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Atto a cui si riferisce:
C.5/01406 (5-01406)



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 7 febbraio 2019
nell'allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali)
5-01406

  Con riferimento alla questione della dimensione della platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, vorrei preliminarmente far osservare che, fino a questo momento, a più riprese, il Governo è stato accusato di sottostimare il numero degli indigenti che avrebbero dovuto usufruire del Reddito di cittadinanza, mentre in questa sede ci viene rivolta una critica di segno esattamente contrario.
  Entrando adesso nel merito della questione, come puntualmente descritto nella Relazione tecnica di accompagnamento al provvedimento, per la stima della potenziale platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, si è fatto riferimento alle dichiarazioni sostitutive uniche (acronimo DSU) prodotte ai fini ISEE, relative all'annualità 2017.
  Nel caso di nuclei che abbiano presentato più dichiarazioni ISEE nel corso dell'anno, è stata selezionata l'ultima DSU.
  Il campione su cui sono state effettuate le elaborazioni, è relativo a circa 220 mila nuclei familiari, pari al 4 per cento della popolazione ISEE, che con riferimento al 2017, rappresenta oltre il 25 per cento della popolazione residente, per un totale di oltre 4,9 milioni di nuclei familiari distinti.
  La base dati di partenza è stata estratta, imponendo il possesso delle caratteristiche economiche richieste, per un totale di 60 mila osservazioni nel campione.
  Tra essi si includono tutti i nuclei che hanno presentato una dichiarazione ISEE nelle condizioni sopra evidenziate, indipendentemente sia dal soddisfacimento del requisito di residenza sia della tipologia del permesso di soggiorno, per quanto riguarda gli stranieri extracomunitari.
  Nella base dati ISEE, infatti, non si è in grado di differenziare la condizione degli stranieri per tipologia del permesso di soggiorno, né per durata della residenza, così come per il resto dei beneficiari.
  Parimenti, con riferimento agli intestatari dei beni durevoli, non disponendosi del dato, sono tutti prudenzialmente inclusi nelle stime.
  Tutto ciò premesso, rapportando il dato campionario all'intero universo, si è in presenza di oltre 1 milione e 335 mila nuclei familiari.
  Tale stima non include – per costruzione – le famiglie che, pur avendo una condizione economica tale da avere un ISEE pari o inferiore a 9.360 euro, e le altre condizioni patrimoniali e reddituali previste, non hanno richiesto l'indicatore nel 2017.
  Si noti che si tratta esattamente della medesima metodologia utilizzata nella stima della platea di beneficiari del Reddito di inclusione, il cosiddetto ReI, ed in precedenza del Sostegno per l'inclusione attiva, in acronimo SIA, in continuità con le quali si è quindi provveduto a stimare i beneficiari del Reddito di cittadinanza.
  Allo stato appare senza dubbio la metodologia più affidabile, trattandosi di nuclei familiari che hanno presentato ISEE per l'accesso a prestazioni sociali agevolate e non di stime basate su modelli di micro-simulazione, quali quelli usati da INPS ed ISTAT, che ricostruiscono le variabili significative sulla base di quanto rilevato in sede di indagine statistica e di ipotesi ad hoc adottate in sede di stima.
  La scelta di utilizzare dati amministrativi, desunti dalle DSU, è pertanto motivata dalla possibilità di una migliore identificazione dei requisiti richiesti dalla norma, rispetto alle indagini campionarie, che non riportano in modo preciso le diverse componenti del reddito e del patrimonio, necessarie ad identificare i beneficiari.
  Peraltro, il fatto stesso che, detti modelli di micro-simulazione, portino ad ottenere stime di un ordine di grandezza inferiore e non superiore, evidenzia come la ricostruzione delle variabili operata da tali modelli sia sconsigliabile in sede di stima prudenziale degli oneri finanziari connessi alla misura.
  Inoltre, non può non segnalarsi che nella relazione tecnica al provvedimento sono state comunque fatte ipotesi di take-up, ovvero sulla realistica possibilità che aventi diritto alla misura non facciano effettivamente domanda, per un valore non completo della misura stessa.
  Da questo punto di vista, tenuto in debito conto la predetta esperienza maturata nella stima delle platee potenziali di misure quali il ReI e il SIA, si era ritenuto piuttosto opportuno adottare parametri espansivi della platea, da ultimo nell'ordine del 15 per cento.
  Poiché nell'esperienza di tali misure, in realtà si è trattato di ipotesi eccessivamente prudenziali, con un take-up inferiore ai due terzi dei potenziali aventi diritto come all'epoca stimati, nel caso del Reddito di cittadinanza si è ritenuto che, fatta salva la metodologia utilizzata per la stima dei beneficiari ReI, si potesse ridurre almeno all'85 per cento la stima sulla platea potenziale, pervenendo ad un totale di 1,248 milioni di nuclei familiari, tenuto anche conto della riduzione operata sulla platea, in ordine all'applicazione dei requisiti di residenza e soggiorno.
  È un fenomeno peraltro noto nella letteratura, in considerazione del fatto che, nelle rassegne internazionali disponibili sul numero di effettivi beneficiari rispetto alla platea potenziale, per misure analoghe al Reddito di cittadinanza, tale quota non va mai oltre l'80 per cento.
  È del tutto evidente che la platea potenzialmente in possesso dei requisiti richiesti dal decreto possa essere di gran lunga maggiore, atteso che non tutte le persone nelle condizioni previste per l'accesso alla misura abbiano effettivamente presentato una dichiarazione a fini ISEE in passato.
  Pertanto, si conclude che il numero di coloro che già possiedono i requisiti previsti è verosimilmente di gran lunga superiore rispetto a quanto stimato dall'INPS e dall'Istat, in accordo con le dichiarazioni del Ministro richiamate dall'Onorevole interrogante.