• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00210 TESTOR, SERAFINI - Ai Ministri dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'economia e delle finanze - Premesso che: la presenza di bande musicali in Italia è stimata in...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00210 presentata da ELENA TESTOR
martedì 12 giugno 2018, seduta n.010

TESTOR, SERAFINI - Ai Ministri dei beni e delle attività culturali e del turismo e dell'economia e delle finanze - Premesso che:

la presenza di bande musicali in Italia è stimata in circa 6.000 gruppi e in media un organico strumentale è formato da 30 elementi, il che vuol dire circa 180.000 strumentisti;

se a tali gruppi si aggiungono in media 20 allievi, si contano circa 120.000 allievi. Si parla quindi di 300.000 strumentisti amatoriali, ai quali si aggiungono collaboratori, simpatizzanti, famiglie e amici;

la formazione inizia dalle fasce scolari tramite la propedeutica musicale, con propri corsi interni, ma anche tramite l'intervento di propri esperti di propedeutica all'interno della scuola primaria con appositi progetti spesso autofinanziati dalle bande stesse. Segue la formazione strumentale e musicale con corsi interni alle associazioni bandistiche, rivolti a tutte le fasce d'età dagli 8 agli 80 anni, e ciò per avere sempre un ricambio generazionale all'interno del gruppo banda. Anche la formazione degli insegnanti e dei direttori è a carico delle bande; essa infatti non è vista come una spesa ma come un investimento per il futuro;

in modo autonomo o consorziato anche attraverso le federazioni bandistiche, le bande realizzano appositi corsi che permettono di uscire dalla rigida struttura conservatoriale italiana, consentendo di sperimentare metodi e tecniche proprie di altri Paesi favorendo confronti con esperti provenienti da tutto il mondo;

la natura stessa della banda permette l'interazione tra generazioni, favorendo l'interscambio di esperienze e rapporti umani tra giovani, adulti ed anziani, senza distinzioni di genere. La musica, inoltre, favorisce tutta una serie di stimoli: studi e ricerche svolte anche a livello mondiale, infatti, dimostrano i suoi benefici su portatori di disturbi specifici, e per questo è sempre più diffuso l'utilizzo della musicoterapia per favorire progressi fisici, psichici e motori, in particolare di soggetti "a rischio" e persone affette da depressione;

la musica resta un linguaggio universale fondamentale e utile anche per l'integrazione di giovani stranieri e conseguentemente delle loro famiglie. Con la sua costante opera la banda favorisce la conoscenza del "linguaggio musicale", dei vari stili e della crescita culturale del singolo componente, formando, di fatto, un potenziale pubblico consapevole, istruito e non passivo. Essa contribuisce anche alla divulgazione culturale presso la cittadinanza in modo gratuito, offrendo il frutto del proprio lavoro sotto forma di concerto, in modo capillare su tutto il territorio nazionale;

nei piccoli centri la banda diventa un "presidio culturale territoriale": essa solennizza tutti gli appuntamenti importanti della vita di una comunità. Si calcola che ogni gruppo svolge almeno 8-9 interventi all'anno, quindi si giunge ad una cifra variabile da 48.000 a 54.000 manifestazioni, da sommare ai circa 22.000 concerti. I numeri, quindi, dicono che per la collettività si svolgono dalle 70.000 alle 76.000 manifestazioni all'anno;

la sopravvivenza della banda musicale in Italia, inquadrata come "associazione legalmente costituita non riconosciuta", è a rischio. Infatti, i soci allievi delle bande, a differenza di quanto avviene per associazioni sportive dilettantistiche, non possono detrarre dalla dichiarazione dei redditi i contributi che versano per i corsi di formazione e i sostenitori non possono dedurre dal reddito le erogazioni liberali nei loro confronti, a differenza di altre realtà;

l'unica agevolazione prevista per le bande musicali è contenuta nell'art. 67, comma 1, lettera m), del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, e successive modificazioni e integrazioni, che permette di usufruire della collaborazione di direttori artistici e collaboratori tecnici con un tetto esentasse di 10.000 euro annui, ma che in realtà si sta tentando, a vari livelli, di eliminare, con conseguente aggravio delle spese di gestione e, quindi, con il grave rischio di chiusura delle bande. Basti pensare che un medio strumento musicale da acquistare costa in media sui 1.500 euro (clarinetto 1.000, trombone 1.800, oboe 2.500, fagotto 4-5.000 euro, timpani 5.000, eccetera): rispetto a un bilancio economico annuo di 20.000 euro (media italiana) e a alla mole di attività svolte si capisce immediatamente quanto il volontariato sia la sola risorsa che permette alle bande di andare avanti;

dalla riforma del terzo settore, di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017, ci si aspettava una semplificazione, considerata la marea di norme esistenti, e, per logica, che si potesse accomunare le bande musicali a realtà già esistenti quali le associazioni sportive dilettantistiche. Così non è stato. Entro dicembre 2018 le associazioni bandistiche dovranno decidere se iscriversi al registro degli enti del terzo settore e diventare APS (associazioni di promozione sociale) con l'attivazione di una serie di incombenze, sicuramente troppe per chi svolge tale attività non per professione ma nel tempo libero e non avendo risorse economiche per pagare dei professionisti che le svolgano in sua vece. Inoltre, esse perderebbero il regime agevolato ex legge n. 398 del 1991, diritto che però viene mantenuto per le associazioni sportive dilettantistiche. Non potrebbero più utilizzare l'art. 67, comma 1, lettera m), del testo unico delle imposte sui redditi per l'attività formativa (propedeutica musicale, scuola per banda, eccetera) e quindi i costi di gestione aumenterebbero almeno del 50 per cento,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo, ciascuno per la propria competenza, non ritengano di predisporre le misure necessarie per permettere alle bande musicali italiane di continuare la loro attività formativa, equiparando lo status di "banda musicale" a quello delle associazioni sportive dilettantistiche, delegando alle Regioni e Province autonome il compito di istituire un albo per il riconoscimento delle bande stesse.

(4-00210)