• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00048 sentite le comunicazioni del Ministro degli affari esteri sui recenti sviluppi della situazione in Venezuela, premesso che: il Venezuela sta attraversando una grave crisi economica,...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00048 presentata da LOREDANA DE PETRIS
martedì 12 febbraio 2019, seduta n.090

Il Senato,
sentite le comunicazioni del Ministro degli affari esteri sui recenti sviluppi della situazione in Venezuela,
premesso che:
il Venezuela sta attraversando una grave crisi economica, sociale e istituzionale che ha aggravato la già difficile situazione umanitaria del Paese. Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni (OIM), il numero di rifugiati e migranti venezuelani nel mondo ha raggiunto i tre milioni, gli indicatori economici e sociali mostrano un Paese allo stremo con una fortissima recessione, con un PIL nel 2018 a -14 per cento, una inflazione stimata oltre il 2.500 per cento, un tasso di estrema povertà del 65 per cento e una crisi sanitaria che vede gran parte delle strutture prive delle minime risorse di medicinali e strumenti;
le sanzioni finanziarie, il boicottaggio commerciale e le restrizioni dei movimenti valutari imposti dal Governo statunitense nei confronti del Venezuela hanno finito per peggiorare le condizioni di vita materiale, anziché aiutare la ricerca di una soluzione alla crisi;
le elezioni legislative del 2015 sono state vinte dalle opposizioni, mentre le elezioni presidenziali del 20 maggio 2018 hanno visto la riconferma del presidente Nicolas Maduro con circa il 68 per cento dei voti, per un mandato di sei anni, dal 10 gennaio 2019 fino al 2025. L'astensione è stata molto alta (ha votato appena il 48 per cento degli elettori) e ci sono state forti denunce di irregolarità, nonostante il voto sia stato certificato, in entrambi i casi, dallo stesso organismo istituzionale e gli osservatori internazionali, tra cui l'ex premier spagnolo Zapatero, abbiano dichiarato che il voto sia stato regolare;
il 5 gennaio 2019 il deputato del partito di opposizione Voluntad Popular, Juan Guaidò, è stato eletto presidente dell'Assemblea nazionale che, il 23 gennaio 2019, lo ha proclamato presidente ad interim sulla base di una discussa interpretazione dell'articolo 233 della Costituzione, che prevede la possibilità di destituire il presidente in funzione in caso di "abbandono dell'incarico dichiarato come tale dall'Assemblea nazionale";
da tempo il Paese vede una forte contrapposizione tra Governo e opposizione che è sfociata in continue manifestazioni di segno opposto che stanno lasciando un clima permanente di insicurezza e violenze, aggravando ancora di più la già pesantissima situazione;
il 26 settembre 2018 il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sulla violazione dei diritti umani in Venezuela;
secondo il rapporto 2017-2018 di Amnesty International nel Paese latino-americano, infatti, in questo biennio è rimasto in vigore lo stato d'emergenza, già rinnovato più volte da gennaio 2016, anche in relazione a manifestazioni violente di gruppi organizzati. "Le forze di sicurezza", si legge nel rapporto, "hanno continuato a fare ricorso all'uso eccessivo e non necessario della forza per disperdere le proteste. Centinaia di persone sono state arbitrariamente detenute. Sono stati segnalati molti casi di tortura e altri maltrattamenti, inclusi episodi di violenza sessuale, ai danni di manifestanti. Il sistema giudiziario è stato ancora una volta impiegato per ridurre al silenzio i dissidenti, anche tramite il ricorso alla giurisdizione militare per perseguire i civili. Difensori dei diritti umani sono stati al centro di vessazioni e intimidazioni e hanno subìto irruzioni nelle loro abitazioni. Le condizioni di vita nelle carceri sono rimaste estremamente dure. La crisi alimentare e quella sanitaria sono peggiorate, colpendo in particolar modo i bambini, le persone affette da patologie croniche e le donne in gravidanza";
tutt'ora il governo Maduro ha il sostegno di parti della popolazione e dell'esercito e, senza una soluzione diplomatica, l'unico sbocco della crisi potrebbe essere quello di una guerra civile;
la divisione della comunità internazionale sulla posizione da assumere rispetto allo scontro istituzionale in atto in Venezuela indebolisce le Nazioni Unite ed il ruolo che esse possono e devono esercitare per evitare lo spettro di una guerra civile;
la scelta del Governo degli Stati Uniti di intervenire sempre più direttamente nella crisi venezuelana, come ha recentemente indicato il presidente Trump dichiarando in un'intervista che "l'intervento militare è tra le opzioni possibili" e, parimenti, le prese di posizione dei Governi russo e cinese di sostegno al Governo del presidente Maduro, aprono inquietanti scenari di una grave crisi internazionale, impedendo, inoltre, il pronunciamento sia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia dell'Organizzazione degli Stati americani;
nello scenario dell'America Latina hanno riconosciuto come presidente Juan Guaidò, tra gli altri, i Governi di Brasile, Argentina, Paraguay, Cile, mentre non l'hanno fatto quelli di Uruguay, Bolivia, Messico e Cuba, aprendo una possibile crisi in un'area particolarmente delicata;
nel Paese è presente una rilevante comunità di italiani messa fortemente in pericolo da un'eventuale escalation militare,
impegna il Governo italiano:
ad assumere un ruolo e una iniziativa nello scenario internazionale, attivando tutte le sue relazioni diplomatiche per giungere in tempi rapidi a una soluzione politica con una mediazione tra le parti che conduca a elezioni sia presidenziali sia legislative, evitando interventi unilaterali che possano aggravare la crisi e portare a scenari di guerra civile, nel rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli che non può essere messo in discussione con interventi unilaterali al di fuori delle risoluzioni dell'ONU e degli organismi internazionali;
a incoraggiare e sostenere tutte le iniziative che si propongono il dialogo tra le parti, come indicato anche da Papa Francesco, a partire dal cosiddetto Meccanismo di Montevideo, proposto da Messico, Uruguay e Comunità Caraibica, sostenuto dalla Conferenza episcopale dell'America Latina e dalla Chiesa venezuelana;
a sostenere l'iniziativa dell'International Contact Group, composto da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito, promosso e diretto da Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza che, assieme a Messico, Uruguay, Bolivia, Ecuador e Costa Rica, sta lavorando a una soluzione negoziale;
a sollecitare l'iniziativa delle Nazioni Unite nell'azione di mediazione per risolvere la crisi;
a intervenire con aiuti umanitari per affrontare la scarsità di cibo, medicinale e attrezzature mediche per portare immediato sostegno alla popolazione;
a lavorare per la sicurezza degli oltre 100.000 italiani che vivono in Venezuela.
(6-00048)
DE PETRIS, ERRANI, GRASSO, LAFORGIA, BUCCARELLA, DE FALCO.