• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/01131 (5-01131)



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-01131presentato daLUPI Mauriziotesto diMartedì 18 dicembre 2018, seduta n. 102

   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018 l'Iran è ancora classificato nel Cpc – Countries of Particular Concern – ovvero tra i Paesi i cui Governi hanno commesso o tollerato violazioni enormi sistematiche e protratte della libertà religiosa, compresi atti quali tortura, detenzioni prolungate senza imputazioni, sparizioni;

   apparentemente però, questo Paese si mostra tollerante, costituzionalmente infatti alle minoranze religiose è riconosciuta la libertà di culto e si dichiara che le discriminazioni vengono punite dalla legge, e sempre la Costituzione proibisce che si possa indagare sull'orientamento religioso di terzi;

   allo stato dei fatti in Iran:

    sono circa 350.000 i cristiani che, a causa della loro religione, non possono accedere a ruoli nella pubblica amministrazione e neppure partecipare attivamente alla vita politica del Paese;

    negli ultimi anni, la persecuzione dei cristiani è aumentata a dismisura, il rapporto di Aiuto alla chiesa che soffre, «Perseguitati e Dimenticati 2017» rende noto che nonostante la costituzione iraniana abbia riconosciuto la minoranza cristiana, le persecuzioni sono cresciute e sono aumentati anche i sequestri di proprietà della Chiesa;

    in particolare, nell'ultimo anno i cristiani sono in grande difficoltà anche a causa di una nuova ondata di repressione ordinata dagli Ayatollah, una decisione passata in sordina a causa della grave crisi economica e delle ribellioni che stanno interessando l'Iran;

    nel 2017, quattro cristiani iraniani, Victor Bet-Tamraz, Shamiram Issavi, Amin Afshar-Naderi e Hadi Asgari sono stati presi di mira unicamente per l'esercizio pacifico dei loro diritti alla libertà di religione, arrestati durante un raduno natalizio privato, condannati dal tribunale rivoluzionario di Teheran a dieci anni di reclusione con l'accusa di «formare un gruppo composto da più di due persone allo scopo di interrompere la sicurezza nazionale», accusati anche di aver organizzato e condotto messe in casa e di aver viaggiato fuori dall'Iran per partecipare a seminari cristiani. Questo caso ha provocato la mobilitazione anche di Amnesty International, che ha organizzato una raccolta firme per cercare di annullare la condanna e le pesanti pene carcerarie, tentando anche di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su una realtà troppo spesso trascurata: la sorte delle minoranze cristiane nella Repubblica Islamica dell'Iran;

    il 16 novembre 2017, come riportato da Middle East Concern (MEC), due cristiani ed ex-musulmani (Behnam Ersali e Davood Rasooli), sono stati prelevati dalle loro case da parte di alcuni agenti dei servizi segreti e dal momento del loro arresto i due uomini non hanno potuto contattare le rispettive famiglie. A oggi non è ancora noto il motivo dell'arresto e il luogo della detenzione;

    la scorsa settimana i giornali parlavano di 256 cristiani, appartenenti «a gruppi differenti» arrestati solo nell'ultimo mese in «dieci o undici diverse città» dell'Iran. Sono poi stati rilasciati, ma a tutti loro è stato confiscato il telefono cellulare e saranno presto convocati dall’intelligence;

    i dati inspiegabilmente registrano un aumento di iraniani diventati cristiani e negli ultimi due decenni il numero è superiore a quelli calcolati nei precedenti tredici secoli; a fine 2016, infatti, si registrano più di un milione di iraniani convertiti al cristianesimo –:

   se non ritenga di promuovere iniziative presso le istituzioni europee e internazionali al fine di adottare ogni azione utile alla salvaguardia della libertà religiosa, in generale, e dei diritti dei cristiani, in particolar modo, in questo Stato dove all'aumentare delle persecuzioni cristiane aumenta il numero di convertiti al cristianesimo.
(5-01131)