• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00068 (2-00068) «Elvira Savino, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Ruggieri, Vietina».



Atto Camera

Interpellanza 2-00068presentato daSAVINO Elviratesto diGiovedì 2 agosto 2018, seduta n. 37

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per gli affari europei, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   l'accordo di Cotonou, un partenariato che regola i rapporti tra Unione europea e Paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico) ha l'obiettivo di ridurre la povertà e favorire lo sviluppo economico-sociale dei Paesi firmatari, agevolando la loro integrazione nell'economia mondiale, la democratizzazione e la coesione sociale;

   l'accordo, firmato nel 2000, ha durata ventennale e scadrà nel febbraio del 2020; la Commissione europea dovrà ridiscutere tra le parti il futuro delle relazioni Acp-Ue a partire dal prossimo settembre;

   si tratta di un partenariato ampio e innovativo che coinvolge oltre 100 Paesi, un modello unico di cooperazione tra Nord e Sud del mondo, con natura vincolante e inclusione in vari ambiti di diversi attori (partner economici e sociali anche non statali, organizzazioni sindacali, società civile e altro);

   l'accordo si basa su tre pilastri: cooperazione allo sviluppo, cooperazione economica e commerciale e dialogo politico; quest'ultimo è l'aspetto più significativo del partenariato: il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello stato di diritto sono considerati parte integrante dello sviluppo e rilevanti in ogni azione; nel caso di violazione il trattato predispone misure appropriate e sanzioni fino alla sospensione dell'accordo (clausola di condizionalità, articolo 96);

   il Fondo europeo di sviluppo (Fes) rappresenta lo strumento principale degli aiuti europei per la cooperazione allo sviluppo con gli Stati Acp; l'Italia è il maggiore contributore al fondo fiduciario dell'Unione europea di emergenza per l'Africa (Eutf), lanciato nel 2015 a La Valletta; circa l'82 per cento dell'Eutf deriva dal Fes e dunque dall'accordo di Cotonou;

   l'accordo firmato 20 anni fa necessita di una ridefinizione, adeguata alle nuove esigenze delle parti e rispondente al mutato quadro internazionale che mette in discussione le relazioni fino ad oggi consolidate;

   un rapporto del 2017 di analisti indipendenti del Centro europeo per la gestione delle politiche per lo sviluppo ha evidenziato una serie di criticità: scarsi risultati e un forte gap tra le ambiziose previsioni (rispetto dei diritti umani, democrazia, dialogo politico, migrazioni, management condiviso, coerenza delle politiche per lo sviluppo) e gli effetti conseguiti; difficile l'applicazione riguardo agli Ape-accordi di partenariato economico (non ancora stipulati con tutte le aree economiche e spesso con più vantaggi per l'Unione europea); scarso dialogo politico e, in riferimento alla clausola di condizionalità democratica, con mere dichiarazioni di condanna senza nessuna azione; gestione del Fes quasi interamente da parte della sola Unione europea; non efficace ripartizione di risorse;

   l'allocazione dei fondi per la cooperazione internazionale è spesso indirizzata solo per politiche di sicurezza e controllo dei flussi migratori, mentre l'emergere di nuove potenze, come la Cina, meno esigenti nel rapporto cooperazione allo sviluppo-condizionalità politica per i processi di democratizzazione, ha comportato scarsa influenza della Unione europea con tali Paesi;

   il nuovo contesto internazionale dimostra l'inadeguatezza dell'attuale accordo Unione europea-Acp, in seguito a fenomeni di globalizzazione, a cambiamenti interni e differenze demografiche tra i due attori, a nuovi temi emersi di cui l'accordo non tratta, quali la sicurezza, la migrazione o i cambiamenti climatici; anche gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu, andrebbero ricompresi nella futura revisione dell'accordo;

   la comunicazione «Un partenariato rinnovato dell'Africa, Caraibi e del Pacifico» della Commissione europea ed Alto rappresentante per gli affari esteri, ha aperto un dibattito sul «dopo Cotonou» che dovrà concludersi con un mandato a negoziare le nuove linee direttrici; in tal senso, rilevano i 4 scenari prospettati post-2020:

    revisionare l'accordo di Cotonou Acp-Ue;

    ricorrere ad un accordo cosiddetto ad «ombrello»: un modello basato su un accordo «a moduli», che include intese differenziate, regionali e vincolanti con Africa, Caraibi e Pacifico (stipulazione di tre diversi trattati) e un accordo ombrello vincolante per tutti;

    stipulare accordi di cooperazione flessibili e non vincolanti tra organizzazioni regionali e sub-regionali di Ue e Acp;

    prevedere un accordo misto composto da due parti, una di conferma del partenariato e dei princìpi condivisi, e l'altra costituita da singoli accordi con le diverse regioni Acp –:

   quale posizione i Ministri interpellati intendano assumere nelle sedi competenti circa il negoziato per la revisione dell'accordo di Cotonou;

   se i Ministri interpellati non ritengano di assumere l'impegno in favore di azioni e misure finanziarie per adeguare gli standard qualitativi dei prodotti alimentari, sanitari, fitosanitari e ambientali di Paesi africani a quelli dell'Unione europea e per sostenere una maggiore integrazione delle economie di tali Paesi nel commercio internazionale, evitando una liberalizzazione che potrebbe danneggiare l'economia africana a solo vantaggio dei Paesi avanzati;

   quali altre iniziative i Ministri interpellati intendano attivare, con particolare riguardo al commercio dei prodotti agricoli con tali Paesi, al fine di garantire l'attuale sicurezza e qualità del comparto agroalimentare italiano.
(2-00068) «Elvira Savino, Rossello, Battilocchio, Pettarin, Ruggieri, Vietina».