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Atto a cui si riferisce:
C.1/00119    premesso che:     nel corso dell’«Audizione dinanzi alle Commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato sulle misure a sostegno della Banca Carige S.p.a. – Cassa di...



Atto Camera

Mozione 1-00119presentato daLOLLOBRIGIDA Francescotesto diLunedì 11 febbraio 2019, seduta n. 123

   La Camera,

   premesso che:

    nel corso dell’«Audizione dinanzi alle Commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato sulle misure a sostegno della Banca Carige S.p.a. – Cassa di risparmio di Genova» del 17 gennaio 2019, il Ministro dell'economia e delle finanze ha illustrato la situazione tecnica della banca prendendo a base l'ultimo trimestre dello scorso anno;

    in particolare, il Ministro ha comunicato che: «A seguito della contabilizzazione, nella trimestrale al 30 settembre 2018, di gran parte delle perdite derivanti dall'accesso ispettivo della BCE sul portafoglio crediti problematici e deteriorati, Carige ha visto indebolirsi la propria posizione patrimoniale. In particolare, a settembre 2018 il total capital ratio si attestava al 10,88 per cento, a fronte di un requisito minimo vincolante di primo e secondo pilastro dell'11,25 per cento (...) il deficit ammontava in valore assoluto a soli 50 milioni»;

    proprio prendendo in esame la grave situazione aziendale, la lettera della Banca centrale europea (Bce) con la quale si comunica il commissariamento – a firma Pedro Gustavo Teixeira, segretario del consiglio direttivo della Bce – riporta circostanze di ben più ampia profondità. Infatti, il Capitolo 1 «Fatti su cui la decisione è fondata», paragrafo 1.1 «Debolezza della situazione patrimoniale – perdurante violazione dei requisiti patrimoniali» inizia con questa precisa asserzione che riguarda esattamente un anno prima: «(1.1.1) In data 1° gennaio 2018, il soggetto vigilato risultava inosservante del requisito patrimoniale complessivo (overall capital requirement, OCR) fissato al 13,125 per cento. Al 31 marzo i mezzi disponibili ammontavano al 12,19 per cento, 93 punti base al di sotto dell'OCR.»;

    il punto così prosegue: «(1.1.1) Al fine di rimediare all'inosservanza dell'OCR, il piano industriale e d'impresa del soggetto vigilato, approvato nel settembre 2017, includeva l'emissione di strumenti di classe 2 per 180 milioni di euro da realizzare nel primo trimestre del 2018. Nel gennaio 2018, approvato il bilancio preventivo per il 2018 il Soggetto vigilato decideva di aumentare il volume previsto dell'emissione di strumenti di classe 2 portandolo. 350 milioni. Tuttavia, i tentativi da parte del soggetto vigilato di dar corso all'emissione di strumenti di classe 2 nel marzo e poi ancora nel maggio 2018 non avevano successi a causa dello scarso appetito degli investitori determinato da questioni peculiari nonché da tensioni sul mercato finanziario italiano»;

    questa situazione determinava un necessitato cambio di prospettiva così esposto: «Di conseguenza, si richiedeva al Soggetto vigilato di presentare un piano di conservazione del capitale (Capital Conservation Plan, CCP) nell'aprile e di presentarne un altro aggiornato nel giugno 2018. Il piano aggiornato comprendeva un'emissione di strumenti di classe 2 da portare a termine entro la fine di giugno 2018: il tentativo di emissione, tuttavia, falliva di nuovo.»;

    ciò ha nuovamente richiesto di rivedere gli scenari nel seguente modo: «(1.1.3) In data 14 settembre 2018, la BCE valutava il CCP inadeguato e decideva di non approvarlo, richiedendo al Soggetto vigilato di presentare, al più tardi entro il 30 novembre 2018, un piano, approvato dal consiglio di amministrazione, volto a ripristinare e assicurare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali, al più tardi entro il 31 dicembre 2018. In particolare, la BCE concludeva che qualunque iniziativa diretta ad incrementare i fondi propri avrebbe dovuto inquadrarsi in un piano globale volto a ripristinare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali e che tale piano avrebbe dovuto contemplare diverse opzioni e, in particolare, valutare la possibilità di una aggregazione aziendale (...)»;

    nel frattempo, la banca proseguiva ad accumulare perdite, di talché si proseguiva a registrare deterioramenti importanti dei ratios così descritti: «In data 30 settembre 2018, dopo aver registrato una perdita netta di 188,7 milioni di euro, ammontando i fondi propri solo al 10,88 per cento, l'inosservanza dell'OCR del 13,125 per cento si aggrava giungendo a 131 punti base. Inoltre, il soggetto vigilato registrava una violazione dei requisiti di secondo pilastro in relazione al livello di capitale totale (37 punti base)»;

    il resto è storia recente, con l'ennesimo fallimento nella raccolta fondi, assolutamente prevedibile da chiunque si occupi di questa materia e abbia osservato – anche solo dall'esterno – l'andamento della banca, visti i precedenti e lo stato defedamento prolungato in cui l'azienda si trovava;

    nella missiva della Bce si riportano anche i commenti circa la qualità del portafoglio crediti e della governance, a partire dalla variazione di ben tre amministratori dal 2014 per gravi dissidi tra soci e tra questi e il management, occasione questa che già di per sé avrebbe dovuto consigliare negli anni passati un intervento severo – quale quello ora assunto – della vigilanza sulla banca che, per di più, usciva dalla nefasta gestione Berneschi;

    dalla lettura ordinata e sequenziale dei fatti riportati nella lettera di commissariamento appare ictu oculi come la situazione fosse già gravemente compromessa un anno fa se non prima, probabilmente in modo esiziale, visto che Ramon Quintana della Vigilanza Bce ed Elke Konig del Single Resolution Board nella notte tra il 15 e il 16 novembre del 2017 si erano dovuti urgentemente riunire per gestire la possibile resolution, ovvero il fallimento, di Carige;

    per inciso, Ramon Quintana è lo stesso dirigente di divisione che proprio un anno dopo ha incontrato i vertici di Carige e la famiglia Malacalza nell'incontro che ha definitivamente dato contezza dell'impossibilità di gestire la banca in modo ordinario, dando il via al provvedimento di commissariamento;

    in altre parole, la sequenza di fatti che la Bce descrive dà contezza, a parere dei firmatari del presento atto, di una situazione che è stata incomprensibilmente lasciata lungamente a deteriorarsi proprio da quella Vigilanza che avrebbe dovuto tutelare il sistema;

    appare evidente, inoltre, ai firmatari del presente atto di indirizzo, che la Vigilanza della Bce non abbia ben operato. Come si coglie dall'esposizione dei fatti, questa parrebbe essersi limitata alle mere interlocuzioni, manchevolezze che hanno permesso alla situazione di aggravarsi ulteriormente consentendo, oltretutto al socio di maggioranza relativa di impedire qualsiasi azione di risoluzione, non tenendo conto della circostanza che un grave dissidio tra soci è già di per sé condizione sufficiente per interventi centrali dirigistici;

    questo modo di fare Vigilanza, che da troppi anni ha preso piede, è fondato su meri controlli statistici, ancorché basato su matrici complesse rivenienti dalle segnalazioni di vigilanza (vecchio valido strumento creato dalla Banca d'Italia, ma posto accanto a controlli fattuali) e su interlocuzioni con le aziende e, come la storia recente conferma, non sembra essere in grado di garantire realmente il sistema;

    al contrario, il vecchio modo di condurre le ispezioni da parte dell'allora meccanismo di vigilanza bancaria italiana, con approfondite visite in loco che non si limitavano a validare le risultanze dei vari stress test, AQR e altre sigle d'impatto solo verbale, appariva essere più efficace nel controllo del sistema finanziario/creditizio;

    allo stato, dopo l'avvento dei vari «Basilea» 2 e 3, AQR e della Vigilanza europea, la qualità dei controlli sembrerebbe, in realtà, peggiorata. Le crisi bancarie sono indubbiamente dovute alle cattive gestioni di manager non capaci e sono anche conseguenza di una crisi sistemica perdurante oramai dal 2007/2008. Questo, però, non esime gli organi competenti dall'avvedersi per tempo di queste situazioni, e parimenti non esime i medesimi dal controllare gli attivi di livello 3 (i derivati) che affliggono pesantemente le banche del Nord Europa, in particolare quelle tedesche, che sembrano mostrare una situazione di precarietà cui la Vigilanza locale appare non essere in grado di fare fronte,

impegna il Governo

1) a presentare, a livello europeo, con gli strumenti normativi più idonei, una proposta di revisione delle vigenti procedure di vigilanza bancaria che riproponga modalità, tecniche e metodologie che recuperino il grado di pervasività e sicurezza proprie della precedente forma di vigilanza bancaria nazionale, con particolare riguardo alle visite ispettive che dovranno svolgersi recuperando le procedure ben riportate nelle passate «Guide ispettive» della Banca d'Italia.
(1-00119) «Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Osnato, Acquaroli».