• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1/00029    premesso che:     secondo l'Istat, nel 2017 le persone in povertà assoluta erano oltre 5 milioni (l'8,4 per cento della popolazione, in crescita rispetto al 7,9 per cento...



Atto Camera

Mozione 1-00029presentato daMAGI Riccardotesto diLunedì 30 luglio 2018, seduta n. 34

   La Camera,

   premesso che:

    secondo l'Istat, nel 2017 le persone in povertà assoluta erano oltre 5 milioni (l'8,4 per cento della popolazione, in crescita rispetto al 7,9 per cento del 2016 e al 7,6 del 2015), mentre quelle in povertà relativa erano quasi 9,4 milioni (il 15,6 per cento della popolazione, contro il 14 per cento dell'anno precedente e il 13,7 per cento della popolazione del 2015);

    ai fenomeni «classici» di povertà, associati a condizioni di disagio sociale e di disoccupazione, si sono aggiunti nuovi fenomeni determinati dalla crescita di lavoratori autonomi, intermittenti e sottoccupati, soprattutto giovani, che operano nella sharing economy e che spesso ricevono retribuzioni al di sotto della soglia di povertà;

    la quarta rivoluzione industriale metterà sempre più a rischio percentuali elevate di professioni a basso contenuto tecnologico non più richieste dal mercato del lavoro, determinando fenomeni di disoccupazione di lunghissima durata che non potranno essere ammortizzati dai tradizionali sostegni al reddito delle persone che hanno perso involontariamente il lavoro, che hanno normalmente una durata non superiore a due anni;

    con il reddito d'inclusione (Rei) è attualmente possibile raggiungere solo 900 mila persone in condizioni di povertà assoluta su un totale di oltre 5 milioni;

    il «reddito di cittadinanza» e la «pensione di cittadinanza», previsti nel «contratto per il governo del cambiamento» sottoscritto dall'attuale maggioranza, determinerebbero un costo aggiuntivo annuo superiore a 20 miliardi (oltre 40 secondo l'Inps), insostenibile per le finanze pubbliche e per i vincoli di bilancio, anche comunitari, aggravati dal debito;

    l'insostenibilità della spesa aggiuntiva per i due redditi di cittadinanza è stata confermata dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, che in audizione nella Commissione Finanze del Senato ha affermato che il costo della misura non può essere considerato addizionale ma in parte sostitutivo di altre misure. Il Ministro ha aggiunto che si deve quindi parlare di «costo differenziale» che dipenderà dal disegno specifico della norma che introdurrà il reddito di cittadinanza, che dovrà sostituire e trasformare strumenti di protezione sociale già esistenti;

    appare sempre più evidente, al netto della propaganda elettorale, che una misura capace di eliminare sostanzialmente la povertà assoluta attraverso l'introduzione di una misura universale e strutturale di reddito minimo d'inserimento rivolta a tutte le famiglie, anche se costituite da persone ritirate dal lavoro, è sostenibile solo attraverso una riforma complessiva di numerose misure di welfare che preveda l'eliminazione o la rimodulazione di alcune prestazioni esistenti e la loro sostituzione con nuove prestazioni fondate su princìpi di maggiore equità sociale, di corrispondenza ai bisogni reali e di migliore utilizzo delle risorse esistenti;

    la proposta di legge n. 671, contenente disposizioni per il contrasto della povertà e per la riforma delle prestazioni sociali, presentata il 29 maggio 2018, potrebbe essere la strada di avvio per un percorso di riforma per l'abolizione della povertà assoluta attraverso la sostituzione o l'eliminazione di prestazioni esistenti: di conseguenza, si autofinanzia sostanzialmente con le risorse esistenti, redistribuendole a favore delle fasce più povere e riducendo quelle rivolte alle fasce più abbienti;

    qualsiasi misura di sostegno al reddito per l'eliminazione della povertà assoluta è destinata a fallire, a costare oltre ogni ragionevole stima e a incentivare comportamenti di azzardo morale da parte dei beneficiari idonei al lavoro e non occupati, in assenza di un sistema di servizi per l'impiego pubblici e privati efficace, efficiente e con il personale adeguato, che sappia realizzare il progetto d'inclusione personalizzato, predisposto dall'ambito territoriale sociale, finalizzato al superamento della condizione di povertà, al reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale del nucleo familiare beneficiario. In assenza di queste condizioni strutturali e pregiudiziali, la previsione di sanzioni, come la revoca del beneficio per il mancato rispetto degli obblighi previsti dal progetto d'inclusione personalizzato, è puramente teorica e non realizzabile. Ogni riforma unitaria dei servizi per l'impiego che determini livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi uniformi nel territorio, al fine di attuare il reddito minimo d'inserimento e più in generale un efficace ricollocamento dei disoccupati attraverso politiche attive, è resa impraticabile dalla competenza concorrente in questa materia tra Stato e Regioni, determinata dal titolo V della Costituzione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per l'eliminazione della povertà assoluta attraverso l'istituzione di un reddito minimo d'inserimento universale pari alla differenza tra il valore della soglia di povertà assoluta relativo al nucleo familiare beneficiario e quello dell'indicatore della situazione reddituale ai fini Isee dello stesso nucleo familiare, non sostitutivo degli attuali sostegni al reddito delle persone che hanno perso involontariamente il lavoro, procedendo contemporaneamente a una completa revisione di altre prestazioni di welfare e prevedendo in particolare l'eliminazione di attuali misure che siano da ritenersi assorbite nel reddito minimo;

2) ad assumere le iniziative di competenza, con il coinvolgimento di tutte le forze parlamentari, per promuovere una riforma costituzionale limitata esclusivamente al titolo V della parte II della Costituzione, al fine di restituire allo Stato le competenze esclusive in materia di servizi per il lavoro, ferme restando le competenze attribuite alle regioni a statuto speciale e alle province autonome.
(1-00029) «Magi, Schullian, Fusacchia, Tabacci».