• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00030 (7-00030) «Labriola, Sisto, D'Attis».



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00030presentato daLABRIOLA Vincenzatesto diMartedì 24 luglio 2018, seduta n. 32

   La VIII Commissione,

   premesso che:

    da recenti notizie di stampa locale risulterebbe che tutta la filiera della produzione dei mitili a Taranto sarebbe interessata da attività illecite con l'effetto di produrre un elevato rischio per la salute dei consumatori in quanto verrebbero introdotte nel mercato regolare cozze nocive allevate e pescate in violazione della legge;

    è, purtroppo, notizia dei primi di giugno che i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale e i militari della capitaneria di porto-guardia costiera di Taranto, durante un'operazione investigativa nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto, abbiano sequestrato circa una tonnellata di cozze nere e denunciate otto persone per «produzione, detenzione e commercializzazione di cozze nocive illecitamente allevate nel 1° seno del Mar Piccolo»;

    in un comunicato degli stessi carabinieri si legge che l'operazione del 7 giugno 2018 sia stata eseguita «a seguito di una segnalazione pervenuta ai Carabinieri di Taranto inerente all'asserita ed illecita coltivazione e prelievo, dal 1° seno del Mar Piccolo, di cozze adulte pronte per la commercializzazione ed il consumo, anche dopo il 31 marzo, data entro cui, secondo l'apposita ordinanza regionale, debbono essere raccolti i mitili allo stato di “seme” per essere reimpiantati in acque non inquinate»;

    in data 1° dicembre 2017 il commissario straordinario per la bonifica di Taranto, intervenendo nella seduta consiliare monotematica tenutasi a Palazzo di Città, avrebbe comunicato i numeri delle attività abusive che operano nel comparto ittico tarantino dichiarando anche che ci sarebbero piccoli fondi, ma non sufficienti, per intervenire sul risanamento dell'area del Mar Piccolo e per regolarizzare gli operatori abusivi circa 1500 di cui solo 80 di essi avrebbero regolare licenza;

    a Taranto i mitilicoltori e i lavoratori del comparto che rispetterebbero le regole sarebbero penalizzati da un sistema illegale che dal 2011, anno in cui si scoprirono per la prima volta valori elevati di diossine e Pcb nei mitili, fino ad oggi non sarebbe stato ancora eliminato in forza del fatto che rappresenterebbe circa il 50 per cento del fatturato annuo dell'intero comparto ittico;

    oltre ai mitili anche i datteri, i ricci di mare e il novellame vengono pescati illegalmente e le tartarughe sono uccise durante la pesca di frodo;

    da notizie di stampa locale si apprende infatti che nel 2017 siano stati sequestrati dalla guardia costiera di Taranto, a più riprese, molti chili di datteri pescati di frodo. La pesca del dattero, oltre ad essere vietata in quanto specie protetta, è contrastata per i danni che causa all'ecosistema marino. Difatti, per prelevare i datteri è necessario frantumare la roccia in cui il bivalve vive nascosto, provocando incalcolabili danni ambientali ai fondali e alle zone costiere per il cui recupero sono necessari decenni;

    sempre dagli organi di stampa si evince anche che i militari della Guardia costiera della capitaneria di porto di Taranto e dell'ufficio locale marittimo di Maruggio lo scorso anno hanno sequestrato e rigettato in mare circa 7 mila esemplari di ricci di mare pescati abusivamente. I ricci sono una specie a rischio estinzione e sono fondamentali per il mantenimento dell'equilibrio ambientale dell'ecosistema marino, pertanto la legge prevede precisi limiti numerici (50 ricci a pescatore) per la loro pesca e senza uso di bombole o altre attrezzature sofisticate da parte dei pescatori;

    agli inizi del mese di marzo 2018, nell'ambito dell'attività di tutela delle risorse ittiche, gli agenti della guardia costiera di Policoro, impegnati in azioni di contrasto della pesca illegale del bianchetto (sardina allo stadio neonato, al di sotto della taglia minima consentita), avrebbero sorpreso alcuni pescatori intenti a praticare tale pesca mediante l'utilizzo di una particolare rete da pesca, cosiddetta sciabica, dotata di sacco terminale a maglie strettissime che rende impossibile la selettività delle specie ittiche che vi rimangono intrappolate, con conseguenti danni per le risorse biologiche marine;

    ad aprile 2018 una tartaruga Caretta di 25 anni è stata trovata morta sulle spiagge del Mar Piccolo, la quinta dal mese di ottobre 2017. Secondo il Wwf le tartarughe sono le vittime involontarie della pesca di frodo praticata in quelle acque;

    inoltre, con l'operazione «Poseydon», del 2 novembre 2016, organizzata su disposizione del giudice per indagini preliminari del tribunale di Taranto, e coordinata dalla locale procura della Repubblica, a seguito di articolate e complesse indagini, eseguite, a partire dal mese di luglio 2015, dalle Fiamme gialle e dalla capitaneria di porto di Taranto, sono state emanate quattordici ordinanze di custodia cautelare – cinque in carcere e nove ai domiciliari – nei confronti di soggetti, appartenenti a due gruppi criminali specializzati nella pesca di frodo mediante l'impiego di ordigni esplosivi, con l'accusa di aver commesso reati di illecita fabbricazione e detenzione di sostanze ed ordigni esplosivi, finalizzata alla pesca di frodo, nonché i nuovi «ecoreati », quali «inquinamento ambientale» e «disastro ambientale», per aver alterato l'equilibrio di un ecosistema ricco e complesso come il Mar Piccolo di Taranto e della sua biodiversità;

    il mar Piccolo di Taranto storicamente è stata sede di attività importanti per l'economia della città prima dell'insediamento del polo siderurgico dell'Ilva, quali la pesca e la mitilicoltura;

    il Mar Piccolo è una laguna costiera suddivisa in due seni di forma ellittica, in essa sfociano brevi corsi d'acqua, rifugio di numerose specie di uccelli acquatici, ed è alimentata soprattutto da sorgenti sottomarine di acqua dolce, i citri. Tali sorgenti oltre a regolare la temperatura delle acque dell'intero bacino, influenzano anche la salinità, che è di poco inferiore a quella del mare aperto. La peculiarità delle acque rendono il Mar Piccolo un ambiente che da sempre ha favorito lo sviluppo di un habitat privilegiato da flora e fauna, marina e terrestre, quale zona di riproduzione, accrescimento e rifugio di numerose specie animali e vegetali rendendolo particolarmente adatto all'allevamento di mitili, famosi in tutto il territorio nazionale per le loro particolari caratteristiche organolettiche, e di una sottospecie locale di ostriche, l’Ostrea edulis tarantina;

    purtroppo, sempre più spesso balzano agli onori della cronaca notizie di illeciti legati sia alla pesca, all'allevamento sia alla commercializzazione dei frutti di mare in esso riprodotti e o allevati;

    secondo l'ultimo Rapporto ecomafia 2018 di Legambiente, presentato nei giorni scorsi, nel nostro Paese sono stati effettuati nel 2017 tantissimi arresti per crimini contro l'ambiente: si parla infatti di 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali il 139,5 per cento in più rispetto al 2016;

    come emergerebbe dai dati forniti dal Ministero della giustizia sono 158 arresti, per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell'anno precedente;

    dal rapporto si evince anche che nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso sarebbe stato verbalizzato il 44 per cento del totale nazionale di infrazioni. La Campania sarebbe la regione in cui si registra il maggior numero di illeciti ambientali (4.382 che rappresentano il 14,6 del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684);

    sarebbero, inoltre, più di 6 mila le persone denunciate per reati contro la biodiversità, quasi 17 al giorno, nel 2017 e 7 mila le infrazioni (19 al giorno +18 per cento rispetto al 2016). Le specie più a rischio sarebbero lupi, aquile, pettirossi, tonni rossi, pesci spada e così via. Le regioni a tradizionale presenza mafiosa totalizzerebbero il 43 per cento dei reati con in testa la Sicilia per numero di illeciti (1.177 pari al 16,8 per cento del totale nazionale), seguita dalla Puglia (946 reati), dal Lazio (727) e dalla Liguria (569), prima della Calabria (496) e della Campania (430);

    a ciò si aggiunga la troppo frequente «cattura» più o meno involontaria di esemplari di fauna anche tutelata o pregiata, che sono loro malgrado vittime della pesca commerciale o di frodo. Peraltro, la mortalità indotta dall'interazione con gli attrezzi da pesca è ritenuta essere la principale minaccia per la sopravvivenza delle popolazioni delle stesse tartarughe marine;

    i dati sono seriamente allarmanti se valutati su scala nazionale ma maggiormente evidenti se riportati alla specifica area costiera tarantina e del Mar Piccolo. È opportuno un attento esame da parte di tutti gli attori coinvolti ed è altrettanto urgente e necessariamente un serrato lavoro sia da parte dell'Ispra e dell'Arpa regionale, ma anche e soprattutto, un raccordo maggiore tra le inchieste e le operazioni a difesa del territorio portate avanti dalle diverse forze dell'ordine per preservare tratti di spiaggia ed ecosistemi così particolari,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per avviare un processo di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali e altro) in ordine alle misure di cui alla legge n. 68 del 22 maggio 2015 al fine di migliorare la lotta contro gli illeciti ambientali;

    ad adottare iniziative per istituire, di concerto con gli enti nazionali e territoriali interessati, un tavolo tecnico operativo che coordini una task force, costituita da un pool di agenti appartenenti sia ai comparti di terra che di mare (capitaneria di porto, finanza, carabinieri e polizia municipale), con il supporto dell'Arpa regionale, con il compito di contrastare gli illeciti perpetrati a danno della pesca ed in particolare dei mitili, dei datteri, dei ricci di mare e delle ostriche locali e di controllare e prevenire la pesca abusiva sia nell'area del Mar Piccolo che su tutta la costa marina dell'area di Taranto;

    ad adottare iniziative per prevedere che il tavolo tecnico presenti trimestralmente una relazione ai Ministeri competenti e alle Commissioni parlamentari competenti per materia, circa l'organizzazione delle forze impegnate nelle operazioni di controllo nella suddetta area, e i dati relativi alle operazioni programmate e concluse nella lotta alla pesca illegale, e riguardo ai reati contro la biodiversità e alle altre illegalità;

    ad adottare le opportune iniziative di competenza per il potenziamento degli organici delle forze di pubblica sicurezza impegnate contro la lotta alla pesca il frodo oltre che per fornire, potenziare, integrare e modernizzare mezzi e strumenti necessari allo scopo;

    ad adottare iniziative, in collaborazione con gli enti territoriali interessati, al fine di implementare il controllo del litorale alto ionico della provincia di Taranto e il monitoraggio continuo delle attività di pesca, con particolare attenzione verso la pesca a strascico nelle zone vietate che deturpa il patrimonio biologico, al fine di contrastare le attività illegali e comunque di garantire una efficace salvaguardia della fauna ittica e in particolare quella protetta;

    ad adottare iniziative, di concerto con gli enti territoriali, al fine di prevedere una zona/luogo prospiciente al mare dove creare sinergicamente, con la task force, un centro di soccorso e recupero, anche con finalità didattiche, a tutela della fauna marina, anche attraverso l'utilizzo di un'idonea imbarcazione appositamente predisposta alle suddette finalità.
(7-00030) «Labriola, Sisto, D'Attis».