• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00027 udite le comunicazioni del Governo sulle decisioni in materia di bilancio, premesso che: la Commissione europea, il 21 novembre 2018, ha adottato una relazione in cui indica che l'Italia...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00027 presentata da ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI
mercoledì 28 novembre 2018, seduta n.064

Il Senato,
udite le comunicazioni del Governo sulle decisioni in materia di bilancio,
premesso che:
la Commissione europea, il 21 novembre 2018, ha adottato una relazione in cui indica che l'Italia non rispetta la regola del debito. L'organismo europeo ritiene che ciò giustifichi l'avvio di una procedura per disavanzo eccessivo, prevista dall'articolo 126 del TFUE;
il debito pubblico italiano è risultato pari al 131,2 per cento del PIL nel 2017, la Commissione prevede una sostanziale stabilità intorno al livello del 131 per cento del PIL nel periodo 2018-2020, mentre il quadro programmatico del Governo prevede una riduzione fino al 127,3 per cento nel 2020;
in relazione al criterio del rapporto deficit-PIL la Commissione prevede un rapporto più alto rispetto a quello del Governo, sia per il 2019 (2,9 per cento contro 2,4 per cento) sia, soprattutto, per il 2020 (3,1 per cento contro 2,1 per cento);
ciò comporta, secondo la Commissione, un mancato rispetto della regola del debito;
la relazione del 21 novembre segue quella del 23 ottobre 2018, in cui la Commissione europea ha adottato un parere sul Documento programmatico di bilancio (DPB) 2019 dell'Italia, nel quale si evidenzia che il DPB 2019 presenta una inosservanza particolarmente grave della raccomandazione rivolta all'Italia dal Consiglio il 13 luglio 2018;
la Commissione ha messo, altresì, in evidenza che il DPB 2019 non è in linea con gli impegni assunti dall'Italia nel Programma di stabilità del mese di aprile 2018 e, per tale motivo, la Commissione ha chiesto all'Italia di presentare un progetto rivisto ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 7, paragrafo 2, del Regolamento UE n. 473 del 2013;
in particolare, nel parere la Commissione ha sottolineato che sia per il 2018, sia per il 2019, l'andamento programmatico di bilancio mostra una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di bilancio a medio termine raccomandato all'Italia;
il Governo italiano non ha tenuto conto delle raccomandazioni e ha presentato, il 13 novembre scorso, una versione rivista del Documento programmatico di bilancio per il 2019 (che sintetizza le misure della legge di bilancio) in cui sono stati modificati alcuni dati relativi, soprattutto, al previsto gettito delle privatizzazioni (1 per cento del PIL, pari ad oltre 17 miliardi di euro di beni pubblici da cedere entro il 2019, in luogo dello 0,3 per cento programmato nella prima versione del DPB); tuttavia ha confermato l'intenzione di mantenere i saldi di finanza pubblica entro la misura indicata nel documento di programmazione, considerando il livello del deficit al 2,4 per cento del PIL per il 2019 un limite invalicabile;
tale la decisione implica la conseguente interruzione del percorso di discesa del deficit che si protrae dal periodo post recessione del 2009-2013, e l'aumento del disavanzo rispetto all'1,6 per cento del 2018;
nonostante il Governo, dopo l'incontro tra il premier Conte e il presidente Juncker, proprio nelle ultime ore, abbia manifestato l'intenzione di procedere ad una revisione del rapporto deficit-PIL per il 2019 dal 2,4 per cento al 2,2 per cento, la Commissione, alla luce del peggioramento del quadro macroeconomico italiano, ritiene che il rapporto deficit-PIL per il 2019 non dovrà superare l'1,8-1,9 per cento e che nella nuova versione del Draft budgetary plan, l'Italia debba garantire l'obiettivo del pareggio di bilancio nei prossimi tre anni, secondo il percorso concordato tra il precedente Governo e la Commissione europea nel Documento di economia e finanza del mese di maggio ultimo scorso;
secondo le stime della Commissione europea, la manovra economica presentata dal Governo e in discussione alla Camera dei deputati, causerebbe un deficit aggiuntivo dell'1,2 per cento del PIL rispetto a quello tendenziale;
considerato che:
la ripresa dell'economia italiana nella prima metà del 2018 ha avuto un ritmo inferiore alle attese, il tasso di crescita annualizzato del PIL, che nel 2017 era stato in media pari all'1,6 per cento, è infatti sceso all'1 per cento;
la previsione ufficiale di crescita del PIL per il 2018 è stata recentemente abbassata dall'1,5 all'1,2 per cento;
successivamente alla chiusura della previsione ufficiale, l'ISTAT ha pubblicato la stima preliminare del PIL, che prefigura un'evoluzione congiunturale piatta nel terzo trimestre essa indica un modesto rischio al ribasso per la previsione di crescita annuale;
a novembre 2018, l'ISTAT ha inoltre stimato una flessione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori da 116,5 a 114,8. Anche l'indice composito del clima di fiducia delle imprese diminuisce, per il quinto mese consecutivo, passando da 102,5 a 101,1;
considerando quindi le componenti della domanda aggregata, secondo gli ultimi dati ISTAT, la minor crescita registrata nella prima metà dell'anno è dovuta ad un andamento inferiore alle attese dei consumi delle famiglie, segno che iniziative economiche a pioggia, attraverso sussidi e spesa pubblica di parte corrente, non risolvono il problema della fiducia dei risparmiatori bensì, non intravedendosi riforme strutturali di lungo respiro per il rilancio dell'economia, fanno sì che vi sia un sostanziale clima di attesa e congelamento dei risparmi e quindi degli investimenti;
alcune iniziative proposte dal governo nella legge di bilancio sono da considerarsi recessive e pericolose per la stabilità dei conti pubblici, in primis il reddito di cittadinanza, una misura per la quale è stato costituito un apposito Fondo di 9 miliardi di euro nella legge di bilancio 2019;
in questo quadro, l'attività di bilancio del Governo dovrebbe porsi l'obiettivo di coniugare la sana gestione delle finanze pubbliche, soprattutto in questa particolare fase congiunturale, con l'adozione di politiche di sostegno alla ripresa economica in corso e, nel medio termine, alle prospettive di crescita del nostro Paese;
un sistema economico solido e competitivo è infatti presupposto essenziale per finanze pubbliche sane e per un sentiero di riduzione del debito che sia sostenibile;
rilevato che:
per la Commissione il solo modo di non proporre ai Ministri finanziari l'apertura della procedura di infrazione paventata in più occasioni a margine di riunioni informali in sede europea è il taglio del deficit-PIL nel 2019 previsto al 2,4 per cento;
la procedura di infrazione, come ha più volte dichiarato il responsabile europeo degli affari economici, Pierre Moscovici, farà il suo corso "lentamente ma sistematicamente", posto che in questo quadro non si intravedono cambi di rotta significativi da parte del Governo sia sul lato della riduzione del debito pubblico, che sulla diminuzione del rapporto deficit-PIL;
sul fronte della manovra, infatti, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha toccato i saldi principali della finanza pubblica ad eccezione del rapporto debito-PIL, legato a privatizzazioni;
le suddette misure sono considerate inefficienti non solo dalla Commissione europea, ma soprattutto da parte dei mercati finanziari, che hanno fornito evidenti riscontri negativi;
il rapporto sulla violazione della regola del debito sarà discusso entro il 5 dicembre dai rappresentanti dei Governi, riuniti nel Comitato economico e finanziario del Consiglio;
successivamente, la Commissione chiederà ai Ministri delle finanze riuniti nel Consiglio Ecofin di adottare una decisione sull'esistenza di un deficit eccessivo e quindi una raccomandazione per il percorso di rientro dell'Italia. La procedura per deficit eccessivo deve essere avviata entro il 1° febbraio;
in quel caso lo Stato membro può inviare un parere ragionato per chiedere che la sanzione dello 0,2 per cento di deposito non venga applicata, ma una volta avviata la procedura per deficit eccessivo, l'Italia dovrà rispettare gli obiettivi di bilancio fissati da Commissione e Ecofin in termini di deficit nominale, deficit strutturale e criterio della spesa;
l'aggiustamento minimo richiesto dalle regole è pari a una riduzione dello 0,5 per cento del deficit strutturale. La prima verifica dovrebbe essere effettuata entro sei mesi, anche se la Commissione potrebbe decidere di abbreviare i tempi a tre mesi, visto che quella dell'Italia è considerata una violazione particolarmente grave. Nel caso in cui la Commissione ritenga che il Governo non abbia agito con misure efficaci, può successivamente imporre una multa che va dallo 0,2 per cento allo 0,5 per cento del PIL e la sospensione dei fondi provenienti dall'Unione europea;
per uscire dalla procedura per deficit eccessivo, l'Italia dovrà, inoltre, realizzare una riduzione del debito pari a un ventesimo della parte eccedente il 60 per cento del PIL nel corso di tre anni successivi. Questo si ottiene o riducendo lo stock del debito o facendo crescere il PIL in modo più consistente. Tuttavia le misure adottate dalla legge di bilancio non sembrano andare in questa direzione, anzi fanno aumentare la spesa corrente, non sbloccano gli investimenti fermi, non azionano altri investimenti pubblici, né tantomeno quelli privati;
di fatto, quindi, la procedura che durerà almeno cinque anni, rischia già nei primi mesi del 2019 di avere forti ripercussioni negative sull'economia del nostro Paese che potrebbe essere costretto a varare una manovra correttiva da circa 20 miliardi per il primo anno (il 2019), per arrivare a portare il deficit strutturale in equilibrio;
come fermamente ribadito dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani: "Questa manovra non va nella direzione della tutela degli interessi degli italiani. La strategia del Governo non è a favore della crescita, è solo aiuti di Stato"; ".... non ci sono soldi per le imprese, non ci sono misure per la disoccupazione giovanile, il prossimo anno avremo lo stesso livello di tassazione di oggi. L'Italia che produce è fortemente preoccupata dalla politica economica di questo Governo, le borse vanno male e una procedura avrebbe effetti negativi, spaventerebbe gli investitori. I problemi sono a Roma, non a Bruxelles",
impegna il Governo:
1) a trovare un accordo, entro la riunione del Consiglio UE di dicembre, per ridurre il ricorso all'indebitamento ad un livello che non inneschi la procedura per disavanzo eccessivo, convertendo le maggiori spese di parte corrente previste nella legge di bilancio verso strumenti che agevolino gli investimenti delle imprese e dei privati, che creino nuova occupazione, innescando un effetto virtuoso sulla crescita del PIL, aumentando il denominatore e quindi riducendo il rapporto debito-PIL, oggetto della procedura di infrazione;
2) a ridurre, quindi, strutturalmente il debito pubblico, attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso rappresentato da minori tasse, premiando i fattori produttivi, gli investimenti e i consumi, che generano più crescita e minore deficit, e di accompagnare e rafforzare tale processo in forza degli introiti derivanti dai ragionati piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico;
3) a riservare prioritariamente le risorse disponibili ad interventi in favore delle imprese che creano occupazione, alle infrastrutture e alle famiglie;
4) ad adottare criteri di riduzione della spesa pubblica di tipo selettivo che incidano sugli sprechi e non incidano sulla corretta erogazione dei servizi essenziali alla persona e risulti orientata verso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, anche attraverso un attento screening della qualità dei servizi resi e una più penetrante misurazione dei risultati raggiunti dai diversi programmi.
(6-00027)
BERNINI, MALAN, PICHETTO FRATIN, DAMIANI, FANTETTI, FERRO, SACCONE, GALLIANI, GALLONE, GIAMMANCO, LONARDO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI, RONZULLI, BIASOTTI, CANGINI, CALIENDO, DE SIANO, FAZZONE, FLORIS, GASPARRI, Alfredo MESSINA, PAGANO, PAROLI, QUAGLIARIELLO, ROMANI, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, VITALI, AIMI, ALDERISI, BARACHINI, BARBONI, BATTISTONI, BERARDI, BERUTTI, BINETTI, CARBONE, CAUSIN, CESARO, CONZATTI, CRAXI, DAL MAS, DE POLI, GHEDINI, GIRO, MASINI, MINUTO, MODENA, PAPATHEU, PEROSINO, ROSSI, SICLARI, STABILE, TESTOR, TIRABOSCHI, TOFFANIN.