Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00019 premesso che:
la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), e successive modificazioni e integrazioni, al comma 180 dell'articolo unico, prevede in capo alle Regioni in...
Atto Senato
Mozione 1-00019 presentata da MARCO SICLARI
martedì 19 giugno 2018, seduta n.012
SICLARI, AIMI, DE SIANO, CESARO, GIRO, MASINI, RIZZOTTI, LONARDO, FLORIS, SERAFINI, TESTOR, VITALI, CONZATTI, PAGANO, MALLEGNI, BERARDI, DAMIANI, MANGIALAVORI - Il Senato,
premesso che:
la legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria per il 2005), e successive modificazioni e integrazioni, al comma 180 dell'articolo unico, prevede in capo alle Regioni in squilibrio economico la necessità di procedere ad una ricognizione delle cause che lo determinano ed all'elaborazione di un programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario regionale, di durata non superiore al triennio;
l'articolo 22, comma 4, del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, attesa la straordinaria necessità ed urgenza di tutelare, ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione, l'erogazione delle prestazioni sanitarie comprese nei livelli essenziali di assistenza e di assicurare il risanamento, il riequilibrio economico-finanziario e la riorganizzazione del sistema sanitario regionale della regione Calabria, anche sotto il profilo amministrativo e contabile, tenuto conto dei risultati delle verifiche del comitato e del tavolo di cui agli articoli 9 e 12 dell'intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 105 del 7 maggio 2005, ha demandato alla Regione la predisposizione di un piano di rientro, contenente misure di riorganizzazione e riqualificazione del Servizio sanitario regionale, da sottoscriversi con accordo stipulato tra i Ministri della salute e dell'economia e delle finanze e la singola Regione;
il piano di rientro è stato approvato con delibera di Giunta regionale n. 845 del 16 dicembre 2009 ad integrazione e modifica del documento adottato in precedenza dalla medesima Regione con delibere n. 585 del 10 settembre 2009 e n. 752 del 18 novembre 2009;
con deliberazione del Consiglio dei ministri adottata nella seduta del 30 luglio 2010, il presidente pro tempore della Regione Calabria è stato nominato commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007;
le Regioni attualmente sottoposte al piano di rientro dal deficit sono: Piemonte, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia;
le Regioni inserite nel piano di rientro hanno dovuto adottare un blocco del turnover del personale, che impatta chiaramente sulla disponibilità numerica e sull'età media del personale;
inoltre, le stesse sono chiamate a ristrutturare la loro rete ospedaliera, con riduzione di posti letto e chiusura di alcuni presidi, prevedendone la successiva riconversione in strutture territoriali, che tuttavia fanno ancora fatica a essere organizzate;
giova evidenziare che mancano investimenti concreti sull'assistenza domiciliare integrata; in molte Regioni del Centro-sud, come Calabria, Campania e Molise, infatti, la percentuale di persone sopra i 65 anni, che necessiterebbero di un'assistenza domiciliare e che ne usufruiscono, è ben al di sotto della media rispetto agli standard;
i reparti di ostetricia e nido sono stati oggetto di più incisive misure di razionalizzazione della rete ospedaliera, con la chiusura o l'accorpamento dei punti nascita e con conseguente minore operatività;
secondo il rapporto Eurispes 2017, più della metà degli italiani (il 54,3 per cento) non è soddisfatta della sanità; al Sud, in particolare, il 73,6 per cento dei cittadini non approva il Sistema sanitario nazionale;
l'articolo 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività;
in questi ultimi anni, il Sistema sanitario nazionale è stato oggetto di numerosi interventi di contenimento ed efficientamento della spesa, ma non è riuscito a porre la giusta attenzione all'esigenza di rinnovamento che i nuovi bisogni di salute dei cittadini e le trasformazioni della medicina richiedono. In particolare negli anni recenti, l'imposizione del rispetto dei vincoli di finanza pubblica e dei budget ha messo in crisi il sistema che è entrato in una fase di profonda sofferenza e di crisi strutturale;
sovente la sanità pubblica è percepita come un settore di spesa, con costi elevati, bassi livelli di produttività e diffuse inefficienze, oltre che con scarso ritorno per l'economia. Al contrario, tale settore dovrebbe essere considerato in grado di fornire un grande contributo non solo al benessere delle persone, ma anche all'economia e alla crescita, data la sua importanza come fonte di occupazione e di reddito, la sua ampia diffusione su tutto il territorio, il suo ruolo fondamentale nel mantenimento di una forza lavoro in buona salute, la sua capacità di migliorare il livello di salute delle future generazioni, nonché in quanto importante ambito di ricerca scientifica e innovazione tecnologica;
dal "Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità" della 12ª Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato del 10 gennaio 2018, emerge che la sanità sta pagando un pesante contributo alle politiche di contenimento dei costi messe in atto dai Governi succedutisi fino ad oggi, attraverso manovre di particolare entità per il Servizio sanitario nazionale, che, se da un lato hanno favorito una razionalizzazione del sistema, dall'altro stanno mettendo a dura prova i bisogni dei cittadini;
come si legge nelle conclusioni dell'indagine "le restrizioni imposte alla sanità pubblica, in particolare nelle regioni sotto Piano di Rientro, hanno contribuito, dal 2010 ad oggi, a contenere in modo significativo la spesa sanitaria in rapporto al Pil, ma stanno producendo effetti preoccupanti in termini di funzionamento dei servizi e di assistenza erogata ai cittadini, alimentando importanti diseguaglianze all'interno di un sistema che, al contrario, dovrebbe rispondere ai principi di equità. La Commissione ritiene che la tutela della salute debba ritornare a pieno titolo a far parte dell'agenda delle priorità dei governi (nazionale e regionale), debba essere riconosciuto il contributo della sanità allo sviluppo economico e umano della popolazione e debba essere avviato un percorso di progressivo riallineamento del rapporto spesa sanitaria pubblica / Pil alla media europea in modo da rinvigorire il Ssn, strutturare il personale e rispondere ai bisogni della popolazione dopo anni di commissariamenti e tagli, occorre ripristinare il giusto trattamento sanitario nei confronti dei cittadini",
impegna il Governo:
1) a prevedere, nelle Regioni attualmente commissariate per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, oggetto da anni di tagli alla spesa sanitaria, l'adozione di iniziative finalizzate alla ripresa delle politiche di sostegno e investimento sulla salute, senza la quale l'impegno degli operatori si svilisce, la fiducia nel sistema si affievolisce e la tutela della salute si riduce;
2) a promuovere un sistema organico di strumenti di governance per l'uniformità degli standard e la completezza dell'offerta sanitaria all'interno del Paese nei diversi aspetti dell'accesso, della qualità dell'offerta, degli oneri a carico dei cittadini e degli esiti in termini di salute;
3) a rivedere la disciplina del commissariamento prevedendo un tempo certo ed in ogni caso "determinato" della sua durata, entro il quale si lavorerà per pervenire all'attuazione del piano di rientro, garantendo il rispetto dei criteri di qualità dell'assistenza sanitaria erogata nei vari ambiti regionali ed oltre il quale l'ordinaria e la straordinaria gestione della spesa sanitaria sarà direttamente a carico del Ministero della salute.
(1-00019)