• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/01381 (4-01381)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01381presentato daBORGHESE Mariotesto diLunedì 15 ottobre 2018, seduta n. 63

   BORGHESE. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto emerge dai dati di uno studio sulla rilevazione continua sulle forze di lavoro dell'Istat, condotto per il centro studi Fnopi, pare che gli operatori che agiscono nel settore infermieristico si vanno spostando verso le età avanzate con il disagio di turni impossibili, conseguenza diretta della carenza di organici, che aumenta e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarla;

   infermieri e paramedici sono sempre più affaticati e stressati dall'incremento di lavoro notturno, in quanto l'accrescimento del lavoro notturno si registra sempre più sia in estensione (quota di persone coinvolte), che in intensità (due o più notti a settimana);

   i turni riguardano quasi i 3/4 degli infermieri dei servizi ospedalieri e quasi il 60 per cento di quelli degli altri comparti della sanità-assistenza;

   dal punto di vista dell'orario di lavoro, i paramedici mediamente lavorano 36,8 ore settimanali nei servizi ospedalieri e 37,2 ore negli altri comparti della sanità, rispetto alle 37,8 ore della media delle altre professioni;

   non si registrano differenze in termini di ore lavorate tra infermieri uomini e infermiere donne, ma il vero problema resta la vita disagiata tra turni e riposi sempre più ridotti, ovvero le condizioni lavorative, caratterizzate da maggior fatica e stress, soprattutto per quanto riguarda il lavoro serale e notturno;

   le carenze di organico e l'impossibilità di utilizzare un numero di personale sufficiente per una diversa turnazione danno luogo a conseguenze negative sia sui professionisti che sugli assistiti;

   si registrano le differenze di diffusione del lavoro a turni nei diversi contesti territoriali, tra le tre grandi ripartizioni del Nord, del Centro e del Mezzogiorno, escludendo per ragioni di significatività infermieri e medici dei comparti non ospedalieri: il maggior ricorso al lavoro serale e notturno si verifica negli ospedali del Mezzogiorno (dove quasi tutte le regioni sono in piano di rientro e quindi hanno il blocco totale del turn over, senza ricambio per gli organici); ivi lavora di notte almeno una volta a settimana il 63,6 per cento degli infermieri contro il 54,8 per cento del Nord;

   da quanto emerge dai dati dello studio, l'incremento del lavoro notturno tra il 2011 e il 2017 – sia in estensione sia in intensità – coinvolge tutti senza distinzione di età;

   il personale infermieristico quindi affronta un disagio che va aumentando e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarlo;

   negli ultimi due anni si sono persi oltre 4.500 infermieri in quella che è una vera e propria emorragia per il sistema sanitario nazionale. La carenza complessiva attuale è di oltre 20 mila unità per poter fare fronte alle necessità legate al rispetto della normativa europea su turni e orari di lavoro nelle strutture del servizio sanitario nazionale e oltre 30 mila unità per rendere efficiente l'assistenza sul territorio; il suo aumento costante medio di 1.700-2000 unità di personale l'anno fa ragionevolmente ritenere, a legislazione vigente, una carenza tra cinque anni stimabile in circa 30 mila infermieri nelle strutture pubbliche e circa 40 mila sul territorio per un totale di quasi 70 mila infermieri;

   secondo le regole contrattuali gli infermieri non dovrebbero assistere più di 6 pazienti ciascuno, ma nel nostro Paese ogni infermiere ha in carico in ospedale in media 11 pazienti e si raggiungono i 17 in Campania, mentre le situazioni migliori si registrano in Veneto, Toscana, Liguria e Basilicata, dove ogni infermiere ha in media in carico 8-9 pazienti;

   per quanto riguarda l'assistenza sul territorio, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 16 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienti, la Federazione nazionale degli infermieri ha calcolato la necessità di almeno un infermiere ogni 500 assistiti, dato che si intende raggiungere con l'implementazione di un preciso percorso universitario, oggi attivo già in 9 atenei e che ha portato alla formazione di circa 5.400 professionisti «specializzati» (infermiere di famiglia);

   le carenze di personale non riguardano solo i paramedici ma anche medici, chirurghi e questa condizione si avverte negli ospedali di tutto il territorio nazionale –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per colmare la carenza di personale (medico, infermieristico e operatori socio-sanitari), presso i vari ospedali italiani, considerando anche che la pronta disponibilità infermieristica viene utilizzata per colmare le carenze, invece che nelle situazioni di emergenza, come da contratto nazionale.
(4-01381)