• C. 1309-274-580-607-1303-A-ter EPUB VERINI Walter, Relatore di minoranza

link alla fonte  |  scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1309 [Ddl legittima difesa] Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa


XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1309-274-580-607-1303-A-ter

PROPOSTA DI LEGGE

APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO,
DAL SENATO DELLA REPUBBLICA

il 24 ottobre 2018 (v. stampati Senato nn. 5-199-234-253-392-412-563-652)

1309

d'iniziativa
POPOLARE; dei senatori LA RUSSA, BERTACCO, BALBONI, CIRIANI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, IANNONE, LA PIETRA, MAGONI, MARSILIO, NASTRI, RAUTI, RUSPANDINI, GARNERO SANTANCHÈ, STANCANELLI, TOTARO, URSO, ZAFFINI; GINETTI, ASTORRE; CALIENDO, SCIASCIA, RIZZOTTI, CONZATTI, MANGIALAVORI, SERAFINI, PICHETTO FRATIN, MALAN, GALLONE, TOFFANIN, ALFREDO MESSINA, FLORIS, TIRABOSCHI, CAUSIN, GIAMMANCO; MALLEGNI, DAMIANI, GALLONE, TOFFANIN, RIZZOTTI, GASPARRI; GINETTI, ALFIERI, ASTORRE, BINI, COLLINA, GARAVINI, GRIMANI, MARGIOTTA, MARINO, MISIANI; GASPARRI, MANGIALAVORI, BERNINI, MALLEGNI, GIRO, CONZATTI, TESTOR, VITALI, BERARDI, PICHETTO FRATIN, BERUTTI, AIMI, LONARDO, MASINI, RIZZOTTI, MALAN, SICLARI, TOFFANIN, TIRABOSCHI, SERAFINI, GALLONE, FANTETTI, GIAMMANCO, MODENA, BARBONI, CARBONE, DAMIANI, BATTISTONI, DAL MAS; ROMEO, OSTELLARI, CANDURA, EMANUELE PELLEGRINI, PILLON

Modifiche al codice penale e altre disposizioni
in materia di legittima difesa

Trasmessa dal Presidente del Senato della Repubblica
il 25 ottobre 2018

e

PROPOSTE DI LEGGE

274

d'iniziativa dei deputati
MOLTENI, MOLINARI, CANTALAMESSA, BISA, BONIARDI, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, TATEO, TURRI, BELOTTI, BIANCHI, CAVANDOLI, ANDREA CRIPPA, FEDRIGA, FRASSINI, GIORGETTI, GOBBATO, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, LUCCHINI, MATURI, PICCHI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, TOMBOLATO, ZÓFFILI

Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa e di aggravamento delle pene per i reati di furto in abitazione e furto con strappo

Presentata il 23 marzo 2018

580

d'iniziativa dei deputati
GELMINI, COSTA, SISTO, BARTOLOZZI, CASSINELLI, CRISTINA, FERRAIOLI, PITTALIS, SARRO, ZANETTIN, CARFAGNA, OCCHIUTO, BALDELLI, MUGNAI, POLIDORI, ROTONDI, VITO, MULÈ, ANGELUCCI, APREA, BAGNASCO, BARATTO, BARELLI, ANNA LISA BARONI, BATTILOCCHIO, BENDINELLI, BENIGNI, BERGAMINI, BIANCOFIORE, BIGNAMI, BOND, BRAMBILLA, BRUNETTA, CALABRIA, CANNATELLI, CANNIZZARO, CAON, CAPPELLACCI, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, CATTANEO, CORTELAZZO, D'ATTIS, DELLA FRERA, D'ETTORE, FASANO, FASCINA, FATUZZO, FIORINI, FITZGERALD NISSOLI, GREGORIO FONTANA, GAGLIARDI, GERMANÀ, GIACOMETTO, GIACOMONI, LABRIOLA, MANDELLI, MARIN, MARROCCO, MARTINO, MAZZETTI, MILANATO, MINARDO, MUSELLA, NAPOLI, NEVI, NOVELLI, ORSINI, PALMIERI, PEDRAZZINI, PELLA, PENTANGELO, PEREGO DI CREMNAGO, PETTARIN, POLVERINI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, ROSSO, RUFFINO, RUGGIERI, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, SANTELLI, ELVIRA SAVINO, SANDRA SAVINO, SCOMA, SGARBI, COSIMO SIBILIA, SILLI, SIRACUSANO, SORTE, SOZZANI, SPENA, SQUERI, TARTAGLIONE, MARIA TRIPODI, VALENTINI, VERSACE, VIETINA, ZANELLA, ZANGRILLO

Modifica dell'articolo 52 del codice penale,
in materia di diritto di difesa

Presentata l'8 maggio 2018

607

d'iniziativa del
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

Modifiche all'articolo 52 del codice penale

Presentata il 10 maggio 2018

1303

d'iniziativa dei deputati
MELONI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, ZUCCONI

Modifiche all'articolo 52 del codice penale
in materia di legittima difesa

Presentata il 25 ottobre 2018

(Relatore di minoranza: VERINI)

  Onorevoli Colleghi! – Il provvedimento che Governo e maggioranza impongono al Parlamento di votare e al Paese di «subire», rappresenta una vera e propria ferita costituzionale, giuridica e civile.
  E costituisce un rischio per la sicurezza dei cittadini. Cercheremo di motivare nella relazione questa affermazione. Cominciamo con il ricordare, intanto, alcuni giudizi che sono stati espressi sul vostro provvedimento, certamente più autorevoli: «...Vi sono profili di illegittimità costituzionale... contiene gravi criticità... non può essere abbandonato il principio di proporzionalità, altrimenti non ci saranno più regole... si rischia di legittimare anche i reati più gravi, perfino l'omicidio...si rischiano distorsioni irrecuperabili... ci allarma una eventuale liberalizzazione della vendita di armi: siamo contrari alla vendita nei supermercati» (Francesco Minisci, Presidente Associazione nazionale magistrati); «...state discutendo di un disegno di legge irrazionale nelle premesse, irrealizzabile nelle sue dichiarate finalità, ingannevole nei confronti delle “aspettative di giustizia” dell'opinione pubblica alla quale intendete rivolgervi» (Giandomenico Caiazza, Presidente dell'Unione camere penali); «...Se viene meno la proporzione (tra offesa e difesa n.d.r.), noi torniamo alla legge del taglione.....Ma questa non può essere una regola di civiltà......non siamo nel Far West che devo portare il cadavere di qualcuno e ricevere la taglia...» (Raffaele Cantone, Presidente Autorità nazionale anticorruzione); «...Non è consentendo alle persone di armarsi e di sparare che si tutela la sicurezza dei cittadini. È solo una illusione e una mancia politica per ottenere consenso...» (Roberto Saviano). Potremmo continuare, aggiungendo ancora giudizi e testimonianze di organismi e personalità non solo della magistratura e dell'avvocatura, ma anche del mondo accademico, delle associazioni che combattono davvero la criminalità e le mafie, che sono la prima minaccia alla sicurezza dei cittadini. Sarebbero tutte dello stesso segno. Perché con questo provvedimento Governo e maggioranza stanno presentando al Paese uno spot elettorale.
  Questo provvedimento non risponde ad alcuna reale emergenza. Si contano sulle dita di una mano infatti, ogni anno, i casi che fanno sottoporre a indagine cittadini che hanno reagito davanti a situazioni di minaccia, rischio, reale o percepito. Negli ultimi anni soltanto per uno o due di questi vi sono state condanne per eccesso colposo di legittima difesa. Di questo stiamo parlando. Di un problema che volete far passare come emergenza e che invece emergenza non è, se non nella percezione che volete indurre e che avete indotto nel Paese, cavalcando paure, stimolandole. Con cinismo. Non si tratta di emergenza, perché le norme attualmente in vigore – come ci confermano i dati dei pochissimi casi citati – già oggi garantiscono ampiamente quei cittadini che, davanti a un pericolo, ad una minaccia, reagiscono per difendere se stessi, i propri familiari. Il motivo della nostra contrarietà al testo si basa, infatti, anche su una considerazione preliminare, vale a dire che la modifica dell'attuale normativa in materia di legittima difesa si configura come un pericoloso inganno nei confronti dei cittadini, indotti dal Governo e dalla maggioranza a credere che le norme attuali non funzionino.
  La giurisprudenza (citiamo come emblematica la sentenza della Cassazione sul caso Birolo, Cass. Sez. IV, 20 giugno 2018, n. 29515) sta, infatti, già applicando in maniera autonoma i criteri valutativi dello stato di grave turbamento psichico nelle fattispecie di legittima difesa, determinando due conseguenze invocate dai sostenitori della nuova riforma della legittima difesa, all'esame del Parlamento: l'impunità dell'aggredito e, insieme, l'esonero da responsabilità civile. Non perché il fatto sia stato considerato lecito (la legittima difesa, infatti, è stata ritenuta solo putativa), ma perché il fatto, illecito, non è stato considerato colpevole. Sulla base del diritto vigente (dal 1930), la sentenza ha dunque raggiunto proprio i risultati (impunità ed esonero da responsabilità civile) cui mira la riforma in discussione in Parlamento. E lo ha fatto senza frizioni con i principi costituzionali. Questo dimostra, dunque, che se c'è un ladro, un aggressore, ferito o ucciso in seguito ad una reazione, spetta sempre al magistrato stabilire se la reazione è proporzionata al pericolo subito, se il pericolo era reale e attuale, tenendo sempre presente che il cittadino, sia di giorno che (tanto più) di notte se si trova davanti un aggressore che lo minaccia, se può, se non è impietrito dalla paura, cerca di difendersi. E le leggi sono dalla sua parte. Certo, è vero, in questi pochissimi casi si deve affrontare una indagine (e ci mancherebbe che non fosse un'inchiesta accurata ad accertare i fatti: siamo in uno stato civile, non in un paese di barbarie giuridica) ma quasi sempre questa indagine si conclude con una archiviazione, senza un rinvio a giudizio. E quando rinvio a giudizio c'è, in quei pochissimi casi c'è quasi sempre l'assoluzione in uno dei gradi di giudizio. E questo avviene in base ad una legge vigente che, innestandosi sulle norme del Codice Rocco, venne modificata appena poco più di una decina di anni fa, da un Governo di centrodestra, da un Ministro della giustizia leghista! E qui si nasconde un altro aspetto del grande inganno che proponete: anche con le nuove norme, a dispetto di quell'enfatico «la difesa è sempre legittima», si sarebbe sottoposti ad indagini e forse anche eventualmente rinviati a giudizio. Le norme già ci sono e funzionano. Garantiscono i cittadini che si trovano costretti a difendersi da pericoli. O che pensano davvero di difendersi da pericoli. La maggioranza sa bene tutto questo. Ma i 5 Stelle e il Ministro della giustizia si piegano ad un diktat cinico del Ministro Salvini e della Lega. Ingoiano questo sfregio alla Costituzione, questo incentivo alla diffusione delle armi, questa difesa «fai da te» in cambio del fatto che la Lega ha digerito – si fa per dire – norme pericolose come quelle imposte dai 5 Stelle sulla prescrizione, che oltre ad essere di assai dubbia civiltà giuridica, avranno l'effetto di rallentare processi e di combattere con meno efficacia la piaga della corruzione. Ma in nome di quello che voi chiamate «Contratto», non pensate all'interesse del Paese, ma ai vostri target elettorali (per la verità in forte riduzione dalle parti di Di Maio, come il dato dell'Abruzzo di domenica 10 febbraio scorso ha certificato). Pensate ognuno alle proprie proposte identitarie, ai propri «totem» che, come in questo caso, parlano alle paure, alle insicurezze. Che noi vogliamo davvero capire e affrontare, ma senza dare risposte pericolose, che rischiano tra l'altro di rendere il Paese meno sicuro. Vi cito un fatto di cronaca, avvenuto a fine gennaio scorso nei pressi di Todi, in Umbria, la mia regione. Due tecnici Enel, con un pulmino stanno girando per una frazione per dei sopralluoghi. Il pulmino si ferma in un punto. I due tecnici scendono. Da una casa si affaccia un signore – un quarantenne – e pensando siano malintenzionati o ladri, imbraccia un fucile (un fucile da caccia) e spara contro i ladri immaginari. I colpi sono andati a finire sul pulmino. Ma avrebbero potuto colpire quei tecnici. La legge non è ancora approvata, ma non è azzardato pensare che anche episodi come questi potrebbero moltiplicarsi. Che cittadini inermi, che in vita loro hanno visto armi solo al cinema, potrebbero essere influenzati dalle psicosi salviniane. Decidere di armarsi. E magari trovarsi davanti, Dio non voglia, a rapinatori professionisti, aggravando i loro rischi e pericoli. E pensiamo a quali gravissime conseguenze, in caso di prevedibile, certa diffusione delle armi nel Paese, potrebbero esserci in certi contesti di liti familiari o condominiali...nei Paesi nei quali la diffusione delle armi rappresenta, oltre che un business, anche un intreccio affaristico con la Politica – come negli Stati Uniti – gli omicidi, le stragi nelle scuole, i fatti di sangue sono cresciuti in maniera esponenziale e sta crescendo nell'opinione pubblica l'impegno per limitare la diffusione delle armi da fuoco. Qui si fa il contrario. Nonostante si voglia sostenere che non ci sia automatismo tra queste e la diffusione delle armi, questo automatismo c'è. È implicito il messaggio di «difesa fai da te», quando si inserisce quel «sempre» nell'articolo 52. Quando si dice che la difesa è «sempre» legittima. E fa effetto rileggere su questo alcune dichiarazioni di non molto tempo fa di qualche esponente di primo piano del Movimento 5 Stelle. Ricordiamo cosa dicevano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista appena tre anni e mezzo fa: «la nostra società è sempre più inquieta. Nelle case degli italiani alberga sempre di più la paura…ma una cosa possiamo dircela: uno Stato serio, consapevole delle sofferenze della sua comunità, non dovrebbe consentire ad un singolo individuo di detenere tutte quelle armi in casa... La detenzione di armi va ridotta drasticamente. Non siamo una società abbastanza serena per prenderci questi rischi. Togliamo le armi dalle case degli italiani». Questo era Luigi Di Maio. E il secondo, Di Battista, rispondeva: «Bravissimo Luigi. Il dramma è sempre lo stesso. Lo strapotere delle lobbies delle armi, anche di quelle da fuoco. In Usa si comprano nei supermercati. Stiamo andando verso quel tipo di società. Tutto va verso quella direzione. Il mercato che detta legge sugli uomini, il consumo sull'umanità. Ce la metteremo tutta per non permetterlo nel nostro Paese». Beh, che dire di queste giravolte che continuano ogni giorno anche su terreni delicati e sensibili come questo? È un provvedimento gravemente sbagliato e pericoloso. Che noi respingiamo in toto con grande convinzione. È un provvedimento-spot elettorale. La sicurezza è una cosa seria. Si difende con più uomini e mezzi nelle strade. Con più sorveglianza e videosorveglianza. Si difende combattendo il degrado, specialmente nelle periferie sociali ed urbane. Si difende portando luce nei quartieri. Luce fisica, nel senso di illuminazione, ma luce sociale, luce culturale. Dove c'è vita sociale, coesione, diffusione di strutture sociali e culturali, luoghi di incontro, strutture sportive, c'è più prevenzione, più deterrenza nei confronti della microcriminalità e della criminalità. Così uno Stato difende davvero i cittadini. Non manda loro messaggi di paura e, di fatto, checché ne diciate, di implicito «alle armi, alle armi»!
  Le norme sulla legittima difesa già ci sono, e funzionano. C'è un solo punto condivisibile nella vostra proposta di legge, ed è il punto che riguarda il risarcimento dei cittadini che si trovano ad affrontare spese legali nel caso di indagine o giudizio a loro carico. Bene, questo punto nasce da una idea del Partito democratico, e da un nostro emendamento nel provvedimento che discutemmo e approvammo proprio qui alla Camera nella scorsa legislatura. Si definiva un principio: in caso di archiviazione o di assoluzione, nel caso insomma in cui venga riconosciuta la legittimità della difesa (cosa che, ripetiamo, avviene il 99 per cento delle volte) allora può essere giusto che lo Stato venga incontro, con il pagamento delle spese, al cittadino che si è dovuto difendere. Ma questo è l'unico punto che contiene una serietà, in un provvedimento pericoloso. E anche la questione del «grave turbamento», che voi inserite nell'articolo 55 del codice penale, con un secondo comma aggiuntivo, contestualmente a quel «sempre» che invece inserite nell'articolo 52, secondo comma, del medesimo codice in questo contesto appare rischioso e da respingere con decisione. Nella formulazione che proponemmo e votammo più di un anno fa, c'era questo riferimento, come segnale ulteriore di comprensione verso il cittadino aggredito (anche se avrebbe dovuto essere e dovrebbe essere una perizia a valutare la gravità del turbamento) e di indirizzo interpretativo per il magistrato. Ma nel vostro contesto, nel quale la difesa è "sempre" legittima, anche quando un ladro scappa e magari qualcuno gli spara alle spalle, aggiungere anche questo elemento è veramente dare un segnale che appesantisce ulteriormente la gravità della vostra scelta.
  Per questi motivi, con questa relazione di minoranza, esprimiamo un dissenso radicale dalla vostra proposta di legge.

Walter VERINI,
Relatore di minoranza.