• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00811 PAPATHEU - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'economia e delle finanze - Premesso che: l'Italia è interessata da un'eccezionale ondata di...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00811 presentata da URANIA GIULIA ROSINA PAPATHEU
martedì 6 novembre 2018, seduta n.054

PAPATHEU - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

l'Italia è interessata da un'eccezionale ondata di maltempo, che sta provocando diversi morti e gravi danni sul territorio con ripercussioni per l'economia, le infrastrutture e la sicurezza dei centri abitati. Le regioni più martoriate sono la Sicilia, la Calabria, la Sardegna, il Veneto, il Friuli, la Liguria, ed anche il Lazio e le Province autonome di Trento e Bolzano;

nell'intera penisola si sta verificando un evidente ed inquietante aggravarsi delle condizioni di dissesto idrogeologico, che determinano l'estrema fragilità del territorio con l'esposizione dello stesso a conseguenze ancor più gravi in concomitanza con i fenomeni atmosferici di violenta intensità come quelli in essere. L'edizione 2018 del "Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio", a cura di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale del Ministero dell'Ambiente) ha reso noto un quadro aggiornato sul rischio idrogeologico e sulla pericolosità per frane e alluvioni sull'intero territorio nazionale, con un'analisi dei fattori di pericolo relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali. Da tale rapporto, sulla base dei dati forniti dalle Autorità di bacino distrettuali, si evince che in Italia oltre 7 milioni di abitanti vive in zone vulnerabili: più di un milione in zone a rischio frane elevato/molto elevato e oltre 5,5 milioni in zone comunque a rischio, ed altri 6 milioni vivono in zone a rischio alluvioni. In Italia risultano in corso circa 620.000 frane, che interessano il 7,9 per cento del territorio ed il fenomeno è in costante aumento;

la quasi totalità delle Regioni italiane presenta percentuali comprese tra il 90 per cento e 100 per cento di comuni a rischio idrogeologico: e per l'esattezza vengono indicati al 100 per cento i territori di Valle D'Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria, ed oltre il 90 per cento per l'Abruzzo, il Lazio, il Piemonte, la Campania, la Sicilia e la Provincia di Trento. Il 91 per cento dei comuni italiani ed oltre 3 milioni di nuclei familiari vivono in territori classificati ad alta pericolosità. La superficie potenzialmente soggetta a frane supera l'8 per cento del territorio nazionale (con un aumento del 2,9 per cento rispetto al 2015) e quella potenzialmente alluvionabile nello scenario medio sfiora i 25.400 chilometri quadrati (più 4 per cento);

complessivamente il 16,6 per cento del territorio nazionale è mappato nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni (50.000 chilometri quadrati). Quasi il 4 per cento degli edifici italiani (oltre 550.000) si trova in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata. Pertanto, circa il 20 per cento del territorio è a rischio e più del 9 per cento (oltre 1 milione) della popolazione vive in zone alluvionabili. Risulta, altresì, essere stato mappato anche il patrimonio culturale: i dati Ispra individuano nelle aree franabili quasi 38.000 beni, dei quali oltre 11.000 ubicati in zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, mentre sfiorano i 40.000 i monumenti a rischio inondazione nello scenario a scarsa probabilità di accadimento o relativo a eventi estremi; di questi più di 31.000 si trovano in zone potenzialmente allagabili anche nello scenario a media probabilità;

frane e alluvioni appaiono sempre più come eventi fortemente interconnessi, che spesso colpiscono in modo congiunto popolazioni e territori ed a fronte dei cambiamenti climatici e di eventi metereologici estremi si stanno verificando crisi idrogeologiche destinate a consolidarsi nei prossimi anni, con l'assenza ad oggi di politiche in grado di determinare un percorso di prevenzione e risanamento, a fronte di un aumento invece del rischio per i cittadini e di un incremento della spesa pubblica per fronteggiare le continue emergenze. I cittadini sono costretti a vivere in aree a rischio, in un Paese idrogeologicamente fragile, che mette a repentaglio la vita di oltre un sesto della popolazione;

a fronte delle continue tragedie causate dalle calamità naturali, che impongono un ripensamento complessivo della gestione idrogeologica del Paese, appare fondamentale la previsione di iniziative mirate al risanamento, ma, nell'ottica di un'indagine sullo stato delle cose nei luoghi interessati dai disastri, si ritiene altrettanto ineludibile l'accertamento di responsabilità che abbiano favorito processi morfologici caratterizzati da un'azione fortemente distruttiva in termini di degradazione del suolo e quindi indirettamente nei confronti dei manufatti. Occorre accertare tutti quei processi, a partire dall'erosione superficiale e sotto la superficie, fino agli eventi più catastrofici, quali frane e alluvioni;

preoccupanti appaiono, altresì, le prime prese di posizioni, discordanti, tra le forze di Governo sullo stanziamento delle necessarie risorse per i danni post maltempo in Italia, essendosi appreso, a mezzo stampa, da dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, che lo stesso, a seguito di un sopralluogo compiuto in Sicilia, avrebbe previsto "Investimenti alle infrastrutture materiali e immateriali per un miliardo di interventi, messi a disposizione per il dissesto idrogeologico del Ministro per l'Ambiente". Il premier riferisce inoltre di "Ulteriori 50 milioni per le autorità di bacino per regolare i flussi d'acqua". Secondo invece altra presa di posizione da parte del Ministro dell'interno, "Per mettere in sicurezza il territorio nazionale servono 40 miliardi di euro" e viene, inoltre, prospettata "L'attivazione del fondo straordinario di Bruxelles", ritenendo che "I 3 miliardi già previsti visto quanto sta accadendo potrebbero essere già insufficienti",

si chiede di sapere:

se i fatti descritti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, se il Governo intenda valutare l'opportunità di procedere all'istituzione di una indagine governativa, coinvolgendo tutti i Ministri interessati, con carattere d'urgenza, al fine di valutare esattamente il rischio di dissesto idrogeologico e assumere le conseguenti attività necessarie a prevenire il rischio stesso;

se intenda, nell'immediato, dare soluzione parziale e contingente al problema, proponendo lo stanziamento di risorse straordinarie finalizzate al contrasto delle criticità ambientali con un piano di riassetto idrogeologico ed interventi a difesa e risanamento delle aree interessate dai danni che rischiano di aggravarsi col loro ripetersi;

se ritenga opportuno adottare un provvedimento straordinario che disponga la sospensione o il blocco dell'imposizione di pagamento delle tasse e dei tributi per le popolazioni colpite dai disastrosi eventi climatici avversi.

(4-00811)