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Atto a cui si riferisce:
S.1/00023 premesso che l'olivicoltura è uno dei comparti più rilevanti del sistema agricolo italiano, in particolare della Puglia, con un peso di circa il 12 per cento del valore complessivo della...



Atto Senato

Mozione 1-00023 presentata da CARLO MARTELLI
martedì 17 luglio 2018, seduta n.022

MARTELLI, BUCCARELLA, DE PETRIS, SERAFINI, MASINI, CONZATTI, TESTOR, BALBONI, NUGNES - Il Senato,

premesso che

l'olivicoltura è uno dei comparti più rilevanti del sistema agricolo italiano, in particolare della Puglia, con un peso di circa il 12 per cento del valore complessivo della produzione agricola della regione e del 30 per cento del valore della produzione olivicola italiana;

la superficie regionale interessata è di circa 375.000 ettari, con circa 270.000 imprese coinvolte;

la coltivazione dell'olivo nella forma ad albero senza turno colturale (cioè senza sostituzione periodica e programmata delle piante) rappresenta ormai un fattore caratterizzante e stabile del paesaggio da molti secoli. Inoltre, questo tipo di coltivazione ha permesso e permette tuttora di ottimizzare l'utilizzo della risorsa idrica e il risparmio idrico (impedendo l'evaporazione dell'acqua dal terreno) in un contesto di scarsa disponibilità;

la presenza di milioni di piante di olivo plurisecolari appartenenti a diverse cultivar ha permesso l'ottimizzazione dell'uso della risorsa idrica e la scarsa necessità di interventi di arricchimento del terreno. Per contro, in particolare nel Salento, l'olivicoltura ha subito l'esposizione pluridecennale all'uso di sostanze chimiche impiegate nei trattamenti erbicidi e insetticidi soprattutto;

l'uso di sostanze chimiche, in molti casi indiscriminato e ingiustificato, determina una diminuzione della biomassa vivente all'interno del terreno (soprattutto la componente microbica) con conseguente compromissione della biocenosi e indebolimento delle piante;

considerato che:

con comunicato n. 3356 del 4 aprile 2018 la Regione Puglia ha di fatto sancito che non sussiste alcuna "epidemia di Xylella", in quanto solo l'1 per cento delle piante risulta ospitare il batterio, dato ricavato da ben 325.000 campionamenti. L'assessore per l'agricoltura della Regione Puglia Leonardo Di Gioia dichiara contestualmente che il servizio fitosanitario funziona e che "non esiste alcun boom di casi Xylella, come dimostrano i dati";

le pubblicazioni scientifiche disponibili e recenti stabiliscono che: 1) non è possibile stabilire se la Xylella fastidiosa sia o meno l'agente causale del disseccamento delle piante di olivo (Krugner e altri, 2014); 2) il disseccamento rapido dell'olivo può essere associato a differenti specie di funghi patogeni (Nigro et al., 2013; Carlucci et al., 2013, 2015; Giannozzi, 2013, Commissione europea 2014); 3) i sintomi della malattia potrebbero non essere attribuiti alla Xylella fastidiosa: nei test di patogenicità condotti in serra, così come a seguito di inoculazione artificiale di Xylella fastidiosa in olivi sani, si è avuta infatti trasmissione dell'infezione agli alberi, senza produzione dei sintomi del disseccamento (Krugner e altri, 2014); 4) non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l'indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia e nel Sud dell'Italia, quindi per ottenere un'evidenza scientifica che porti alla soluzione del problema è necessario un maggior studio della biologia dei patogeni coinvolti nel disseccamento rapido, accanto a una buona analisi dell'influenza dei fattori pedoclimatici sulla malattia (EFSA);

il diserbo previsto ha pesanti conseguenze sulla popolazione di insetti impollinatori, che vedranno drasticamente ridotte le fonti di nutrimento, con gravi conseguenze nella successiva impollinazione degli alberi fruttiferi e con impatti negativi sulla produzione di pesco, albicocco, susino, ciliegio, mandorlo, pero, solo per citarne alcuni;

l'obbligo del trattamento insetticida con Acetamiprid e Imidacloprid in un'area così estesa, che va da Santa Maria di Leuca (Lecce) fino alla provincia di Bari, causerebbe la morte degli insetti impollinatori e in particolare di api e bombi. L'aspetto ancora più grave ed allarmante è che queste due molecole appartengono alla classe dei neonicotinoidi, essendo quindi dei potenti neurotossici, soprattutto nei confronti dei bambini (conclusioni EFSA 2013);

i neonicotinoidi sono stati vietati nell'aprile 2018 dal Consiglio europeo per salvaguardare l'ambiente e la salute umana. Recentemente (giugno 2018) la Commissione europea, a seguito di un'interrogazione (E-002529-18) dell'europarlamentare Paolucci (Liberi e Uguali, S&D), ha confermato che l'uso di tali pesticidi chimici è vietato in Puglia, in contrasto con quanto disposto dal decreto ministeriale n. 4999 13 febbraio 2018;

l'acetamiprid è neurotossico e, nei mammiferi, ha conseguenze biologiche negative su fegato, reni, tiroide, testicoli e sistema immunitario. Crescenti evidenze sperimentali dimostrano le potenzialità di interferenza endocrina, embriotossicità, neurotossicità, immunotossicità, epatotossicità e tossicità spermatica dei pesticidi in generale e dei neonicotinoidi (acetamiprid compreso) in particolare. Studi condotti su modelli animali (mammiferi) suggeriscono come queste proprietà negative potrebbero esprimersi anche per assunzione cronica di concentrazioni alimentari inferiori alla dose di riferimento indicata da EFSA. Tali concentrazioni, anche se molto basse, sono facilmente raggiungibili soprattutto nei bambini (i soggetti con il più elevato livello di rischio);

numerosi esperimenti scientifici ed empirici condotti in Salento (fra cui diverse tra le 27 ricerche finanziate nel 2016 dalla Regione Puglia, oltre a Xiloyannis, 2015, e la recente pubblicazione scientifica di Scortichini e altri, 2018) hanno dimostrato che è possibile contrastare e curare i sintomi del disseccamento rapido e come le piante di olivo siano tornate a germogliare e produrre attraverso misure di controllo biologico dei patogeni fungini e apporto di sostanza organica nei terreni;

la perizia effettuata su incarico della procura di Lecce da Giuseppe Surico, patologo vegetale, e Francesco Ranaldi, biochimico, entrambi dell'università di Firenze, conferma la presenza di Xylella fastidiosa subspecie pauca, ceppo CoDiRO (ceppo identificato dai ricercatori di Bari nel 2013). Tuttavia, tra le conclusioni viene posto in evidenza come sia da verificare se in Puglia siano presenti popolazioni di Xylella diverse fra loro anche antecedentemente all'epidemia di CoDiRO;

in analoghe situazioni, ogni tentativo di eradicazione del batterio mediante eliminazione delle piante ospiti e dell'insetto vettore si è rivelato inefficace (come per la malattia di Pierce sulla vite in California);

le modalità obbligatorie predisposte dal decreto ministeriale n. 4999 del 2018 per affrontare il disseccamento mettono in pericolo la produzione e il mercato biologico della Puglia (già ora si registrano numerosi problemi rispetto ai dubbi sull'acquisto di prodotti provenienti dalla regione). D'altro canto, il modello agroindustriale convenzionale che si profila all'orizzonte, con particolare riferimento a quello intensivo e superintensivo, non è tranquillizzante perché foriero di ulteriori problemi sul piano ecologico, sanitario e dell'economia locale, a causa dell'intensificazione del ciclo produttivo, dell'impiego massiccio di irrigazione, concimi minerali, prodotti fitosanitari, varietà brevettate, nonché della meccanizzazione spinta con l'espulsione dei contadini;

considerando che, nelle province interessate dal fenomeno del disseccamento (Lecce e, solo in parte, Brindisi e Taranto), gli appezzamenti sono mediamente inferiori a 4 ettari, è evidente che i contadini, non avendo la capacità economica né di accesso al credito per effettuare gli investimenti necessari a una conversione colturale di tale portata, sarebbero costretti a vendere le proprie terre a chi ha la capacità o l'accesso ai finanziamenti per sostenere gli investimenti, aprendo le porte a un nuovo fenomeno di concentrazione terriera e produttiva che spazzerebbe via l'economia locale e diffusa a favore di un'economia globale e concentrata nelle mani di pochi;

la scelta di sostituzione di cultivar tradizionali e ulivi secolari con specie brevettate e impianti intensivi e superintensivi non è neutrale, ma riguarda il futuro dell'economia (oltre che della salute) del territorio. Pertanto sarebbe opportuno da parte del Governo considerare questo nodo come di fondamentale importanza per tutta l'olivicoltura, tanto da dover coinvolgere l'intero comparto olivicolo, dai piccoli produttori (che sono la maggioranza), a quelli che operano su grandi estensioni, favorendo la consapevolezza e la condivisione sul modello di sviluppo economico che si vuole intraprendere evitando di stravolgere interi territori, spesso fragili, non ultimo interessati da vincoli di natura idrogeologica, paesaggistica e talvolta anche archeologica;

la Corte di giustizia della Unione europea, sez. 1ª, il 9 giugno 2016, nella sentenza cause riunite C-78/16, C-79/16, "Misure per impedire la diffusione della Xylella fastidiosa", richiamando l'art. 6, par. 2, lett. a), della decisione di esecuzione 2015/789, dispone che "nel caso in cui nuovi elementi modifichino la percezione di un rischio o mostrino che tale rischio può essere circoscritto mediante misure meno gravose di quelle esistenti, spetta alle istituzioni, e in particolare alla Commissione, che ha il potere d'iniziativa, provvedere all'adeguamento della normativa ai nuovi dati (sentenza del 12 gennaio 2006, Agrarproduktion Staebelow, C?504/04, EU: C:2006:30, punto 40)",

impegna il Governo:

1) ad abrogare nel più breve tempo possibile il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 13 febbraio 2018, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 2018, recante "Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella fastidiosa (Well et al.) nel territorio della Repubblica italiana";

2) a bloccare in via prioritaria l'utilizzo di Acetamiprid e Imidacloprid sospendendo eventuali trattamenti già in corso in quanto presidi fitosanitari provatamente neurotossici;

3) a bloccare in via prioritaria l'utilizzo di Azadiractina in quanto inefficace verso l'insetto vettore;

4) a comunicare alla Commissione europea le nuove evidenze scientifiche alla luce dei risultati delle sperimentazioni finanziate dalla Regione Puglia e condotte in Salento.

(1-00023)