• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/01527 (4-01527)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01527presentato daBUOMPANE Giuseppetesto diMercoledì 31 ottobre 2018, seduta n. 75

   BUOMPANE, AMITRANO, ANGIOLA, DEL MONACO, DEL SESTO, FICARA, GRIMALDI, GRIPPA, IORIO, LOMBARDO, MAGLIONE, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, PARENTELA, ROBERTO ROSSINI, SAPIA, TRIZZINO, VILLANI e GIOVANNI RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 il saldo tra export e import per i prodotti dell'industria alimentare risulta essere in positivo, con un valore di circa 2,8 miliardi di euro;

   tuttavia, per l'agricoltura il dato è negativo, avendo fatto registrare un disavanzo pari a 7,3 miliardi di euro;

   l'Italia è stata per anni leader indiscussa e punto di riferimento per il settore olivicolo-oleario a livello mondiale;

   tra i tanti problemi che affliggono il settore oleario, uno dei più significativi risulta essere l'eccessiva instabilità delle quotazioni sul mercato, fattore che non consente una programmazione e una gestione serena delle attività aziendali;

   i prezzi, inoltre, sembrano non attestarsi su livelli stabili;

   a maggio 2016 la quotazione media di un quintale di olio d'oliva era di 356 euro, nello stesso mese del 2017 era di 605 euro, mentre a maggio 2018 è tornata a 407 euro;

   un'azienda con 10 ettari di oliveto, in pratica, vendendo l'intera propria produzione annuale di olio a maggio 2017 avrebbe incassato 36.000 euro, mentre la stessa produzione quest'anno avrebbe garantito 25.000 euro, cioè 11.000 euro in meno;

   l’import di olio di oliva è ormai una costante dell'economia italiana;

   l'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) calcola che nelle ultime quattro annate agrarie, a fronte di una produzione nazionale di 328.000 tonnellate di olio d'oliva, l'Italia abbia importato qualcosa come 588.000 tonnellate, favorendo il mercato dei principali competitor del nostro Paese, come Spagna, Grecia, Tunisia e Portogallo;

   questo rende il prezzo italiano all'origine molto esposto alla concorrenza internazionale, a fronte di una produzione primaria molto frammentata e poco competitiva;

   nella scheda di settore dell'Ismea sul settore olivicolo-oleario pubblicata a giugno 2018 si evince come delle 825.000 aziende olivicole presenti in Italia, solo il 37 per cento risulta essere in grado di sostenere la competitività del mercato;

   in base all'indagine eseguita dagli osservatori di mercato di Italia Olivicola nell'ultima settimana di settembre, emerge una previsione di produzione pari al 50 per cento in meno rispetto alle 429.000 tonnellate dello scorso anno;

   ad incidere negativamente sulla campagna olivicola sono le condizioni meteorologiche altalenanti con gelate, grandinate, bombe d'acqua e venti intensi che hanno prodotto danni considerevoli alle piante;

   la fioritura risulta gravemente compromessa in regioni come la Campania, con perdite stimate tra il 40 ed il 50 per cento;

   negli ultimi anni si è registrata una costante crescita delle importazioni in tutti i Paesi maggiormente industrializzati;

   l'Italia si trova quindi nella drammatica situazione di avere floride prospettive di mercato ma nessun prodotto da vendere –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato per invertire la tendenza e rilanciare un settore fondamentale per il nostro Paese.
(4-01527)