• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00044 premesso che: il 23 gennaio 2019 il leader dell'opposizione e capo dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò si è proclamato "presidente ad interim" del Venezuela ai sensi dell'articolo 233...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00044 presentata da ANDREA MARCUCCI
martedì 12 febbraio 2019, seduta n.090

Il Senato,
premesso che:
il 23 gennaio 2019 il leader dell'opposizione e capo dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò si è proclamato "presidente ad interim" del Venezuela ai sensi dell'articolo 233 della Costituzione venezuelana che riconosce questa facoltà al presidente dell'Assemblea nel caso in cui il presidente in carica non abbia adempiuto ai compiti del suo ufficio. A Guaidò hanno espresso immediato sostegno il Gruppo di Lima - Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù - Ecuador, l'Organizzazione degli Stati americani (OSA), Stati Uniti e Canada;
primo Paese al mondo per riserve certificate di greggio, il Paese venezuelano è al centro di una spirale recessiva senza precedenti. Secondo il Fondo monetario internazionale, il PIL pro capite venezuelano si è contratto del 40 per cento tra il 2013 - anno dell'ascesa al potere di Maduro - e il 2017. Caracas deve fronteggiare un'iperinflazione e una sovraesposizione finanziaria di cui sono sintomatici la scarsità di beni di prima necessità e i razionamenti idrici ed energetici, aggravatisi costantemente negli ultimi quattro anni, che hanno determinato una crisi socio-politica, umanitaria e migratoria. Infatti, secondo diverse stime, almeno 2 milioni di persone si sono riversate nei Paesi circostanti. Il ponte Simón Bolívar, al confine con la Colombia, viene attraversato ogni giorno da migliaia di persone e in Brasile l'agenzia dell'ONU per i rifugiati ha cominciato a creare dei campi di accoglienza per ospitare chi sta fuggendo;
alla situazione drammatica di questi anni non è sfuggita la comunità italo-venezuelana. Per molti di loro le pensioni, per effetto della forte inflazione, sono precipitate ad appena otto dollari americani al mese e solo grazie a un intervento dell'ambasciata italiana sono state integrate a una cifra al limite della sopravvivenza;
al deterioramento economico e al conseguente malcontento popolare il Capo dello Stato ha risposto rinsaldando l'asse con le Forze armate e reprimendo gli oppositori. Una linea anticostituzionale culminata nell'elezione, nel mese di luglio, di un'Assemblea nazionale costituente con l'intento di esautorare il Parlamento, unica istituzione non controllata dall'Esecutivo, cancellando ogni residuo di dissenso istituzionale. Già nel maggio 2018 le presidenziali - non riconosciute dai Paesi vicini, dagli USA e dai membri dell'Unione europea - avevano confermato Maduro Capo di Stato fino al 2025. Elezioni, invece, riconosciute da Russia e Cina che insieme all'Iran sono stati negli ultimi anni i principali alleati del regime di Maduro;
premesso, inoltre, che:
poco dopo la proclamazione di Guaidò, con una nota, l'alto rappresentante UE Federica Mogherini ha dichiarato che: "L'UE chiede con forza la tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili" e, "in mancanza di un annuncio sull'organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l'UE intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese";
allo scadere dell'ultimatum di otto giorni a Maduro per indire nuove elezioni, quasi tutti i Paesi dell'Unione europea, a partire da Regno Unito, Spagna, Francia, Germania, hanno riconosciuto Guaidò quale Presidente ad interim;
di fronte alla crisi venezuelana il Governo italiano ha espresso due posizioni contrapposte: al vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, che ha dichiarato di essere contro la dittatura di Maduro, hanno fatto seguito le dichiarazioni dell'altro vice presidente del Consiglio, Luigi di Maio, che ha, invece, sostenuto di non volere adoperare alcuna ingerenza in altri Stati e di "non riconoscere soggetti che non siano stati votati". Parole poco chiare si sono avute, inoltre, dal presidente Conte, il quale ha dichiarato che: "bisogna cercare di evitare che il Venezuela attraverso l'impositivo intervento di Paesi stranieri, possa diventare terreno di confronto e divisioni tra attori globali", una posizione ambigua e un equilibrismo tattico che rischiano di essere una vicinanza pericolosa a un regime repressivo. Una linea contraddittoria, dunque, che ha condannato, ancora una volta, l'Italia all'isolamento internazionale, ponendola su posizioni distanti anche dai suoi partners europei che, senza tentennamenti, hanno posizionato i propri Paesi su una linea di netto contrasto alle durissime repressioni messe in atto da Maduro;
alla mancata presa di posizione dell'Italia è seguito, infatti, l'immediato ringraziamento di Maduro, mentre a Caracas i rappresentanti della comunità italiana in Venezuela intervenuti nelle manifestazioni a sostegno di Guaidò hanno affermato pubblicamente che: "Il Governo italiano si è messo dalla parte sbagliata della storia", chiedendo che l'Italia "aderisca alle decisioni europee di riconoscimento di Guaidò come Presidente ad interim, nominato dall'Assemblea nazionale, unico organo legalmente costituito per convocare elezioni dopo il rinnovo degli organismi competenti, secondo i termini della legge";
considerato che:
in data 6 febbraio Juan Guaidò ha chiesto ai due vice presidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, a Roma un incontro "nel più breve tempo possibile (...) con una delegazione ufficiale del Parlamento, guidata dal presidente della Commissione esteri dell'Assemblea nazionale Francisco Sucre e dal rappresentante europeo per gli Aiuti umanitari Rodrigo Diamanti, con la finalità di illustrare il piano di azione per il ripristino della democrazia in Venezuela mediante l'indizione di elezioni libere e trasparenti e risolvere l'attuale crisi umanitaria che sta colpendo tutti i venezuelani e più di 100.000 italiani che vivono nel Paese";
alla predetta richiesta, alla data odierna, ha risposto affermativamente solo il vice presidente Salvini, risposta che ha confermato così ancora una volta la profonda spaccatura all'interno della compagine governativa sulla gestione della crisi venezuelana, spaccatura, peraltro, evidenziatasi anche su altri importanti dossier internazionali, si pensi in tal senso al ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, annunciato dal ministro della difesa, Elisabetta Trenta, in assenza di qualunque coordinamento con il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi;
lo scorso 8 febbraio si è riunito a Montevideo il Gruppo di contatto internazionale sul Venezuela -ICG -. Il predetto Gruppo di contatto, formatosi il 31 gennaio, riunisce otto Stati membri dell'Unione europea- Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito - e diversi Paesi dell'America latina - Bolivia, Costarica, Ecuador e Uruguay -;
in una nota congiunta diffusa al termine dell'incontro, cui l'Italia ha partecipato rappresentata dal Ministro degli esteri, il Gruppo, ha affermato che "procederà a stabilire i necessari contatti con i competenti attori venezuelani e con i partner regionali e internazionali allo scopo di stabilire le garanzie necessarie per un processo elettorale credibile, nel più breve tempo possibile e consentire l'erogazione urgente di assistenza in conformità con i principi umanitari internazionali.",
impegna il Governo:
a riconoscere immediatamente Guaidò quale Presidente ad interim del Venezuela ai sensi dell'articolo 233 della Costituzione venezuelana, rompendo, così, l'isolamento internazionale in cui si è venuta a trovare l'Italia e schierando il nostro Paese dalla parte delle democrazie liberali, con la comunità internazionale e con l'Unione europea che hanno chiesto l'indizione di nuove elezioni in Venezuela e condannato le repressioni messe in atto dal regime di Maduro;
ad adoperarsi in ogni modo per offrire sostegno alla numerosa comunità italo venezuelana residente nel Paese sudamericano;
a sostenere efficacemente e senza alcuna ambiguità l'azione del citato Gruppo di contatto internazionale sul Venezuela.
(6-00044)
MARCUCCI, ALFIERI, GIACOBBE, PINOTTI, RENZI, MALPEZZI, MIRABELLI, VALENTE, FERRARI, COLLINA, BINI, CIRINNA', ASTORRE, BELLANOVA, BITI, BOLDRINI, BONIFAZI, COMINCINI, CUCCA, D'ALFONSO, D'ARIENZO, FARAONE, FEDELI, FERRAZZI, GARAVINI, GINETTI, GRIMANI, IORI, LAUS, MAGORNO, MANCA, MARGIOTTA, MARINO, Assuntela MESSINA, MISIANI, NANNICINI, PARENTE, PARRINI, PATRIARCA, PITTELLA, RAMPI, RICHETTI, ROJC, ROSSOMANDO, SBROLLINI, STEFANO, SUDANO, TARICCO, VATTUONE, VERDUCCI, ZANDA, NENCINI, BRESSA.