• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/00963 (4-00963)



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-00963presentato daBARTOLOZZI Giusitesto diMartedì 7 agosto 2018, seduta n. 40

   BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come ogni anno, con l'arrivo dell'estate, le condizioni già precarie in cui versano i detenuti si aggravano ulteriormente, portando a un aumento vertiginoso, intollerabile in uno Stato di diritto, dei suicidi e degli atti di autolesionismo, sia da parte dei soggetti reclusi che del personale;

   la stagione estiva, infatti, tende ad accentuare, per intuibili motivi, le difficoltà e i disagi, anche di ordine psicologico, normalmente connessi alla vita detentiva;

   ne deriva, pertanto, un aumento delle situazioni conflittuali, dello scatenarsi di condotte violente e della tendenza al compimento di gesti auto ed etero lesivi, sino alla scelta estrema del suicidio;

   nel 2017, secondo i dati disponibili, si sono registrati 52 suicidi, 7 in più rispetto al 2016, e 1.135 tentativi di suicidio;

   la tendenza è davvero allarmante: il tasso di suicidi è salito dall'8,3 del 2008 al 9,1 del 2017;

   quest'anno, il numero dei suicidi è già arrivato a quota 32, in piena continuità con il trend negativo dell'ultima decade;

   il Garante nazionale, dopo aver registrato 31 suicidi in carcere e uno in una Rems dall'inizio dell'anno, ha recentemente richiamato «alla responsabilità il mondo della cultura, dell'informazione e dell'amministrazione centrale e locale perché la perdita di giovani vite a un ritmo più che settimanale sia assunta nella sua drammaticità come tema di effettiva riflessione»;

   negli ultimi giorni, è deceduto nel reparto di rianimazione di un ospedale romano un tunisino di 33 anni che si era impiccato nella sua stanza dell'istituto di La Spezia. Analogamente, dopo 7 giorni di ricovero in terapia intensiva, è morto un detenuto a Viterbo che avrebbe finito la pena a settembre. Si tratta di un 21enne egiziano, che si era impiccato con un laccio rudimentale agganciato alle grate della finestra il 23 luglio poco dopo essere stato assegnato a un reparto di isolamento per scontare una sanzione disciplinare risalente al mese di marzo;

   nello stesso reparto del carcere di Viterbo si trovava anche l'italiano che si è tolto la vita il 22 maggio 2018 dopo 7 giorni di isolamento;

   il 5 agosto 2018, all'istituto Marassi di Genova si è tolto la vita un giovane senegalese, poco più che trentenne, per la prima volta in carcere. Disoccupato e senza fissa dimora, era stato arrestato il 30 luglio accusato di spaccio di lieve entità;

   la situazione appena illustrata desta la massima preoccupazione, al di là della sua obiettiva e insostenibile gravità, anche per un ulteriore fattore, ossia l'approccio, secondo l'interrogante, chiuso e irragionevole del Governo che non ha definito per tempo il testo del decreto di riforma dell'ordinamento penitenziario; si rileva, per altro, che lo schema di decreto in materia a suo tempo presentato dal Governo Gentiloni, nella parte riguardante le misure di tutela della dignità e della salute dei soggetti reclusi, era assolutamente apprezzabile;

   in Commissione, si era auspicato lo stralcio della parte riguardante le misure alternative alla detenzione – rinviando a un secondo momento una più ponderata formulazione al riguardo – procedendo invece subito con la parte relativa ai diritti dei detenuti, data l'urgenza del tema e il rango dei diritti costituzionali coinvolti;

   tuttavia, non si è proceduto in questa direzione e si è scelta la via della trattazione unitaria del pacchetto di riforma accettando così le inevitabili dilazioni che questo determina, con buona pace dell'emergenza carceri e della tutela dei diritti dei detenuti, rispetto alle quali il Governo ha scelto di tenere chiuse nel cassetto le relative misure, già condivise e pronte –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte alla grave e non più tollerabile situazione in cui versano i detenuti, spesso condotti a gesti estremi dalle esasperanti condizioni cui sono costretti.
(4-00963)