorino da Paesi dell'Est Europa, quali Romania e Bulgaria. Si tratta di una situazione che va avanti da anni: già nel 2010 le associazioni nazionali degli agricoltori avevano denunciato la società rumena Lactalia, addirittura partecipata dalla Simest, per aver posto sul mercato internazionale prodotti derivati da latte ovocaprino locale, italian sounding;

    oltre a ciò, l'importazione sul mercato europeo di latte ovino a basso costo proveniente da Paesi europei quali Romania, Bulgaria, Polonia ed altri implica una variazione di mercato non concorrenziale, sottoponendo il prodotto nazionale ad ulteriori tensioni al ribasso del prezzo di vendita, assolutamente non remunerativo rispetto ai costi sostenuti; secondo Coldiretti, il nostro Paese, importa oltre un milione di tonnellate di latte straniero, che non potendo più finire sulle tavole, grazie all'etichetta di origine introdotta circa un anno fa, viene utilizzato nell'industria casearia;

    nel settembre 2018 il Centro studi agricoli della Sardegna aveva lanciato l'allarme sovraproduzione, affermando che, se non gestita, la situazione «...rischia di travolgere in modo irreversibile sia il settore produttivo del latte (allevatori) sia il mondo della trasformazione (caseifici, industriali e Cooperative), toccando questa volta anche il settore del credito...»;

    la situazione si è progressivamente deteriorata sino all'esplodere nella prima decade di febbraio 2019 delle tensioni sul territorio della Sardegna e successivamente anche nell'Italia centrale, frutto della esasperazione e della mancata risposta alle loro legittime istanze che hanno visto i pastori riversare circa un milione di litri di latte prodotto in strada;

    quanto agli ingressi di prodotti comunitari di qualità inferiore, nel settembre 2018 il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, sollecitato da Forza Italia, sia pure con riferimento ad altre produzioni agricole nazionali a rischio aveva dichiarato che «dal luglio 2018, con un'attività articolata e congiunta di vari organi ispettivi si sta operando nei punti di entrata nel territorio, quali porti, aeroporti, valichi di frontiera... al fine di tutelare il comparto produttivo nazionale, evitando l'ingresso di prodotti di scarsa...»;

    dal recentissimo report di attività dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari – Icqrf, risulta che nel 2018 i controlli nel settore lattiero caseario sono stati 5.102, ma solo 1.846 analitici, con l'8,4 per cento di prodotti irregolari. Dal rapporto non risultano controlli sui punti di entrata nel territorio nazionale;

    il comparto ovocaprino sardo, che sconta una riduzione dei capi di circa 1 milione in meno in 10 anni, è afflitto da ricorrenti crisi: già nel 2010 allevatori e i pastori di tutta Italia avevano manifestato a Roma per protestare contro il prezzo del latte, sceso a 60 centesimi al litro. La situazione in Sardegna sta generando tensioni anche nel Lazio (3.000 allevamenti e 800 mila capi), dove il prezzo è del latte è ancora attorno ai 75-80 centesimi per litro, la metà comunque di 15 anni fa. Il timore è che i caseifici acquistino la materia prima in Sardegna, visto il basso costo. Problemi si registrano anche in Umbria e nelle Marche;

    il comparto ovi-caprino toscano conta circa 1.000 aziende e produce circa 550 mila quintali di latte all'anno: il 13 febbraio la regione Toscana ha siglato un protocollo d'intesa con tutti i soggetti che fanno parte del tavolo di filiera per arginare una situazione di crisi, che ha determinato pesanti ripercussioni sugli allevatori toscani. Sono state coinvolte le organizzazioni professionali agricole, le centrali cooperative, i Consorzi di tutela delle denominazioni d'origine protetta dei formaggi e i caseifici operanti in Toscana. Il protocollo è volto a governare il mercato dell'offerta, scommettendo sull'efficienza dei processi produttivi, sulla diversificazione del prodotto e sulla ricerca di nuovi mercati;

    l'incapacità di gestire e superare le crisi e gli allarmi caduti nel vuoto dimostrano una mancanza di azione, di progettualità e di capacità di ascolto delle Autorità competenti,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza volte a far rispettare il disposto dell'articolo 62 del decreto-legge n. 1 del 2012, convertito dalla legge n. 27 del 2012, nel quale si prevede che «i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, sono stipulati obbligatoriamente in forma scritta e indicano la durata, le quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, le modalità di consegna e di pagamento»;

   ad adottare iniziative volte ad attivare uno specifico fondo per il sostegno del prezzo del latte ovocaprino, nonché a prevedere risorse per ristorare gli allevatori sardi dei gravissimi danni subiti, in misura non inferiore a 100 milioni di euro, definendo in tale ambito misure che favoriscano le aggregazioni di imprese e il loro rafforzamento patrimoniale;

   ad adottare le iniziative di competenza per commissariare il Consorzio del pecorino romano Dop, prevedendone la riforma;

   in tale ambito, ad adottare iniziative che rendano più efficienti i rapporti tra tutti i soggetti della filiera, diversificando le produzioni e rafforzando la presenza sui mercati nazionali ed esteri, grazie ad interventi ad hoc di promozione, informazione e di contrasto all’italian sounding;

   ad assumere iniziative per rendere più trasparente la filiera estendendo al comparto ovocaprino le dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari di cui all'articolo 151 del regolamento (Ue) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, le cui modalità di applicazione sono individuate dal decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 7 aprile 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 20 maggio 2015, n. 115, prevedendo altresì l'obbligo per i produttori e trasformatori di registrare nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) i quantitativi di prodotto detenuti, nonché di poter accedere ai dati contenuti nella stessa;

   a richiedere alla Commissione europea nel 2019, in occasione della proposta di modifica del programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, interventi mirati al sostegno del settore ovi-caprino nazionale, nonché rigorose misure di contrasto all’italian sounding intracomunitario;

   a rafforzare, con riferimento al latte ed ai suoi derivati, sia i controlli posti in essere dall'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, sia i controlli sui punti di ingresso nello Stato, al fine di disporre di dati regolarmente aggiornati sui quantitativi di latte e derivati di qualsiasi specie acquistati da produttori stabiliti nel territorio nazionale ovvero introdotti da soggetti esteri, secondo le modalità previste dal citato decreto ministeriale 7 aprile 2015;

   ad avviare una campagna di ritiro e distribuzione nelle mense scolastiche o aziendali o agli indigenti delle eccedenze di produzione e dei prodotti lattiero-caseari rimasti invenduti a causa delle avverse condizioni di mercato, avviando anche azioni coordinate con la grande distribuzione organizzata per superare la crisi del settore e sostenere il mercato, sulla base di positive esperienze già più volte sperimentate.
(7-00184) «Spena, Pittalis, Cappellacci, Nevi, Paolo Russo, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino».