• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00020 sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 18 ottobre; premesso che: all'ordine del giorno del Consiglio europeo...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00020 presentata da LOREDANA DE PETRIS
martedì 16 ottobre 2018, seduta n.047

Il Senato,
sentite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in merito alla riunione del Consiglio europeo del 18 ottobre;
premesso che:
all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti:
º migrazione;
º sicurezza interna;
º relazioni esterne;
i leader dell'UE si occuperanno inoltre della Brexit ed esamineranno lo stato di avanzamento dei negoziati sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria (UEM) in vista del Vertice euro di dicembre (nel formato UE 27);
osservato che:
º risulta evidente che la riunione del Consiglio europeo è il momento finale di un processo politico nel quale pochi margini avanzano per discutere o rimettere in discussione quanto è stato già deciso oppure non accettato;
º non ha un'utilità concreta, quindi, affidare indirizzi su specifici argomenti a risoluzioni approvate dal Parlamento nell'imminenza del Consiglio europeo. Tali indirizzi e orientamenti del Parlamento andrebbero manifestate e approvate in un momento precedente, quando ancora sia possibile vincolare o indirizzare le scelte del Governo in ambito europeo;
considerato che:
º sul tema della migrazione, nelle conclusioni adottate dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno viene previsto che "nel territorio dell'UE coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell'UE, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà.";
º il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, cosiddetto decreto sicurezza, invece di affrontare con lungimiranza e umanità il fenomeno storico dell'immigrazione, oppone una risposta inaccettabile che peggiora lo status di migrante e richiedente asilo e cancella valide conquiste giuridiche a difesa dei diritti costituzionali della dignità dell'essere umano, oltre che delle libertà individuali e sociali;
º negli ultimi mesi la questione dei flussi migratori è stata gestita con cinismo e spregiudicatezza da parte del Governo italiano come nei casi delle navi Aquarius, Diciotti e Maersk. Un atteggiamento inaccettabile da parte del Governo che ha utilizzato la vita e la dignità di centinaia di persone per aprire lo scontro in sede europea sulla questione migratoria. Secondo un recente rapporto di Amnesty International, l'UE sarebbe da incolpare per la morte di 721 persone in mare solo a giugno e luglio di quest'anno. L'UNHCR rileva che il numero di morti/dispersi in mare nel 2018 si è attestato a oltre 1.700. La chiusura dei porti da parte dell'Italia ha portato a un'interruzione delle operazioni di pattugliamento e soccorso, comprese le missioni e le operazioni dell'UE, e l'UE non dovrebbe tollerarlo ulteriormente;
º l'UE ha indubbiamente urgenza di intraprendere una seria riflessione sulla gestione dei flussi e sul diritto di asilo: come ribadito da Amnesty international, infatti, la normativa dell'UE ha caricato di responsabilità sproporzionate gli Stati membri della frontiera marittima. La propensione xenofoba di alcuni Governi da un lato - ricordiamo Visegrad, l'asse di Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia - e l'ipocrisia di chi, come la Francia, pretende di dare lezioni di solidarietà dopo aver sistematicamente respinto con violenza decine di migliaia di migranti alla frontiera, ha creato una situazione esplosiva, contribuendo a creare la falsa percezione di un Paese invaso dai migranti e dai rifugiati;
º nonostante l'Italia sia agli ultimi posti tra i Paesi europei per numero di rifugiati ogni mille abitanti, non è possibile negare come il nostro Paese si sia ritrovato a gestire una situazione estremamente complessa senza la collaborazione e la solidarietà degli altri Stati membri dell'Unione;
º i flussi migratori verso l'Italia risultino in diminuzione nel 2018 (-77,2 per cento rispetto al 2017 e -71,4 per cento sul 2016): un elemento che non deve far pensare ad un affievolimento del fenomeno, essendo legato agli scellerati accordi - che il precedente Governo ha stretto con la Libia e che l'attuale Esecutivo ha confermato - che non assicurano alcuna garanzia circa il rispetto dei diritti umani;
º tra l'altro, l'ulteriore irrigidimento della distinzione giuridica tra rifugiato e migrante economico male si adatta alla complessità attuale. È proprio l'UNHCR a parlare, già ora, di flussi misti, per indicare migranti che fuggono da guerra, violenza, fame, siccità. È evidente infatti come i fenomeni di sfruttamento, crisi finanziarie, catastrofi ecologiche non siano meno rilevanti della possibile minaccia personale;
º il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha stabilito inoltre che, per affrontare alla radice il problema della migrazione, è necessario un partenariato con l'Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai Paesi africani nella loro Agenda 2063, prestando particolare attenzione all'istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all'innovazione, al buon governo e all'emancipazione femminile;
osservato che:
º per quanto concerne il tema della sicurezza interna, il Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 ha invitato l'Alta rappresentante e la Commissione a presentare entro dicembre 2018, in cooperazione con gli Stati membri e in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2015, un piano d'azione con proposte specifiche per una risposta coordinata dell'UE al problema della disinformazione, ha sottolineato la necessità di rafforzare le capacità contro minacce alla cybersecurity provenienti dall'esterno dell'UE e invitato a dare rapida attuazione alle misure concordate a livello europeo;
º nel vertice informale di Salisburgo del 20 settembre, i Capi di Stato o di Governo hanno concordato di far progredire in modo prioritario la proposta della Commissione relativa al rafforzamento della guardia costiera e di frontiera europea, di intensificare la lotta a tutte le forme di cibercriminalità, manipolazione e disinformazione e di approfondire ulteriormente le questioni relative alla sovranità e alle dimensioni di Frontex;
rilevato che:
º nelle conclusioni il Consiglio europeo del 28-29 giugno ha, inoltre, concordato sulla necessità di prolungare al 31 gennaio 2019 le sanzioni economiche alla Federazione Russa relative all'accesso ai mercati dei capitali, della difesa, dei beni a duplice uso e tecnologie sensibili in scadenza il 31 luglio 2018. A partire dal marzo 2014, l'UE ha introdotto misure restrittive volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;
rilevato, inoltre, che:
sulla Brexit, a partire dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018 che ha espresso preoccupazione per la mancanza di progressi sostanziali per quanto riguarda una soluzione "di salvaguardia" (backstop) per il confine tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord e ha chiesto al Regno Unito una maggiore chiarezza e proposte realistiche in merito alla sua posizione sulle relazioni future con l'UE, al fine di consentire il completamento della procedura di adozione dell'accordo di recesso da parte delle istituzioni dell'UE entro il 29 marzo del 2019, data limite di due anni prevista dall'articolo 50 del TUE, il capo negoziatore UE Michel Barnier ha recentemente affermato che un accordo risulta di facile realizzazione entro il 17 ottobre, ma che, nonostante che i negoziati abbiano registrato progressi in vari ambiti, i nodi aperti sono i controlli alla frontiera irlandese sulle merci e la tutela delle indicazioni geografiche protette per i prodotti agroalimentari europei;
considerato, inoltre, che:
occorre essere consapevoli che, proseguendo con le politiche di austerità e senza un piano di sviluppo, il rischio che si scatenino una deflazione da debiti e una conseguente deflagrazione della zona euro sarà altissimo;
la Commissione europea - che non sembra consapevole di questo rischio - ha invece presentato il 6 dicembre scorso una proposta di direttiva con le seguenti proposte:
º trasformare il Meccanismo europeo di stabilità (ESM) in un Fondo monetario europeo diventando un organismo comunitario con il compito di intervenire sia a sostegno dei Paesi in difficoltà finanziarie sia degli istituti di credito, ma non per tutelare i depositanti;
º inglobare il Fiscal compact (attualmente trattato intergovernativo) nella legislazione comunitaria, rendendo giuridicamente più stringenti gli impegni per deficit strutturale e debito;
º istituire un Ministro delle finanze e dell'economia europeo trasformando il Presidente dell'Eurogruppo in Vice Presidente dell'Esecutivo comunitario, con nessun compito di rilancio dell'economia e degli investimenti ma come controllore delle politiche di bilancio dell'eurozona,
impegna il Governo:
º sul rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e il Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
a svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento almeno due o tre settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
º in materia di migrazioni:
a promuovere il rispetto delle regole sul soccorso in mare previsto dalle convenzioni internazionali, riaffermando che l'omissione di soccorso è un reato e che ogni mezzo navale è tenuto a compiere azione di salvataggio in presenza di persone in pericolo, evitando così una politica indiscriminata di respingimenti verso i Paesi di origine e di transito;
a promuovere l'apertura immediata di corridoi umanitari di accesso in Europa per garantire "canali di accesso legali e controllati" attraverso i Paesi di transito ai rifugiati che scappano da persecuzioni, guerra e conflitti per mettere fine alle stragi in mare e in terra, e quindi debellare il traffico di esseri umani, anche con visti e ammissioni umanitarie;
a sostenere una riforma più generale del diritto d'asilo finalizzata a rendere più strutturale il concetto di ricollocamento dei rifugiati e a proporre quindi un reale "diritto di asilo europeo", capace di superare il "Regolamento di Dublino";
a sostenere l'implementazione rapida del programma di ricollocamento, ad oggi dimostratosi un fallimento, affiancandolo con la creazione di adeguate strutture per l'accoglienza e l'assistenza delle persone in arrivo, e la previsione di adeguate sanzioni ai Paesi dell'Unione europea che si oppongono ai ricollocamenti dei migranti come l'Ungheria, la Polonia e la Repubblica ceca, ed a porre in stretta correlazione il rispetto dello stato di diritto, comprensivo del diritto di asilo e dei principi di solidarietà e responsabilità stabiliti dai Trattati, con il relativo accesso a finanziamenti e a fondi europei da parte degli Stati membri;
a reperire, in sede europea, le risorse finanziarie adeguate a coprire i trasferimenti sociali in favore dei rifugiati, soprattutto con riguardo ai Paesi meno ricchi, realizzando altresì ulteriori interventi di sostegno sia in favore dei richiedenti asilo che delle aree poste maggiormente sotto la pressione dei flussi migratori;
a ribadire in sede di Consiglio europeo che i fondi previsti dall'Africa Trust Fund siano destinati solo ed esclusivamente agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo e con il coinvolgimento diretto delle popolazioni interessate nei progetti e non siano destinati ad iniziative di contrasto dell'immigrazione o al finanziamento di armi e materiale militare;
a sospendere gli accordi in atto con Paesi come la Libia e il Sudan fino a quando non sarà garantito il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità della persona, nonché delle relative convenzioni internazionali, richiedendo altresì lo smantellamento immediato dei campi lager dove vengono reclusi i migranti;
a subordinare la stipula di qualunque accordo con tali Paesi alla previa autorizzazione parlamentare prevista dall'articolo 80 della Costituzione per i Trattati che abbiano natura politica o comportino oneri finanziari e condizionando la medesima stipula alla verifica sul campo del rispetto degli standard internazionali in materia di tutela dei diritti umani;
º in materia di sicurezza interna:
ad approfondire nell'ambito dell'Unione della sicurezza la revisione del quadro penale europeo in materia di terrorismo; le misure volte a sottrarre alle organizzazioni criminali e terroristiche gli strumenti necessari alle loro attività (accesso alle risorse finanziarie, alle armi, utilizzo di Internet e di documenti contraffatti); le politiche in materia di prevenzione e contrasto ai processi di radicalizzazione; il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza impiegati nella gestione delle frontiere interne ed esterne dell'UE; le misure di prevenzione e contrasto del cybercrime; il miglioramento dei sistemi di scambio di informazioni tra autorità di contrasto (polizia e magistratura penale) e di intelligence tra Stati membri; le misure volte a rafforzare la resilienza dei possibili obiettivi degli attacchi terroristici; la dimensione esterna della lotta contro il terrorismo;
º in materia di relazione esterne:
a rifiutare qualsiasi ipotesi che prefiguri una riedizione dell'accordo con la Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere, sia con i Paesi del Nordafrica che con gli Stati dell'area balcanica: è evidente, infatti, come qualsiasi gestione condivisa dei rapporti con gli Stati esterni all'Unione, in primis in materia di immigrazione, non possa condurre ad alcun - neanche minimo- arretramento sul fronte della tutela dei diritti umani e dei migranti;
a rivedere, attraverso un radicale ripensamento, le politiche di "libero scambio", proponendo in primo luogo al Parlamento di non procedere alla ratifica del CETA e nel contempo a sostenere una linea comune di opposizione all'introduzione unilaterale delle misure di aumento dei dazi commerciali voluta dagli Stati Uniti;
º sulla Brexit:
a sostenere il proseguimento dei negoziati sulla base delle risoluzioni approvate dalla Camera dei deputati il 27 aprile 2017, tra cui: l'integrazione delle linee guida del Consiglio europeo con gli orientamenti votati dal Parlamento europeo per i negoziati con il Regno Unito; che sia assicurata la tutela dei diritti delle centinaia di migliaia di cittadini italiani residenti nel Regno Unito (circa 600.000) e dei circa tre milioni di cittadini dei Paesi europei, garantendo la reciprocità per i cittadini britannici residenti negli Stati membri dell'Unione europea; che siano altresì garantiti i diritti acquisiti fino ad oggi dai cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito (diritti sociali e previdenziali, salvaguardia delle famiglie composte da membri di diversa nazionalità, mantenimento delle stesse rette scolastiche e tasse universitarie, libero accesso alle borse di studio e ai sussidi attualmente concessi ai ricercatori italiani ed europei in Gran Bretagna, riconoscimento dei titoli di studio e delle certificazioni professionali validi all'interno dell'Unione europea, diritto di voto attivo e passivo per le elezioni di carattere locale) scongiurando le derive burocratiche e discriminatorie di cui già si registrano molteplici casi;
º in materia di regole di bilancio europee:
a sostenere con forza l'aggiornamento delle regole che disciplinano l'Unione economica e monetaria (UEM) per rafforzare l'efficacia e la capacità di perseguire obiettivi comuni, al fine di superare le notevoli diseguaglianze territoriali economiche e sociali, determinate dalla, sin qui, colpevole trascuratezza del necessario, ripensamento del funzionamento dell'UEM;
a sostenere in sede europea l'opposizione all'incorporazione definitiva del Fiscal compact nell'ordinamento giuridico europeo, come previsto da alcune mozioni e da vari pareri espressi dal Parlamento nel corso della precedente legislatura, ed il contestuale avvio di un suo superamento ad iniziare dall'introduzione di una golden rule ovvero la possibilità di ricorrere all'indebitamento per finanziare spese di investimento nazionali, spese per ricerca, sviluppo e innovazione, ad esclusione di quelle militari;
a soprassedere all'istituzione di un Ministero del tesoro unico dell'eurozona nei termini proposti dalla Commissione;
a rifiutare la trasformazione del Meccanismo europeo di stabilità in Fondo monetario europeo dotato dei poteri di sorveglianza dei bilanci nazionali e dei connessi automatismi per la ristrutturazione dei debiti sovrani;
all'introduzione tra gli indicatori utilizzati, ai fini della verifica del rispetto delle regole europee, anche del criterio del saldo commerciale, puntando alla riduzione almeno al 3 per cento del limite massimo per il saldo positivo e negativo di bilancia commerciale di ciascun Paese membro e la contestuale predisposizione di un apparato sanzionatorio analogo a quello già previsto in caso di mancato rispetto per i deficit di bilancio eccessivi e dei vigenti parametri di natura fiscale;
a proporre la ridefinizione del ruolo della Banca centrale europea come prestatrice di ultima istanza;
a proporre una soluzione condivisa per la gestione dei titoli di Stato comprati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del QE in una prospettiva di stabilizzazione dei debiti pubblici;
a proporre l'emissione di titoli di debito europei garantiti mutualmente da tutti gli Stati membri ovvero l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per l'emissione di titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities);
a promuovere l'adozione di nuove direttive per il raccordo delle normative fiscali nazionali, soprattutto per quanto riguarda l'IVA, al fine di recuperare il gap di evasione attuale, altissimo per l'Italia, pari a 35 miliardi e per scongiurare i meccanismi di elusione;
a proporre che l'eurozona si doti di un piano di investimenti pubblici destinato a interventi medio-piccoli, attivabili rapidamente e modulabili in modo coerente con le esigenze del ciclo economico, come progetti di riqualificazione e ripristino del territorio, delle periferie urbane, della sostituzione di edifici sismicamente insicuri ed energivori con edifici sicuri e "verdi";
a proseguire con forza, in sede europea, l'azione in corsa per l'adozione di nuove forme di tassazione dell'industria digitale a livello europeo che comporti anche un ripensamento dei fondamenti dell'imposizione tradizionale e attivarsi concretamente affinché, in caso di assenza del consenso generale a livello europeo, i Paesi favorevoli operino comunque in coordinamento tra loro anche con cooperazioni rafforzate;
a sostenere l'introduzione di una vera ed incisiva "Tobin tax" che assicuri un gettito rilevante e limiti in modo drastico le speculazioni finanziarie, di una web tax e di un'imposta unica a livello europeo sul reddito delle imprese, in modo da evitare che alcuni Paesi si comportino come paradisi fiscali interni alla UE e, tramite una parte del gettito derivante delle imposte sopra citate, a finanziare l'introduzione di un'indennità europea di disoccupazione;
a rifiutare le proposte di ulteriori vincoli al possesso di titoli di Stato nei bilanci degli istituti di credito e della previsione di ulteriori incrementi dei requisiti minimi di capitale delle banche per la gestione degli NPL, nonché di procedure per il così detto "default ordinato" dei titoli pubblici;
a promuovere il completamento accelerato dell'Unione bancaria europea tramite, in particolare, una garanzia comune europea dei depositi bancari e l'attivazione della garanzia fiscale per il fondo di risoluzione delle banche.
(6-00020)
DE PETRIS, ERRANI, GRASSO, LAFORGIA.