• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00627 AGOSTINELLI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e della salute - Premesso che: le "galline ovaiole" sono galline della specie "Gallus gallus",...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00627 presentata da DONATELLA AGOSTINELLI
mercoledì 3 ottobre 2018, seduta n.043

AGOSTINELLI - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e della salute - Premesso che:

le "galline ovaiole" sono galline della specie "Gallus gallus", mature per la deposizione di uova, allevate ai fini della produzione di uova non destinate alla cova;

nell'Unione europea si producono 7,5 milioni di tonnellate di uova. L'Italia è uno dei principali produttori di uova, con circa 650.000 tonnellate all'anno;

in Italia le galline allevate ogni anno negli allevamenti intensivi sono circa 42 milioni, con una percentuale in gabbia che va oltre il 65 per cento del totale. L'allevamento in gabbia è un sistema che infligge terribili sofferenze;

i controlli sul benessere animale e sulla sicurezza alimentare sono disciplinati dalla normativa comunitaria e spettano al Ministero della salute, che li può delegare ai Nuclei antisofisticazione e sanità (Nas) o ai Carabinieri forestali;

la direttiva 1999/74/CE stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole, distinguendo tra sistemi alternativi (capo I), gabbie non modificate (capo II) e gabbie modificate (capo III) e dettando prescrizioni riguardanti la superficie minima della gabbia per gallina, l'altezza, i posatoi, le mangiatoie, gli abbeveratoi, i nidi, le lettere per razzolare, i dispositivi per il taglio delle unghie, la larghezza dei corridoi;

dette norme, che dovrebbero garantire il benessere e la salute delle galline, spesso non vengono rispettate e, sovente, questi animali vengono allevati in condizioni estreme, come risulta da una videodenuncia di Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, realizzata in collaborazione con la redazione cronaca del Tg2 a fine aprile 2018. Il video mostra galline in un allevamento intensivo del mantovano ammassate in gabbie "lager" prive di pavimentazione, in numeri superiori a quelli consentiti, tra sporcizia, parassiti, cadaveri di altre galline in putrefazione e topi morti;

nel video si vedono chiaramente galline prive di piume perché ammalate, galline ulcerate o con le creste sbiadite per l'anemia, galline con zampe rotte, galline intrappolate nelle gabbie, galline infestate da acari rossi che si nutrono del loro sangue;

gli acari rossi sono parassiti dai quali le galline, in natura, si difendono con i cosiddetti "bagni di polvere", accovacciandosi nella terra e sollevando la polvere con le ali, in modo da farla ricadere sulle piume per soffocarli: un comportamento impossibile nelle gabbie, lontano dal loro habitat naturale, fatto di prati e steppe, dove le galline sono libere di razzolare, crescendo in modo sano;

la crescita in habitat naturale, anziché in gabbia, garantisce alle galline una maggiore longevità (da 5 a 11 anni anziché un anno e mezzo di una gallina in allevamento intensivo);

riguardo agli acari rossi, Enrico Moriconi, veterinario e Garante per i diritti animali della Regione Piemonte, evidenzia che "la presenza di questi parassiti, se non trattata tempestivamente, può portare anche all'esplosione di veri e propri casi di salmonella. Inoltre, il guscio delle uova è poroso e condizioni di scarsa igiene possono portare all'ingresso di batteri nelle uova destinate al consumo alimentare" ("animalequality" del 4 settembre 2018);

alla luce dei citati fatti, Animal Equality ha dato avvio a una petizione rivolta ai principali consorzi di produttori e al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, proprio con la finalità di bandire l'utilizzo delle gabbie,

si chiede di sapere quali provvedimenti di competenza intendano adottare i Ministri in indirizzo, in particolare, riguardo al suddetto allevamento denunciato da Animal Equity e, più in generale, per contrastare il fenomeno degli allevamenti in gabbie fuorilegge.

(4-00627)