• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/02098 (4-02098)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02098presentato daLABRIOLA Vincenzatesto diLunedì 28 gennaio 2019, seduta n. 115

   LABRIOLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dai quotidiani nazionali, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha emesso la sua sentenza nei confronti dello Stato italiano a seguito di due ricorsi presentati nel 2013 e 2015 da 180 persone che vivono o sono vissute a Taranto o nelle zone vicine, lamentando gli effetti tossici delle emissioni per l'ambiente e per la salute e l'inefficacia dei rimedi italiani. Si è consentito, con i numerosi decreti «salva-Ilva», allo stabilimento di inquinare la città di Taranto, senza adottare tutte le misure necessarie per garantire l'effettiva tutela del diritto delle persone interessate al rispetto della loro vita privata, nonché per tutelare il diritto a vivere in un ambiente salubre;

   la Corte di Strasburgo ha sottolineato che il «persistente inquinamento causato dalle emissioni dell'Ilva ha messo in pericolo la salute dell'intera popolazione, che vive nell'area a rischio», e che le misure per assicurare la protezione della salute e dell'ambiente devono essere messe in atto il più rapidamente possibile;

   la sentenza sottolinea che la bonifica della fabbrica e dell'area colpite dall'inquinamento ambientale è essenziale e urgente, e conclude che il piano ambientale approvato dalle autorità nazionali – che stabilisce le misure e le azioni necessarie per garantire la protezione dell'ambiente e della salute della popolazione – dovrebbe essere attuato il più rapidamente possibile;

   in questi anni davvero ben poco si è fatto per le opere di ambientalizzazione e di risanamento del territorio, così come per le misure di sorveglianza e tutela sanitaria. Nessun risultato importante è stato ottenuto sotto l'aspetto della riduzione dell'esposizione a inquinanti di origine industriale e dell'abbattimento dell'inquinamento;

   si ricorda altresì che la Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a risolvere la grave situazione di inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, che interessa il sito dell'Ilva, la città di Taranto e tutto il territorio limitrofo allo stabilimento siderurgico, il più grande d'Europa. Dal 1990, l'area di Taranto è stata dichiarata «ad elevato rischio di crisi ambientale» e successivamente inserita tra i siti di bonifica di interesse nazionale (Sin);

   a ciò si aggiunge che l'attuale normativa prevede una inaccettabile immunità sia amministrativa che penale per gli acquirenti dell'Ilva con riferimento alle condotte poste in essere dai medesimi acquirenti in attuazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria –:

   quali iniziative urgenti e immediate si intendano adottare, anche alla luce della suddetta sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, a favore di una popolazione e di un territorio profondamente colpiti da un non più sostenibile livello di inquinamento, e che da anni subiscono una crisi ambientale e sanitaria gravissima;

   se non si ritenga indispensabile prevedere un'iniziativa normativa volta ad abrogare la norma vigente che prevede l'esclusione dalla responsabilità penale e amministrativa per l'acquirente dell'Ilva, nonché per i soggetti da questi delegati alle condotte attuative del piano ambientale.
(4-02098)