• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00029 esaminate la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 (Doc. LXXXVII, n. 1) e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00029 presentata da MASSIMILIANO ROMEO
mercoledì 5 dicembre 2018, seduta n.067

Il Senato,
esaminate la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 (Doc. LXXXVII, n. 1) e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2018 (Doc.LXXXVI n. 1),
premesso che:
la Relazione consuntiva e programmatica annuale rappresentano, secondo l'impianto della legge 24 dicembre 2012, n. 234, il principale strumento per l'esercizio della funzione di controllo del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;
considerato che:
la Relazione consuntiva per l'anno 2017 è stata trasmessa dal Governo alle Camere il 19 marzo 2018, in adempimento degli obblighi previsti all'articolo 13 della legge n. 234 del 2012, successivamente allo svolgimento delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, ed è stata pertanto assegnata nella XVIII Legislatura;
presenta una struttura complessivamente coerente con le previsioni legislative di cui all'articolo 13, comma 2, della citata legge n. 234 del 2012, illustrando, seppure in modo generico, la linea di azione seguita dal Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee, ed evidenziandone in diversi casi l'evoluzione a fronte di profili di criticità del negoziato; si articola in quattro parti relative, rispettivamente, allo sviluppo del processo di integrazione europea e al nuovo quadro istituzionale dell'Unione europea; alle principali politiche orizzontali e settoriali; all'attuazione delle politiche di coesione economica, sociale e territoriale e al coordinamento nazionale delle politiche europee; l'allegato IV della Relazione presenta una tabella contenente gli estremi dei seguiti dati dal Governo agli atti di indirizzo parlamentare, agevolando la verifica della coerenza dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento;
a tal fine si riscontra la necessità di consolidare il coordinamento puntuale tra Parlamento e Governo nella formazione e definizione delle politiche europee, in particolare attraverso la messa a disposizione di elementi maggiormente specifici e puntuali di riscontro tra gli orientamenti espressi dalle Camere e le posizioni adottate dal Governo, contribuendo in tal modo a colmare il deficit democratico dell'Unione europea;
si registra inoltre l'esigenza di un rafforzamento della Rappresentanza permanente d'Italia presso le Istituzioni europee al fine di garantire un ancora maggiore sostegno delle posizioni dell'Italia e un ancora maggiore raccordo con il Parlamento, nonché l'esigenza di proseguire il percorso di riduzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia al fine di scongiurare conseguenze sulla finanza pubblica;
risulta imprescindibile il coinvolgimento dei cittadini, sia diretto che attraverso i loro rappresentanti, nella definizione delle politiche da promuoversi in sede di Unione europea per promuoverne uno sviluppo equilibrato, affinché quest'ultima diventi il luogo dove possa trovare completa esplicazione l'Europa sociale dei cittadini,
ritenuto che:
la Relazione programmatica per l'anno 2018, come da disposizioni normative, è stata presentata a inizio dell'anno in corso a Camere di fatto sciolte, e sconta il fatto di presentare gli orientamenti programmatici del precedente Governo. Esso stesso nella premessa alla Relazione la definisce per essere a "sovranità limitata", ma ciò non toglie che alcuni grandi temi della politica europea si protraggono nel tempo con processi a tappe e pur esaminandola alla fine dell'anno permangono tematiche ancora centrali per l'agenda politica europea e nazionale, dossier su cui che anche il Governo in carica dovrà esprimere i propri orientamenti nella Relazione programmatica 2019 che si appresterà a presentare nei prossimi mesi;
la gestione dei flussi migratori permane come nervo scoperto della politica europea soprattutto per quanto concerne una maggiore condivisione e solidarietà degli oneri da parte dell'Unione europea e degli altri Stati Membri: non si può prescindere da tenere in conto gli sforzi compiuti dagli Stati Membri di frontiera esterna dell'Unione europea, con particolare riferimento a quella marittima mediterranea, sia sul piano del salvataggio e dell'accoglienza dei migranti, sia su quello del controllo delle frontiere e della gestione delle procedure di rimpatrio;
la definizione del quadro finanziario pluriennale per il prossimo settennato 2021-2027 presenta non poche criticità: se viene notevolmente innalzato il finanziamento in alcuni settori considerati prioritari in un'ottica europea (ricerca e innovazione, economia digitale, politiche giovabili, gestione delle frontiere e difesa e sicurezza), viene altresì proposta una riduzione del 5 per cento nei settori tradizionali della Politica agricola comune e della politica di coesione;
l'impatto dei tagli alla coesione sul territorio nazionale potrà essere limitato solo ponendo nel negoziato la massima attenzione ai criteri per l'assegnazione dei fondi che oltre al prodotto interno lordo pro capite come criterio principale dovrà tenere conto anche di altri fattori come la disoccupazione (in particolare giovanile);
nonostante il comparto agricolo abbia subito negli ultimi anni sostanziali cambiamenti per fattori macroeconomici e tensioni geopolitiche con una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli e una concorrenza spesso sleale dai paesi terzi, il futuro assetto della Politica Agricola Comune è stato delineato partendo da una consistente riduzione sia dei pagamenti diretti (lo stanziamento per il Fondo europeo agricolo di garanzia passa da 303 miliardi a 286 miliardi), sia delle dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (i fondi del Feasr passano da 95,5 a 78,811 miliardi di euro);
insieme alla tutela della biodiversità agricola, le politiche europee del Governo non potranno non avere anche una spiccata vocazione ambientale: una corretta e virtuosa applicazione dell'economia circolare, in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti, comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto, una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi;
la Conferenza delle Parti (COP 24) in corso in Polonia da una parte sottolinea ancora una volta la drammaticità del fenomeno del cambiamento climatico e della necessità di porre in essere azioni concrete volte alla riduzione delle emissioni inquinanti e alla mitigazione degli effetti che queste comportano, ma dall'altra fanno emergere l'indifferenza di alcuni importanti attori internazionali verso il fenomeno. Per questo risulta essere sempre più centrale farsi portavoce in Europa di un nuovo sistema industriale basato sulla "green-economy", con l'obiettivo di "decarbonizzare" e "defossilizzare";
risulta, inoltre, indifferibile trovare delle soluzioni eque ed efficaci per risolvere le conseguenze negative generate dall'applicazione della Direttiva 2006/123/CE (cosiddetta direttiva Bolkestein);
le prossime elezioni europee devono essere occasioni per riflettere sul futuro di tutta l'Unione Europea e del suo assetto istituzionale, delle sue politiche fiscali che devono guardare non solo alla stabilità monetaria, ma anche al benessere dei cittadini europei che mostrano di aver perso fiducia nel futuro dell'alleanza europea;
la teoria economica deve lasciare spazio alla prevalenza della politica nell'offerta europea e in vista dell'appuntamento elettorale di maggio 2019 è necessario dar vita a un Gruppo di alto livello che coinvolga Stati membri e Commissione europea per definire un documento da presentare al Consiglio Europeo sui passi da compiere per migliorare il benessere di tutti i cittadini europei, rilanciando gli investimenti capaci di creare economie esterne alle imprese e benessere sociale, come strumento per la crescita del reddito e dell'occupazione;
è necessario promuovere un modello di crescita europea che non agisca sulla deflazione salariale e che possa permettere un'espansione della domanda interna nazionale e che contempli un'armonizzazione dei sistemi di protezione sociale, sul modello italiano del reddito di cittadinanza, capace di rispondere ai cambiamenti sempre più rapidi del mercato del lavoro;
in ultimo l'Unione Europea si prepara ad affrontare una fase storica con la Brexit e la gestione del primo recesso di uno suo Stato membro. La condivisione trovata sul Progetto di Accordo di recesso non deve limitare l'attenzione sulla tutela dei diritti della comunità dei nostri connazionali e sulle procedure amministrative per il riconoscimento di residenza a titolo permanente che devono essere agevoli e semplici;
impegna, quindi, il Governo:
a contribuire al processo di democratizzazione dell'Unione europea rafforzando e rendendo più tempestiva, efficace e incisiva la partecipazione attiva del Parlamento italiano alla definizione delle politiche dell'Unione europea sia direttamente, attraverso gli strumenti esistenti e da promuovere, sia attraverso un dialogo rinforzato con il Governo che comprenda la fase ascendente;
a dare un sistematico, puntuale e tempestivo adempimento agli obblighi previsti dalla legge n. 234 del 2012 nei confronti del Parlamento, con particolare riferimento alla trasmissione alle Camere di tutti gli atti elencati al comma 3 dell'articolo 4 in forma dettagliata e analitica, e al contempo rafforzando la Rappresentanza permanente d'Italia presso le Istituzioni europee, anche al fine di garantire un sempre maggiore flusso informativo verso il Parlamento;
ad adempiere agli obblighi stabiliti dall'articolo 7 della legge n. 234 del 2012 e pertanto a riferire regolarmente, migliorando la qualità, la rilevanza e l'efficacia delle informazioni relative agli atti di indirizzo approvati dalle Camere in merito alla formazione delle politiche e della normativa dell'Unione europea, agevolando ulteriormente la verifica della coerenza dell'azione europea del Governo con gli orientamenti del Parlamento, sia nel testo della Relazione che nelle tabelle allegate;
ad assicurare che le prossime Relazioni consuntive diano ancor più analiticamente conto del seguito dato dal Governo agli atti di indirizzo delle Camere adottati con riferimento a specifici progetti o questioni, precisando in quale misura essi siano stati tenuti in considerazione nella formazione della posizione italiana, integrando la documentazione in riferimento ai documenti approvati nella parte finale dell'anno di riferimento, anche con successive informative;
a migliorare la capacità consultiva e l'effettiva fruibilità delle relazioni consuntive, semplificandone l'impianto generale e la struttura, in particolare attraverso lo sviluppo analitico del contenuto del documento che dovrebbe includere, in maniera più puntuale, un parallelo diretto tra gli indirizzi definiti dalle Camere e l'operato del Governo su ciascun dossier trattato nelle competenti sedi decisionali europee;
in vista della prossima presentazione della Relazione programmatica 2019, ad adoperarsi affinché si delinei una strategia europea strutturata su politiche comuni sull'immigrazione, in particolare di contrasto alla tratta degli esseri umani, con una condivisione da parte degli Stati membri sia nella protezione dei confini esterni sia nell'accoglienza per un'equa ripartizione delle pressioni derivanti dai flussi migratori, in particolare dei salvati in mare e nell'adozione di misure, anche comuni, per l'effettivo rimpatrio dei migranti il cui ingresso o soggiorno sia irregolare;
a garantire, nell'accordo sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, adeguata protezione degli interessi e la piena reciprocità dei diritti dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea a tutela anche dell'ampia comunità italiana residente nelle diverse città britanniche;
a negoziare una ridefinizione degli stanziamenti destinati ai Fondi di coesione e alla Politica Agricola Comune, così da consentire quantomeno il mantenimento dei livelli di finanziamento, per una prospettiva di sviluppo dell'agricoltura italiana, considerata la centralità del settore primario nelle sfide della sicurezza alimentare globale e rispetto ai cambiamenti climatici, anche a tutela della ricca biodiversità agricola nazionale e dei prodotti enogastronomici di eccellenza;
ad assicurare massima priorità alla corretta e virtuosa applicazione dell'economia circolare, in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti; ciò che richiede una forte riduzione del rifiuto prodotto, l'aumento del prodotto riciclato e allo stesso tempo la drastica riduzione dei rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino al graduale superamento di tali impianti, adottando tecnologie avanzate ed alternative;
ad impegnarsi affinché l'Unione Europea si ponga obiettivi ambiziosi nel contrasto ai cambiamenti climatici con impegni vincolanti e stringenti per la riduzione delle emissioni inquinanti e l'avvio di una nuova politica industriale che punti alla "decarbonizzazione" e "defossilizzazione";
ad avviare nelle opportune sedi europee una revisione della Direttiva 2006/123/CE al fine di meglio chiarire a quali settori produttivi vada applicata anche rispetto alle diverse realtà nazionali, al fine di superare gli effetti distorsivi conseguenti a una sua stringente applicazione;
a portare avanti la proposta ed il conseguente negoziato al fine di pervenire alla costituzione di un gruppo di lavoro europeo ad alto livello composto dai rappresentanti degli stati membri per definire una politica per un'Europa diversa, più forte e più equa secondo le linee indicate nel documento inoltrato a Bruxelles;
a rafforzare la dimensione sociale dell'Unione europea, avviando un'armonizzazione dei sistemi di protezione sociale, valorizzando i sistemi avanzati di welfare che favoriscano le politiche di coesione con appositi stanziamenti destinati alla lotta alla povertà, all'inclusione sociale e alle misure finalizzate a garantire la parità di retribuzione e la partecipazione attiva delle donne al mercato del lavoro;
a incrementare gli sforzi per la definizione e la risoluzione delle procedure di infrazione a carico dell'Italia quale obiettivo prioritario della politica europea di Governo, rafforzando l'impegno atto alla conclusione delle procedure attualmente pendenti ai sensi degli articoli 258 e 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, garantendo un corretto flusso informativo e un adeguato coinvolgimento delle Camere nella gestione delle controversie, al fine di evitare effetti finanziari negativi a carico della finanza pubblica.
(6-00029)
ROMEO, PATUANELLI.