• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00127 (7-00127) «Muroni, Rostan».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00127presentato daMURONI Rossellatesto diLunedì 10 dicembre 2018, seduta n. 98

   Le Commissioni VIII e XII,

   premesso che:

    l'impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb) di proprietà dell'Ama, di via Salaria 981, è da anni al centro di proteste da parte dei residenti nella zona a causa dei miasmi e delle esalazioni provenienti dallo stesso; si tratta di esalazioni che invadono, tra gli altri, i quartieri di Fidene, Settebagni, Villa Spada, Serpentara, Casale Nei, Porta di Roma e Colle Salario;

    la storia di questo impianto è paradigmatica se ci si vuole orientare nella questione dei rifiuti a Roma, perché mostra come la politica sia stata debole e lo sia ancora, incapace di mediare tra le esigenze industriali, quelle ambientali e quelle sociali;

    Tmb Salario è un impianto che nasce male, non viene scelto attraverso una pianificazione razionale. C'era una vecchia fabbrica dell'Autovox che chiude, lasciando due problemi: gli operai senza più lavoro e cosa fare di questo sito. La soluzione a entrambi viene trovata con Ama negli anni Duemila: vengono riassorbiti più di duecento lavoratori, e vengono creati un deposito e un impianto di trattamento meccanico-biologico (Tmb);

    l'installazione dell'impianto di trattamento meccanico-biologico per rifiuti solidi urbani è stato autorizzato, da ultimo, con autorizzazione integrata ambientale dalla regione Lazio con determinazione n. B2520 del 31 marzo 2011 alla società Ama S.p.A.;

    il Tmb Salario dovrebbe produrre al massimo il 15-20 per cento di scarti, ma le condizioni dell'impianto spesso sono a dir poco proibitive: le fosse piene, l'immondizia (indifferenziata) che spesso arriva quasi a toccare il tetto del capannone e i camion che scaricano con il portellone aperto, sono fattori che rendono difficilissimo riuscire ad operare il trattamento in maniera impeccabile;

    nel sito vengono trattati rifiuti indifferenziati attraverso procedure meccaniche e processi biologici con i quali la frazione di rifiuti umida viene separata da quella secca. L'impianto non è in grado di smaltire rapidamente l'enorme quantità di rifiuti che viene conferita giornalmente, con la conseguenza che i rifiuti indifferenziati si accumulano all'interno del deposito trasformandolo a tutti gli effetti in una discarica;

    va poi precisato che nell'impianto si svolge un lungo processo di fermentazione che dura diverse settimane. L'odore pestilenziale che si produce si diffonde nelle zone limitrofe densamente popolate, causando forti disagi, particolarmente forti per chi vive a ridosso dell'impianto che si trova a soli 50 metri dalla prima casa e a 150 metri da un asilo;

    è bene ricordare che i rifiuti urbani indifferenziati prodotti nel comune di Roma identificati dal codice dell'elenco europeo dei rifiuti 200301, nel 2015 ammontavano a poco più di un milione di tonnellate. Questi rifiuti vengono inviati ad impianti di trattamento meccanico biologico siti sul territorio comunale e ad impianti localizzati in altre province della regione Lazio. Circa trentamila tonnellate di rifiuti indifferenziati, identificati con il codice dell'elenco europeo dei rifiuti 200301, sono inviate direttamente, senza trattamento, dagli impianti AMA s.p.a. di Rocca Cencia e di via Salaria all'impianto di trattamento meccanico biologico di Avezzano;

    gli impianti di trattamento meccanico biologico producono rifiuti identificati con i Cer 190501, 190503, 191212, 191210 e piccole quantità di rifiuti separati per frazione merceologica (legno, metalli, plastica) nel processo di selezione, successivamente destinati ad impianti di recupero di materia;

    nel 2011, dal personale del servizio rifiuti è stata effettuata una ricognizione delle attività svolte presso l'impianto, con particolare attenzione alla gestione dei rifiuti. L'attività svolta è stata relazionata alla regione Lazio con nota prot. n. 34771 del 22 aprile 2011;

    sin dalla messa in funzione dell'impianto sono pervenute numerosissime segnalazioni, sia da parte di privati cittadini che da amministrazioni locali, circa le emissioni odorigene provenienti dall'impianto. Già nel 2011 il competente municipio richiedeva personale per la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato (si veda la nota prot. n. 80185 del 4 ottobre 2011) e personale di Arpalazio ha effettuato sopralluoghi e ispezioni, relazionati alle autorità competenti;

    sempre nel 2012 venivano prelevati campioni di acque reflue presso l'impianto e dai successivi accertamenti amministrativi emergeva che alcuni scarichi dell'impianto erano ancora attivi in virtù di autorizzazioni settoriali (autorizzazione allo scarico in fognatura rilasciata dal comune di Roma), come da nota prot. n. 77435 del 12 ottobre 2012;

    nell'agosto 2013, sempre per le medesime problematiche, venivano svolti sopralluoghi congiunti con i carabinieri del Noe, le cui risultanze venivano trasmesse alla regione Lazio con nota prot. n. 65917 del 13 agosto 2013;

    nel 2014-2015 sono stati effettuati ulteriori sopralluoghi nell'area dell'impianto per la verifica della presenza di odori e a seguito di un incendio sviluppatosi nel giugno 2015. A seguito del suddetto incendio l'impianto non è stato in funzione fino ai primi mesi del 2016. Nel mese di aprile 2016, a seguito di richiesta di controllo straordinario da parte della regione Lazio (prot. n. 53776 del 2 luglio 2015), sono stati prelevati campioni del rifiuto prodotto «FOS» (codice 19 05 01), la cui analisi ha evidenziato un valore dell'indice respirometrico dinamico (IRD) pari a circa 4000, ben oltre il valore di riferimento per il conferimento a discarica. Gli esiti del campionamento sono stati trasmessi alla regione Lazio con nota prot. n. 52253 dell'8 luglio 2016;

    su richiesta del servizio tecnico di Arpalazio, in riscontro a specifica richiesta della regione Lazio, nel settembre 2016 personale di Arpalazio si è recato presso gli impianti per l'acquisizione delle informazioni relative ai quantitativi dei rifiuti in ingresso e dei conseguenti flussi di rifiuti in uscita. Con nota 73150 del 3 ottobre 2016 è stata inviata apposita relazione alla regione Lazio;

    la gestione del Tmb di via Salaria 981 ha altresì dato luogo ad un'indagine della procura della Repubblica di Roma sulla conformità del trattamento di rifiuti rispetto alle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti;

    da tutto questo si evince che la complessità della situazione riguardante il ciclo dei rifiuti a Roma si associa a vicende politico-amministrative e giudiziarie recenti che hanno portato alla luce criticità derivanti da scelte compiute – o omesse – riguardanti la Capitale;

    la storia recente dice che l'attuale destinazione itinerante dei rifiuti di Roma e la mancata chiusura del ciclo dei rifiuti, generano un saldo ambientale negativo che costituisce il presupposto del rischio di condotte illecite;

    più volte è stata annunciata dall'amministrazione capitolina, guidata dalla sindaca Virginia Raggi, la chiusura del Tmb Salario e la sua riconversione, sempre rimandate. Da ultimo era stato annunciata la chiusura entro il 2019 a condizione che la quota della raccolta differenziata raggiunga il 70 per centro: obiettivo che, allo stato attuale, appare estremamente difficile da raggiungere;

    poi arriva anche la vicenda del treno che da tre mesi stazionava a Villa Spada, Roma, con 700 tonnellate di rifiuti ed era destinato ad arrivare in Germania; con il suo carico di rifiuti indifferenziati ha effettuato un viaggio molto più breve, visto che la stazione d'arrivo è stata il contestato impianto di trattamento meccanico biologico di Salario. Questa decisione di trasferire nel Tmb Salario conferma che a Roma un ciclo dei rifiuti non c'è, nonostante gli annunci;

    il 7 luglio la sindaca presenta la nuova giunta, con Muraro assessora all'ambiente e ai rifiuti. Il 25 luglio l'assessora Muraro si presenta con un blitz nella sede dell'Ama, e in diretta streaming striglia la gestione Fortini (che si è poi formalmente dimesso il 4 agosto ed è stato sostituito da Alessandro Solidoro) e promette Roma pulita entro il 20 agosto. Il 10 agosto si svolge in Campidoglio un consiglio straordinario sui rifiuti, in cui la sindaca espone il suo programma e l'opposizione chiede le dimissioni di Muraro. Il 22 agosto Muraro dichiarava ai giornali che la situazione era risolta, a parte alcune aree critiche in periferia;

    lunghi da essere risolta la situazione della gestione dei rifiuti nella Capitale continua ad essere assolutamente critica vista la nota negativa che scrive il dipartimento pressione sull'ambiente – servizio supporto tecnico ai processi autorizzatori – dell'Arpa Lazio, protocollo n. 70357 del 16 ottobre 2018, inviata alla direzione regionale risorse idriche, difesa del suolo e rifiuti area ciclo integrato dei rifiuti della regione Lazio;

    la relazione dell'Arpa Lazio è una vera e propria denuncia inappellabile sull'impianto Tmb Salario: c'è scritto che di fatto l'impianto non tratta i rifiuti, ma piuttosto li accumula e li sposta, quindi è una discarica di fatto; che non avrebbe i requisiti per essere autorizzati;

    entrando nel merito della nota dell'Arpa Lazio si evince che:

     rispetto alla produzione prevista dall'autorizzazione dalle migliori tecniche disponibili (Mtd) di settore e dal piano di gestione rifiuti (in quantità pari al 15-20 per cento) del rifiuto atteso e biologicamente stabile avente le caratteristiche della frazione organica stabilizzata, vi sono evidenze che l'impianto produce rifiuti che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità e che pertanto non possono essere identificati dal gestore quale frazione organica stabilizzata. Si rileva altresì che il citato rifiuto derivante dal trattamento aerobico è stato prodotto in quantità pari al 16 per cento nel 2016 e al 15,2 per cento nel 2017;

     rispetto alla produzione prevista dall'autorizzazione, dalle Mtd di settore e dal piano di gestione rifiuti in quantità pari al 35 per cento di combustibile derivato da rifiuti, l'impianto ne ha prodotto una quantità inferiore, pari al 22,4 per cento nell'anno 2016 e al 19,6 per cento nell'anno 2017, originando al contempo una notevole quantità di scarto primario, in quantità pari al 21,7 per cento nell'anno 2016 e al 25,6 per cento nell'anno 2017 (ovvero nel 2017 una produzione addirittura maggiore rispetto al combustibile derivato da rifiuti (Cdr) stesso), destinato per la maggior parte a smaltimento (anno 2017: 70 per cento a smaltimento/30 per cento a recupero, circa);

     rispetto alla produzione prevista dall'autorizzazione e dalle Mtd di settore (in quantità pari al 10-20 per cento) dello scarto di raffinazione atteso biologicamente stabile e costituito prevalentemente da plastiche e inerti, l'impianto risulta in condizioni di produrre un rifiuto non stabilizzato con caratteristiche potenzialmente difformi. Si rileva altresì che il citato rifiuto costituito dallo scarto derivante dal processo di raffinazione è stato prodotto in quantità pari al 23,9 per cento nell'anno 2016 e al 27,8 per cento nell'anno 2017;

     i citati flussi con le criticità sopra evidenziate, al netto del Cdr e dei metalli ottenuti, sono risultati pari al 61,7 per cento nell'anno 2016 e al 68,6 per cento nell'anno;

    rispetto altresì alle attività di stoccaggio l'Arpa Lazio rileva quanto segue:

     lo stoccaggio dei rifiuti in ingresso da inviare a trattamento interno presso l'impianto avviene nella stessa area di accettazione dei rifiuti da gestiti per la successiva trasferenza presso terzi, mentre le Mtd applicabili al caso in esame non prevedono la possibilità di svolgere un'attività di trasferenza presso le medesime aree dedicate all'attività di stoccaggio e invio a trattamento meccanico biologico;

     le attività di controllo effettuate hanno evidenziato la saturazione dell'area di stoccaggio iniziale dei rifiuti e dell'ulteriore area funzionale all'alimentazione del trattamento, con formazione di cumuli di rifiuti con altezze in parte superiori alla quota del piano di scarico. Quanto sopra determina:

   il non regolare svolgimento delle procedure di scarico dei mezzi conferenti presso l'impianto, con conseguente formazione di file dei mezzi in attesa di poter scaricare;

   la limitazione degli spazi per la manovra dei mezzi destinati sia ad alimentare le linee di trattamento, sia allo svolgimento delle attività legate alla trasferenza dei rifiuti;

   l'invio a trattamento o a trasferenza dei rifiuti situati sulla porzione sommitale dei citati cumuli, causando una soggiacenza prolungata degli strati inferiori degli stessi, che risultano maggiormente soggetti all'instaurarsi di condizioni fermentative e putrefattive responsabili del rilascio di emissioni odorigene moleste;

   il non regolare svolgimento delle ordinarie attività manutentive;

    le citate condizioni comportano necessariamente la possibilità che si generino maggiori emissioni di polveri e odori molesti all'atto dell'apertura dei portelloni delle stazioni di scarico dei rifiuti in ingresso e dei portelloni laterali dai quali entrano ed escono i mezzi per il carico dei rifiuti in trasferenza. Quindi, dette emissioni aumentano sia per la notevole quantità di rifiuti presenti, sia per l'aumento dei tempi di stoccaggio nella fossa di scarico e nelle aree di stoccaggio, nonché per i ridotti spazi di manovra che non consentono la rapida entrata ed uscita dei mezzi di trasporto e la conseguente rapida chiusura dei portelloni laterali;

    le attività di stoccaggio dei rifiuti prodotti dalle attività di trattamento prima del loro conferimento presso terzi non risultano adeguatamente rappresentate; tale aspetto risulta particolarmente rilevante nei casi in cui, come nel presente, gli scarti prodotti non abbiano subito un'adeguata degradazione della sostanza organica e presentino elevate caratteristiche di putrescibilità, e in quanto tali costituiscano fonte di molestie olfattive;

    rispetto alle richiamate criticità l'Arpa Lazio scrive che occorre rilevare che la documentazione in atti non menziona né affronta in alcun modo nella B.18 – Relazione tecnica né nel resto della medesima le problematiche rilevate, fornendo una rappresentazione dell'impianto e del suo funzionamento che non tiene minimamente conto di quanto emerso e comunicato in sede di controllo da parte di Arpa Lazio, come nella valutazione puntualmente evidenziato. Ne consegue pertanto la necessità, a parere di Arpa Lazio, che le citate criticità siano superate attraverso l'adozione di adeguate soluzioni tecnologiche e/o gestionali, sulla base delle MTD di settore, che garantiscano che l'impianto produca i rifiuti previsti dall'autorizzazione integrata ambientale, sia in termini di caratteristiche qualitative sia in termini quantitativi, e non i rifiuti attualmente prodotti e non previsti dalla medesima;

    la relazione dell'Arpa Lazio si può riassumere come segue: di fatto l'impianto non tratta i rifiuti ma piuttosto li accumula e li sposta, quindi è una discarica di fatto; non avrebbe i requisiti per essere autorizzato; etichetta rifiuti in modo scorretto; produce più scarto che rifiuto lavorato; fa trasferenza di rifiuti in modi che sono completamente fuori norma; i rifiuti che escono andrebbero ritrattati, tanto funziona male l'impianto; i rifiuti stazionano nell'impianto oltre qualunque tempo consentito; non riesce a riciclare nulla, nemmeno i metalli -0,4 per cento contro i 5-7 per cento che dovrebbe essere lo standard; non è stata fornita nessuna documentazione sull'impatto degli odori e questo è un prerequisito per l'autorizzazione; non può essere fatta manutenzione a causa della permanenza di quantità enormi di rifiuti; non si tiene in alcun modo conto dell'impatto sul territorio della putrescenza, almeno 4 volte più dei limiti; moltissime attività di scarico e carico avvengono in modo illecito;

    sono però le due ultime righe della relazione dell'Arpa Lazio che emettono la sentenza definitiva di condanna dell'impianto Tmb di via Salaria n. 981 e della politica dell'amministrazione capitolina sul ciclo dei rifiuti a Roma: «la valutazione della documentazione allo stato attuale agli atti non può che determinare un parere negativo di Arpa Lazio a riscontro della medesima»,

impegnano il Governo:

   a intraprendere iniziative concrete e immediate, per quanto di competenza, promuovendo una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione alle criticità evidenziate con riguardo all'impianto di cui in premessa, a tutela della salute dei residenti e dei lavoratori ivi operanti, alla luce del nuovo drammatico scenario denunciato nella relazione dell'Arpa Lazio che, di fatto, non può che essere prodromico alla chiusura dell'impianto medesimo, perché tenerlo ancora funzionante sarebbe una scelta molto grave dal punto di vista ambientale e sanitario, ma anche sociale;

   a predisporre e realizzare, per quanto di competenza, uno studio in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, avviando indagini epidemiologiche sullo statuto di salute della popolazione residente partendo dai quartieri di Fidene, Settebagni, Villa Spada, Serpentara, Casale Nei, Porta di Roma e Colle Salario;

   a favorire e promuovere, per quanto di competenza, forme di coinvolgimento dei residenti anche nella modalità del dibattito pubblico al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla risoluzione della questione dell'impianto Tmb Salario.
(7-00127) «Muroni, Rostan».