• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00298 LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante: nella triste classifica che vede l'Italia tra i primi posti per corruzione, agli...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00298 presentata da ELIO LANNUTTI
giovedì 28 giugno 2018, seduta n.016

LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

nella triste classifica che vede l'Italia tra i primi posti per corruzione, agli ultimi per libertà di informazione, le due facce della stessa medaglia di un Paese divorato da corruzione ed illegalità, che continua a precipitare, occorre inserire le rappresaglie giudiziarie del potere economico-istituzionale che cercano di zittire tutti coloro che tentano di informare l'opinione pubblica, con blog e comunicati stampa, sui gravi pericoli che corrono risparmiatori ed azionisti, come nel fenomeno del risparmio tradito di 500.000 famiglie espropriate di banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, CariChieti, Carife, Banca Etruria, Banca Marche, MPS, con il concorso e l'omessa vigilanza di Consob e Banca d'Italia;

molti mass media, invece di fare inchieste sul malaffare dei banchieri e sulle complicità delle autorità vigilanti, hanno preferito sorvolare sulle gravi malefatte o peggio, sponsorizzare in alcuni casi prodotti finanziari dai dubbi rendimenti, violando la carta dei doveri del giornalista;

come scrive l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) nel rapporto pubblicato il 27 marzo 2018 su "The role of the media and investigative journalism in combating corruption", le inchieste giornalistiche sono centrali nella lotta alla corruzione. Si legge su un comunicato della Federazione nazionale stampa italiana del 9 aprile 2018, che, «Dai dati relativi al 2017, risulta che la Finlandia è al primo posto per libertà di stampa, mentre l'Italia si trova nella parte bassa della classifica seguita, tra i Paesi Ue, unicamente da Grecia e Bulgaria. Tra il 2012 e il 2017, sono stati 368 i giornalisti uccisi dei quali ben 70 indagavano su casi di corruzione». Recita la Carta dei doveri del 1993: «Il dovere più pregnante del giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità, considerato sia dalla legge n. 69/1963 che dalla stessa Carta dei Doveri quale "obbligo inderogabile". Gli organi di informazione sono l'anello di congiunzione tra il fatto e la collettività. Essi consentono alla collettività l'esercizio di quella sovranità che secondo l'art. 1 Cost. "appartiene al popolo". Un'informazione che occulta o distorce la realtà dei fatti impedisce alla collettività un consapevole esercizio della sovranità»;

sulla pubblicazione relativa alla "Deontologia del giornalista" sul sito "difesa dell'informazione" si legge: «la Carta dei doveri pone l'accento sulla "responsabilità del giornalista verso i cittadini", specificando che tale responsabilità non può dal giornalista essere subordinata "ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del Governo o di altri organismi dello Stato". Il giornalista deve avere una relazione esclusiva, diretta e immediata con la collettività. È un dovere strumentale allo stesso dovere di verità, poiché l'asservimento della funzione giornalistica all'interesse "particolare", per definizione diverso da quello generale, costringe il giornalista a modulare l'informazione. Strettamente collegate all'esigenza di autonomia e di credibilità del giornalista sono quelle norme che lo vogliono estraneo ad iniziative di carattere pubblicitario. Innanzitutto, sottolineando il diritto dei cittadini "di ricevere un'informazione corretta, sempre distinta dai messaggi pubblicitari". La norma è la diretta conseguenza di quanto stabilito dal decreto legislativo 25 gennaio 1992 n. 74, attuativo delle direttive europee in materia di pubblicità ingannevole. In particolare, l'art. 1, comma 2°, stabilisce che "La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta"; e l'art. 4, comma 1°, la vuole "chiaramente riconoscibile come tale" e, con specifico riferimento alla pubblicità a mezzo stampa, "distinguibile dalle altre forme di comunicazione al pubblico, con modalità grafiche di evidente percezione". In pratica, va scongiurato il rischio di commistione tra pubblicità e informazione»;

considerato che:

come si legge sulla Carta dei doveri dell'informazione economica, «Il giornalista riferisce correttamente, cioè senza alterazioni e omissioni che ne alterino il vero significato, le informazioni di cui dispone, soprattutto se già diffuse dalle agenzie di stampa o comunque di dominio pubblico. L'obbligo sussiste anche quando la notizia riguardi il suo editore o il referente politico o economico dell'organo di stampa. Non si può subordinare in alcun caso al profitto personale o di terzi le informazioni economiche e finanziarie di cui si sia venuti a conoscenza nell'ambito della propria attività professionale né si può turbare l'andamento del mercato diffondendo fatti o circostanze utili ai propri interessi. Il giornalista non può scrivere articoli che contengano valutazioni relative ad azioni o altri strumenti finanziari sul cui andamento borsistico abbia in qualunque modo un interesse finanziario, né può vendere o acquisire titoli di cui si stia occupando professionalmente nell'ambito suddetto o debba occuparsene a breve termine. Il giornalista rifiuta pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, regali, facilitazioni o prebende da privati o enti pubblici che possano condizionare il suo lavoro e la sua autonomia o ledere la sua credibilità e dignità professionale»;

"la Repubblica tv", del gruppo "L'Espresso" dell'editore Carlo De Benedetti, il 20 giugno 2018 ha messo in rete 5 servizi giornalistici di Giulia Destefanis che a giudizio dell'interrogante sono integralmente 5 spot pubblicitari di Banca Intesa senza nessuna componente giornalistica. Durano ognuno un paio di minuti senza interruzioni, commenti e senza neppure una domanda iniziale: sono chiaramente finalizzate a fare propaganda di un'iniziativa commerciale denominata "Obiettivo protezione";

a giudizio dell'interrogante, dopo crac e dissesti bancari che hanno rovinato la vita ad almeno 500.000 famiglie solo negli ultimi 24 mesi, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, dopo aver appellato i risparmiatori come "analfabeti funzionali", ha tentato di esonerare le pesanti responsabilità sue, dei banchieri e delle autorità vigilanti, imponendo un piano di educazione finanziaria denominato "Edufin", affidando il ruolo di "educatori", agli stessi "cattivi maestri",

si chiede di sapere:

se si ritenga che la continua, persistente violazione delle norme stabilite dal decreto legislativo n. 74 del 1992, attuativo della direttiva (CEE) n. 450/84 in materia di pubblicità ingannevole, non debba essere sanzionata dagli ordini professionali dei giornalisti, a giudizio dell'interrogante purtroppo assenti;

se il Governo ritenga opportuno attivarsi, per quanto di competenza, al fine di rafforzare le sanzioni in merito alla pubblicità, che deve essere chiaramente riconoscibile come tale, distinguibile dalle altre forme di comunicazione al pubblico, con modalità di evidente percezione, scongiurando il rischio di commistione con l'informazione di stampa e televisione;

se non sia arrivato il tempo, date le continue violazioni a codici deontologici, alla Carta dei doveri del giornalista, alla legge istitutiva dell'ordine n. 69 del 1963, promuovere norme stringenti per dare soluzione al fenomeno di commistione tra corruzione e libertà di informazione.

(4-00298)