• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00454 BERNINI, MALAN, GALLONE, TIRABOSCHI, PAPATHEU, MESSINA Alfredo, SICLARI, GIAMMANCO, TOFFANIN, BATTISTONI, DAL MAS, BERUTTI, FERRO, GALLIANI, LONARDO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI,...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00454 presentata da ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI
mercoledì 5 dicembre 2018, seduta n.067

BERNINI, MALAN, GALLONE, TIRABOSCHI, PAPATHEU, MESSINA Alfredo, SICLARI, GIAMMANCO, TOFFANIN, BATTISTONI, DAL MAS, BERUTTI, FERRO, GALLIANI, LONARDO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI, RONZULLI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:

com'è noto il territorio italiano presenta caratteristiche di elevato rischio idrogeologico, anche a causa dei processi di antropizzazione incontrollata che hanno danneggiato il naturale equilibrio degli ecosistemi e del territorio, soprattutto a partire dalla metà del XX secolo;

l'Italia, secondo i dati dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), è uno dei Paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, gli ultimi dati contano infatti 620.808 frane nel corso del solo 2017, che hanno interessano un'area di 23.700 chilometri quadrati, pari al 7,9 per cento del territorio nazionale;

per ciò che concerne le alluvioni, le aree a pericolosità idraulica elevata in Italia, risultano pari a 12.405 chilometri quadrati, le aree a pericolosità media ammontano a 25.398 chilometri quadrati, quelle a pericolosità bassa (scenario massimo atteso) a 32.961 chilometri quadrati. Le regioni con i valori più elevati di superficie a pericolosità idraulica media, sulla base dei dati forniti dalle autorità di bacino distrettuali, risultano essere Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Piemonte e Veneto;

sono attualmente nove le regioni con il 100 per cento di comuni a rischio idrogeologico: Valle d'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria; a queste si aggiungono l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento, con percentuali tra il 90 e il 100 per cento;

il 91 per cento dei comuni italiani sono abitati da oltre 3 milioni di nuclei familiari che vivono in territori classificati ad alta pericolosità;

quasi il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550.000) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più del 9 per cento (oltre un milione) in zone alluvionabili nello scenario medio (ovvero alluvionabili per eventi che si verificano in media ogni 100-200 anni);

anche il patrimonio culturale è esposto a rischi elevati: i dati dell'ISPRA infatti individuano nelle aree franabili quasi 38.000 beni, oltre 11.000 dei quali ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40.000 i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi;

alcune delle cause che hanno contribuito nel tempo a peggiorare il rischio idrogeologico del nostro Paese sono ascrivibili alle opere di urbanizzazione estrema in contrasto con i vincoli previsti dalle norme in materia, alla mancata manutenzione dei fiumi, al disboscamento e a ogni azione contraria al rispetto del territorio;

per ridurre il rischio che si verifichino fenomeni franosi e alluvionali non bisogna agire nell'emergenza, ma è estremamente importante gestire il territorio in modo corretto, attraverso un'attenta pianificazione ambientale organica e strutturale che tenga in considerazione il cambiamento climatico in atto e il mutamento dell'assetto dell'intero territorio nazionale, compresi gli indicatori di rischio riguardanti popolazione, famiglie, edifici e opere infrastrutturali;

a tal fine, è in via di presentazione un disegno di legge, di iniziativa del Gruppo di Forza Italia, per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel territorio nazionale;

gli eventi calamitosi avvenuti nel corso degli ultimi anni e quelli meteorologici intensi, verificatisi anche durante i mesi appena passati, rappresentano la conferma di come le politiche relative al cambiamento climatico necessitino di essere rafforzate, in particolare sotto il profilo della prevenzione per la messa in sicurezza del territorio, della difesa del suolo, della realizzazione di sistemi di protezione, attraverso un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti, a livello centrale e periferico, al fine di evitare il ripetersi di eventi tragici, derivanti dalla devastazione dei territori;

nel disegno di legge di bilancio per il 2019, in discussione presso la Camera dei deputati, vi è l'istituzione del fondo per gli investimenti degli enti territoriali, in parte destinato ad interventi contro il dissesto idrogeologico, le cui modalità di utilizzo sono demandata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

oltre a sostenere i Comuni nella realizzazione di interventi di messa in sicurezza del territorio, occorre coinvolgere i privati cittadini, incentivandoli ad investire in opere per fronteggiare episodi quali fenomeni di dissesto idrogeologico con origine in terreni di proprietà privata;

a tale fine si potrebbero prevedere detrazioni fiscali per interventi di messa in sicurezza e di manutenzione idrogeologica, come avvenuto con il cosiddetto sisma bonus,

si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda gestire le risorse del citato fondo riguardo al contrasto del dissesto idrogeologico, affinché ci sia un corretto ed efficace utilizzo di tali risorse mediante il coinvolgimento delle singole autorità competenti, e se non intenda attivarsi al fine di introdurre detrazioni fiscali per privati cittadini, agricoltori e piccole imprese che effettuano interventi per fronteggiare eventi di dissesto idrogeologico con origine in terreni di proprietà privata.

(3-00454)